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Ornella Vanoni ha rilasciato un'interessante intervista a "Vanity Fair". "Non c'è depressione durante la guerra. Speri solo di restare vivo. Se hai il cancro lotti per vivere, se ti viene la depressione lotteresti per morire", esordisce la cantante. Che ha attraversato più volte il tunnel: "Tre depressioni pazzesche, ho perso tanti capelli".

A stravolgere la sua vita l'incontro col regista teatrale Giorgio Strehler: "Ero una ragazza borghese, inconsapevole e ignorante. Quando l'ho incontrato, lui si è innamorato di me e io mi sono innamorata di lui. Volevo fare l'estetista, Strehler mi ha spinto all'arte, a camminare su una strada che in realtà non avrei voluto assolutamente percorrere. Giorgio mi amava tanto. Sono certo che sia stato l'uomo che mi ha amata di più".

A dividerli fu la droga: "Della cocaina ero stufa, ero stanca. Lui ne faceva un uso smodato. Lo seguii, provai, poi a un certo punto me ne andai". E l'amore? "Sono stata spesso delusa, ma forse ho deluso anche io. Con Gino Paoli è stato un casino, un amore molto travagliato e forse ho amato Paoli così tanto proprio per questo. Non lo possedevo, non lo avevo. Quando non hai una persona sei portato a credere che l'amore più grande sia quello che ti fa soffrire di più. E invece dovrebbe essere il contrario".

Poi alcuni incontri. "Lucio Dalla. Lo adoravo. Più grande di Battisti, di De André, di Gaber che pure era grandissimo e superiore a Fabrizio. Dalla era il più grande di tutti. Non sopportavo Tom Jones. Adoro Patty Pravo: matta come una capra, mi diverte alla follia, è meravigliosa. Quando sale sul palco Patty, è un fatto. Ha personalità".