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Nicolosi, in provincia di Catania, sorge alle pendici dell’Etna. Si trova a sud del grande vulcano, tra vari coni piroclastici, come i Monti Rossi e la collina di Mompileri. Per la sua strategica posizione, tra mare e montagna, rappresenta storicamente la Porta dell’Etna. Il suo nome deriva probabilmente dal monastero benedettino di San Nicolò, che sorse nel 1359. Prima, sullo stesso luogo vi era già un hospitalem per monaci infermi.

La Storia di Nicolosi

Prima della conquista normanna, il territorio era occupato da boschi. Ruggero I fece una suddivisione in feudi, affidandoli ai soldati, alla chiesa e all’ordine dei Benedettini. Così, nel 1092, Catania e i territori etnei finirono all’abate bretone Angerio da Sant’Eufemia. Le pendici dell’Etna cominciarono a popolarsi di tanti monasteri, come quello di Santa Maria la Scala, di Santa Maria di Novaluce, di San Leone di Pannacchio, di Santa Maria di Licodia e di Santa Maria di Maniace.

Questa situazione rimase tale fino al 25 luglio del 1359, quando – siamo ormai sotto la dominazione spagnola – Marziale, vescovo di Catania, con un documento denominato “Privilegio di Marziale” stabilì ciò che era stata volontà di Federico II d’Aragona e cioè che, presso la sede dell’Hospitalem di San Nicolò, si costruisse un vero e proprio monastero, dipendente anch’esso, come quello di San Leone, da Santa Maria di Licodia.

Benché già prima di tale data attorno all’ospizio si fossero insediate famiglie di pastori e di contadini, esse non costituivano ancora un vero casale. Dopo la sua costruzione, il monastero divenne a poco a poco prospero, ricco e importante così da superare quello da cui dipendeva e da diventare esso stesso sede abbaziale. Con questa trasformazione si rese necessaria una concentrazione stabile di personale. Le prime case si svilupparono quindi attorno al monastero: il borgo si divideva in tre quartieri; il meridionale denominato la Guardia, il settentrionale o del Piano e il centrale o della Chiesa.

Grazie al prestigio dei monaci benedettini, nonostante le frequenti traversie legate alla vicinanza del vulcano che frequentemente minacciava e devastava il paese con eruzioni e terremoti, sono documentate visite di personaggi illustri. Nel marzo del 1536 ci fu una violenta eruzione, che distrusse parte delle campagne di Nicolosi e di Mompilieri. La lava seppellì il monastero di San Leone e le fertilissime terre vicine. Del monastero oggi non è rimasto altro che il ricordo del nome, tramandatosi nel tempo, e che fa chiamare quelle contrade terre di Santu Liu.

Anche il monastero di San Nicolò fu danneggiato. Le eruzioni del 1536 e del 1537 ed il successivo terremoto del 1542, oltre che continui attacchi di briganti[15], spinsero i monaci di San Nicolò ad abbandonare il monastero. Nel 1558 ottennero dai loro superiori di Montecassino il permesso di costruire un loro monastero a Catania e quello di Nicolosi fu abbandonato.

Nel 1601 Nicolosi ottenne comunque la dignità sacramentale e quindi l’autonomia nella sfera spirituale da Mompilieri. Gli abitanti nel frattempo avevano ricostruito l’abitato in una zona più bassa, dove fu anche edificata la prima chiesa madre dedicata all’Immacolata, che fu successivamente sepolta dalle sabbie eruttive dell’eruzione dell’Etna del 1669 ed oggi si trova sotto gli edifici all’incrocio tra via Martiri d’Ungheria e via Catania.

Nel 1812 il Regno di Napoli dichiarò decaduto il regime feudale. Iniziava un secolo di grandi innovazioni anche per Nicolosi. Mario Gemmellaro, uno dei figli più illustri della piccola comunità, promosse ad inizio secolo una serie di opere pubbliche (nuove vie campestri, piazze, cisterne e l’installazione di un sistema di parafulmini sulle cime montuose che circondano la cittadina) e l’istruzione, introducendo nel 1821 le scuole lancasteriane prima che fossero istituite a Catania.

Lo stretto legame tra il paese ed il vulcano che lo domina spiega il motto che troviamo contornato da ramoscelli di ginestra, il primo fiore della lava, sullo stemma ed il gonfalone municipale comunale: “Subridens Ocellus Civitas Fervido Montis Igne Facta” (“Cittadina resa dal fervido fuoco del monte una gemma splendente”).

Cosa vedere a Nicolosi

  • Monastero di San Nicolò l’Arena
  • Chiesa Madre, intitolata allo Spirito Santo
  • Chiesa di Santa Maria delle Grazie
  • Chiesa del Carmelo
  • Chiesa di San Giuseppe
  • Museo della civiltà contadina
  • Ovviamente l’Etna!

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