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L’oratorio dei Bianchi di Palermo, al secolo oratorio della nobile, primaria e real Compagnia del santissimo Crocifisso, racchiude tra le sue mura un’interessantissima storia. Siamo nel quartiere della Kalsa: a fondarlo, nel 1542, fu l’omonima compagnia, che era composta da ecclesiastici e gentiluomini.

Il soprannome è legato proprio ai suoi componenti, che indossavano tuniche di colore bianco: questo confortavano e sostenevano moralmente i condannati alla pena capitale, prima dell’esecuzione, invitandoli al pentimento.

La storia dell’Oratorio dei Bianchi

L’Oratorio dei Bianchi si trova in “piazza dei Bianchi”, vicino alla chiesa di Santa Maria dello Spasimo. Sorge sui resti della preesistente chiesa di Santa Maria della Vittoria, riedificata dove sorgeva una delle porte dell’antica cittadella araba: Al Halisah, l’odierna Kalsa.

Tra il 1681 e il 1686 il complesso fu restaurato in seguito a un grosso incendio. In quel periodo fu costruito l’imponente portico in stile tardo-manierista con arconi e pilastri, caratterizzato dal bugnato e dai mascheroni che ornano le chiavi di volta. La solenne facciata in pietra d’intaglio fu patrocinata dalla famiglia Alliata.

Attraverso il vestibolo che conduce alla scalinata arricchita da balaustre, l’ambiente è decorato con vasi marmorei, statue di marmo, effigi di profeti e bassorilievi raffiguranti le gesta delle casate dei confratelli che contribuirono alle spese.

Intorno al 1744 furono realizzati lo scalone in marmo bianco di Carrara e l’ampia sala pavimentata con piastrelle in maiolica (oggi l’artistica pavimentazione non è più visibile).

L’aula principale presenta affreschi di Gioacchino Mercurio con la raffigurazione della Decollazione di San Giovanni Battista, le decorazioni monocrome sono di Benedetto Cotardi.

Quando la Compagnia dei Bianchi si sciolse, l’oratorio passò nelle mani della curia arcivescovile. Seguì un periodo di profondo degrado e abbandono dell’edificio. A questo si unirono i danni strutturali causati da terremoti e bombardamenti della seconda guerra mondiale.

Nel 1987 la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Palermo acquistò l’immobile provvedendo al suo restauro per riportarlo alla fruizione del pubblico.

All’interno dell’oratorio è inoltre possibile ammirare la porta lignea Bab el Fotik attraverso la quale, nel 1071, fece il suo ingresso Roberto il Guiscardo durante la presa di Palermo.

La Compagnia dei Bianchi

Legata all’Oratorio dei Bianchi è, naturalmente, la Compagnia dei Bianchi, il cui nome è Nobile e Primaria Real Compagnia del Santissimo Crocifisso sotto il titolo «dei Bianchi», venne fondata durante la Quaresima del 1541. Nacque per volere di Pietro Paolo Caporella dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali, futuro vescovo di Crotone, che esortò il viceré di Sicilia Ferdinando Gonzaga, principe di Molfetta.

Inizialmente si stabilì presso la chiesa della Madonna della Candellara. Questa era ubicata dietro l’Ospedale di San Bartolomeo, dove dal 1533 esisteva la Venerabile e Nobile Compagnia Ospedaliera sotto il titolo della «Carità».

Sempre alla Kalsa fu utilizzata la chiesa di San Niccolò lo Reale presso il convento di San Francesco d’Assisi. Nel tempo fu eretta una cappella a Castellammare, un’altra costruita nel 1606 presso la Regia Vicaria. Nel 1542 nei locali presso la chiesa della Vittoria fu edificata l’attuale sede della Compagnia. I componenti, durante le funzioni e mansioni di accoliti, vestivano integralmente di bianco.

Lo statuto prevedeva la grazia, ovvero la definitiva sospensione della condanna a morte ad un prigioniero durante le celebrazioni dei riti pasquali del Venerdì Santo, privilegio concesso per la prima volta nel 1580 dal viceré di Sicilia Marcantonio Colonna, principe di Medinaceli, duca di Paliano.

A questo modello di compagnia si ispirò la riforma del sodalizio analogo costituitosi a Milano, allorquando assunse l’incarico del Governatorato di Milano il siciliano Carlo d’Aragona Tagliavia, principe di Castelvetrano, duca di Terranova, al tempo di Carlo Borromeo, cardinale e arcivescovo di Milano.

Negli archivi sono custoditi documenti autografi dei confratelli, fra essi San Camillo de Lellis, tutti i Viceré di Sicilia e gli Arcivescovi di Palermo dalla fondazione del sodalizio in poi.

Foto di Stendhal55 – Opera propria, CC BY-SA 4.0

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