Cultura&Territorio (di Silvio D’Auria) – Ci sono comuni in provincia di Agrigento che offrono ai suoi visitatori siti di grande interesse storico-culturale e iniziative di arte contemporanea a cielo aperto. Non sempre conosciuti come meriterebbero.
Parte da Racalmuto il nostro viaggio alla scoperta della provincia agrigentina. Nei pressi del paese natio dello scrittore Leonardo Sciascia si erge il “Calatsudemi”, un grande affioramento roccioso di natura calcarea, lungo circa settanta metri e alto trenta, quanto un palazzo di sette piani, nel mezzo di un vasto territorio agricolo. Un insediamento rupestre fortificato detto “a Petra” (la Pietra), la cui datazione appare problematica, come spesso accade nei monumenti rupestri ed ipogeici. “A Petra” è scavata su quattro livelli comunicanti tra loro con scale e corridoi, dotata di vari ambienti di cui alcuni con funzione abitativa, altri invece utilizzati come magazzini o cisterne. Questo suggestivo monumento della natura si trova sulla strada che congiunge Aragona a Grotte.
Altro sito è la Riserva Naturale di “Macalube”, gestito da Legambiente Sicilia, ad Aragona. Adesso chiuso perché posto sotto sequestro dopo la tragedia della morte di due bambini di Joppolo Giancaxio., il 27 settembre scorso. Il sito presenta una landa brulla dal colore bianco-grigiastro da cui sorgono i “vulcanelli” che conferiscono al sito lʼaspetto di un paesaggio tipicamente lunare. Uno strano fenomeno geologico, chiamato “vulcanismo sedimentario” che si manifesta in presenza di gas (nel caso specifico metano) al di sotto di terreni argillosi. Le bolle si formano con la fuoriuscita del gas, piccole emissioni che danno lʼimpressione di un placido borbottio. Di tanto in tanto i gas si accumulano dando luogo ad eruzioni esplosive accompagnate da boati e da espulsioni di materiale argilloso misto a gas e acqua.
Molte sono le leggende nate dalla fantasia popolare “sullʼOcchiu di li Maccalubbi”. Pare che lì sorgesse una città che, a causa di unʼoffesa fatta dai suoi abitanti alla divinità che abitava la collina, fu ingoiata dalle viscere della terra, lasciando una landa desolata cosparsa di piccoli coni rigurgitanti fango. Guy de Maupassant, tra i viaggiatori più illustri in Sicilia, immaginava i “vulcanelli” come delle pustole di una terribile malattia della natura. In primavera, attorno ai “vulcanelli”, enormi distese fiorite di orchidee di varie specie e di altri fiori che nel tempo hanno resistito a terreni così “difficili” rendendo certamente la visita ancora più gradevole.
Da Aragona si giunge a Santa Elisabetta, 2.500 abitanti, la cui vera particolarità sta nelle montagne che la circondano: il “Monte del Comune” e il “Monte Guastanella”. Entrambi di grande interesse archeologico, le loro pareti ospitano antiche grotte ovvero tombe e semplici abitazioni dei primi insediamenti umani. Le due montagne sono composte da cristalli di gesso, bianco e vetroso, che rimandano luccichii rossi e gialli. Seguendo la strada provinciale si arriva a SantʼAngelo Muxaro, poco più di 1.500 abitanti, arroccato su una collina lungo la riva sinistra del fiume “Platani”, un centro di grande interesse archeologico. Nel secolo scorso furono trovate, da alcuni contadini, decine di tombe contenenti reperti di grande valore ora distribuiti nei musei di Siracusa, Agrigento e Palermo. Tra le varie tombe la più importante per monumentalità è la “Grotta del Principe”, formata da due grandi camere circolari comunicanti tra loro. Il sito è incuneato pochi chilometri prima del centro abitato. Ai piedi del colle “SantʼAngelo”, si può visitare la Riserva Naturale che al suo interno ospita la c.d. “Grotta”.
Percorrendo altri venti chilometri si arriva a Joppolo Giancaxio, un piccolo paese di 1200 anime, tra Agrigento e Raffadali, circondato da grandi estensioni di seminativo. Piacevole alla vista è il paesaggio collinare attorni al centro abitato, suggestivo ambiente rurale che ospita ancora antiche masserie in pietra con stili architettonici tipici delle dimore dei primi del ‘900.
A pochi minuti da Agrigento c’è Favara, centro agricolo di oltre 35.000 abitanti, che, a parte il “Castello Chiaramontano” e il soffitto ligneo della dirimpettaia “Chiesa del Rosario”, poco offre ai turisti dal punto di vista monumentale. Il “Castello”, ubicato in un angolo di piazza Cavour, fu edificato da Federico II intorno al 1280. In origine era circondato da una cinta muraria fortificata che lo rendeva inespugnabile, oggi è invece costretto tra palazzine e superfetazioni che ne sminuiscono la maestosità. La “Cappella domestica”, posta al piano nobile, presenta al suo interno gli elementi architettonicamente più rilevanti dell’edificio, come il suo maestoso ingresso.
Dopo anni di abbandono, alla fine degli anni ʼ90, il “Castello” è stato sottoposto ad minuzioso restauro. Oggi è sede di rappresentanza del Comune e utilizzato per ospitare eventi culturali e manifestazioni, in perfetta sintonia col progetto di recupero sociale e strutturale del centro storico avviato nel 2010 da “Farm Cultural Park”, iniziativa artistica privata che ha nel Notaio Andrea Bartoli il suo ispiratore. “Farm Cultural Park” (nella foto) è una galleria dʼarte contemporanea, ma anche residenza per artisti, designer e architetti che si è guadagnata, in pochi anni, prestigiosi riconoscimenti nazionali e internazionali. Il vecchio centro di Favara, un tempo agli onori della cronaca per i morti sotto le macerie di edifici crollati, dal 2010, raduna artisti di tutte le nazioni le cui opere sono esposte tra le mura consolidate delle vecchie palazzine e gli stretti vicoli brulicano di visitatori provenienti anche dall’estero.
Il nostro viaggio nella Provincia di Agrigento (e non solo) proseguirà alla scoperta di altri interessanti luoghi in essa compresi, con prossime pubblicazioni giornalistiche dedicate al suggestivo territorio agrigentino. Tra i luoghi senza tempo guardando da vicino alle attività di valorizzazione e tutela del patrimonio storico compresi gli spunti di modernità offerti dalle iniziative ambientali, artistiche e culturali che ne valorizzano il suo (troppe volte bistrattato) territorio, oggi.
(Silvio D’Auria)
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