Nuove speranze per la cura del tumore ovarico. Se ne discuterà al Mondello Palace Hotel di Palermo, sabato 28 marzo, al congresso "Terapia antiangiogenetica per il trattamento dei tumori ovarici, un anno dopo". Il simposio, rivolto principalmente ad oncologi e ginecologi, servirà a fare il punto, a distanza di poco più di un anno dalla loro introduzione, sulle terapie antiangiogenetiche nel trattamento del carcinoma ovarico in fase avanzata, che rappresenta oggi per le donne italiane l’ottava neoplasia maligna per incidenza e mortalità.
Alla base della terapia a cui è dedicato è congresso, sononuovi farmaci biologici che impediscono l'angiogenesi tumorale, ossia la formazione nelle cellule maligne di vasi capillari che apportano ossigeno e nutrienti necessari ai tumori per crescere e riprodursi. La strategia terapeutica è multidisciplinare e prevede, dopo l’intervento chirurgico, l’attuazione di una chemioterapia adiuvante, consentendo un significativo incremento della sopravvivenza delle pazienti.
Il convegno sarà articolato in due sessioni. Nella prima, frontale, le relazioni degli esperti avranno lo scopo di aggiornare sugli aspetti più rilevanti ed innovativi del percorso diagnostico e terapeutico generale delle pazienti. Si parlerà del ruolo dell'anatomopatologo nell'iter clinico del carcinoma ovarico e dei fattori predittivi di risposta ai farmaci. Nella seconda sessione "interattiva", invece, si disputeranno vere e proprie “partite dialettiche” tra specialisti su temi chiave, precedute e seguite da una votazione in sala. Il giudizio del pubblico, prima e dopo lo svolgimento del "match", registrerà eventuali cambiamenti di opinione in base alla posizione che uscirà più convincente. Tra gli argomenti in programma l'efficacia della terapia antiangiogenetica, la tollerabilità ai farmaci e la sostenibilità economica del trattamento.
Responsabile scientifico del congresso è l'oncologo Nicolò Borsellino, direttore dell'Unità operativa complessa di oncologia medica dell'ospedale Buccheri La Ferla-Fatebenefratelli di Palermo. "Sicuramente sono stati fatti passi in avanti con la terapia antiangiogenetica, – spiega Borsellino – dagli studi clinici emerge un notevole impatto positivo sulla sopravvivenza libera da progressione nel trattamento sia della malattia in prima linea sia di quella in recidiva. Tutti fattori che hanno indubbiamente cambiato la pratica clinica".
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