Oggi vi guideremo alla scoperta dell’Oratorio di Santa Caterina d’Alessandria all’Olivella. Ci troviamo nel centro storico di Palermo, in via Monteleone. Per parlare della sua storia partiamo dal 1402, quando è documentata la Confraternita di Santa Caterina d’Alessandria. Nel 1589 la confraternita ottiene il permesso di costruire un oratorio in via Monteleone nel quartiere Olivella col consenso del Senato di Palermo.
Secondo la tradizione, qui sorgeva la casa d’infanzia di Santa Rosalia e della famiglia Sinibaldi. Per la costruzione della chiesa di Sant’Ignazio all’Olivella e l’equa ripartizione dei terreni la congregazione di San Filippo Neri e i Padri Filippini s’impegnarono a costruire nella nuova chiesa di Sant’Ignazio una cappella dedicata a Santa Rosalia e a ricostruire l’oratorio altrove.
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Ancora oggi nel cortile dell’oratorio è visibile il pozzo della dimora della Santuzza. Nel 1620, è documentata una chiesa e il pozzo di Santa Rosalia nel luogo ove, secondo tradizione popolare, sorgeva casa Sinibaldi.
Secondo l’alcamese Pietro Antonio Tornamira dell’Ordine benedettino e il canonico Antonino Ignazio Mancuso, il Senato palermitano immediatamente dopo la morte di Rosalia, fece erigere una chiesa in suo onore databile intorno al 1160. La chiesa risulta documentata in atti testamentari del 18 aprile 1257.
Nella prima metà del XVIII secolo i lavori per l’oratorio di Santa Caterina assumono connotazioni barocche. Nel 1860 le leggi eversive decretano la chiusura del luogo e lo scioglimento delle associazioni. Viene abbandonato nel 1867.
Nel 1946 si insedia l’Ordine dei Cavalieri Gerosolimitani del Santo Sepolcro, promotore dell’opera di restauro. Dopo un periodo di declino, il primitivo luogo di culto per la straordinaria bellezza è utilizzato come sede dell’Ordine dei Cavalieri del Santo Sepolcro.
Essenziale e lineare il prospetto principale del 1740c., delimitato ai lati da lesene con un portale centrale in pietra con volute e architrave aggettante. Una finestra decorata dalla conchiglia e dalle doppie volute laterali illumina la cantoria. Un cornicione e due «pire di pietra» chiudono la facciata sulla parte superiore.
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Un portone ligneo finemente lavorato costituisce l’ingresso principale con accesso ad un piccolo vestibolo. Nella controfacciata è ricavato il coro con loggia all’interno del quale è custodito un settecentesco organo ligneo dipinto.
La magnifica decorazione interna a stucco realizzata dal 1719 al 1725, è opera di Procopio Serpotta figlio di Giacomo, membro della confraternita assieme al figlio Giovan Maria, e di Domenico Castelli. Ogni finestra dell’oratorio ha il timpano arricchito da putti che sostengono targhe e medaglioni con la semplice funzione decorativa.
Tutte le foto sono di M.M. Spina
La sapienza e la Scienza statue assise su mensole della controfacciata. Le virtù cardinali carità, fede, speranza e fortezza raffigurate sui bassorilievi dei medaglioni sulla posti sulla volta. Santa Caterina d’Alessandria è nota per il suo “sapere”, è patrona di artisti e sapienti.
Astrologia e dialettica, etica e fisica, geografia e geometria, retorica e teologia i simulacri allegorici posti nelle nicchie ricavate alle pareti. Altri stucchi raffiguranti santa Oliva e santa Ninfa poste ai lati dell’arco trionfale delimitante il presbiterio. Le statue di santa Rosalia e sant’Agata fiancheggiano l’altare maggiore. Sul paliotto è realizzato, a rilievo dorato Il sacrificio di Isacco.
Episodi della vita della Santa titolare sono illustrati nei teatrini posti sotto le arcate ribassate della loggia tripartita che ospita il coro e lungo le pareti.
Per quanto riguarda i cicli pittorici dell’Oratorio di Santa Caterina, l’affresco della volta raffigura Santa Caterina in Gloria di Antonio Grano, ultima opera condotta dall’artista, completata con interventi successivi di Paolo Grano, nei pennacchi altri angeli recano oggetti simbolo della Martire.
Nel vestibolo è collocato Lo Sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria. È un quadro attribuito a Gaspare Vazzano, detto lo Zoppo di Ganci. Al centro della controfacciata, sotto le logge del coro, è collocato il dipinto su tavola cinquecentesco raffigurante la Vergine con Bambino del raffaellesco Vincenzo degli Azani da Pavia.
Vi sono scene della vita della martire nei due quadroni ai lati del presbiterio. A sinistra una tela con Santa Caterina e la disputa con i sapienti, a destra Santa Caterina in carcere riceve la visita dell’Imperatrice Costanza. Entrambi sono del XVII secolo.
Numerose altre scene nei riquadri ovoidali disposti ad intervalli lungo le spalliere dei sedili destinati ai confrati.
Anche gli scanni lignei neoclassici, allineati ai lati, contribuiscono all’apparato iconografico dell’oratorio. Le quattordici tavole ellittiche dipinte nelle spalliere raccontano le storie della santa martire e sul dossale dell’elegante altare ligneo.
Particolarmente prezioso è lo scanno ligneo di mogano riservato ai Superiori della Compagnia. È addossato alla controfacciata, in legno dorato intarsiato con avorio e madreperla. Lo splendido pavimento in marmi policromi con disegni di figure geometriche con al centro una stella ad otto punte.