Non mise mai piede a Sala d'Ercole, ma vinse un ricorso, e per questo, ora, alla sua vedova spetta un vitalizio di oltre 1.000 euro al mese. La storia di Franco Bisignano, da poco defunto, è stata raccontata sulle pagine dell'edizione palermitana di Repubblica, ed ha riaperto il dibattito sui vitalizi infiniti dell'Assemblea Regionale Siciliana.
Tutto ebbe inizio nel 1976, quando si candidò nel collegio di Messina, come esponente del Movimento Sociale. Sfiorò il seggio e arrivò secondo, dopo Antonino Fede, che si iscrisse a pieno titolo (con i suoi 14.500 voti) fra i deputati dell'ottava legislatura. Bisignano contestò all'avversario di non avere la residenza in Sicilia e presentò una serie di ricorsi, ma nel frattempo Fede rimase regolarmente all'Ars cinque anni.
La battaglia di Bisignano si concluse nel 1996, quando il tribunale si pronunciò a suo favore. Intanto, però, la legislatura da lui inseguita si era conclusa da 15 anni e, in quell'arco di tempo, era stato pagato l'onorevole Fede (che, stando all'ultimo verdetto, non avrebbe mai dovuto prendere posto nei banchi del Parlamento siciliano).
Per Bisignano, nonostante tutto, nel 1996 arrivarono liquidazione e vitalizio, con un assegno mensile da 3 milioni di lire, diventati 1.800 euro, preso in anticipo rispetto all'età pensionabile, poiché gli venne riconosciuta l'inabilità al lavoro. L'"onorevole fantasma" (come è stato definito sulle pagine di Repubblica) non entrò mai in aula.
In base al regolamento dell'Ars, dopo la scomparsa di un deputato il diritto al vitalizio passa al conuige: questo significa che l'Assemblea Regionale Siciliana eroga adesso un assegno mensile da oltre 1.000 euro per la moglie di Bisignano.