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Emergono nuovi retroscena sulla morte di D.S., 29enne ucciso a Palermo: il capo della squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti, ha spiegato che è stato eseguito un fermo nei confroti dello zio della vittima, A.V., 43 anni. I motivi sarebbero stati futili e riguardano diatribe personali fra i due, "Che vivevano di lavori saltuari come la raccolta di ferro".

Già da subito le forze dell'ordine hanno avuto sospetti sullo zio, ma non è stato facile rintracciarlo. Il 29enne è stato ucciso a colpi di pistola e l'arma è stata recuperata, in un luogo indicato da A.V. stesso.

Alla base della lite ci sarebbe stata la condivisione su Facebook di un link che riportava la notizia di un sequestro di materiale ferroso, fatto proprio al 43enne: questi ha pensato che il nipote avesse denunciato alla polizia i fatti che avevano portato al sequestro.

Già nei giorni scorsi c'erano stati scontri tra i due ed era volato qualche schiaffo, poi è arrivato l'epilogo: i parenti della vittima non hanno collaborato, ma hanno anzi tentato di alterare la scena del crimine.