All’interno della Chiesa Madre di Petralia Soprana è custodito un particolarissimo reperto: le Ossa del Sacro Gigante. La storia di questa singolare “reliquia” affonda le radici nel mito, nella storia e nelle vecchie credenze popolari di Sicilia.
Da Omero in poi si è parlato per secoli della presenza di giganti in Sicilia, in particolare Ciclopi, dotati di un solo occhio, che si dedicavano alla pastorizia. Proprio i pastori raccontavano un tempo del ritrovamento di ossa giganti, che si polverizzavano al semplice tocco.
Fino alla metà del Seicento, era abbastanza in uso la consuetudine di attribuire quelle ossa proprio a scheletri di giganti. In seguito, si iniziò a collegare quei resti a diverse specie di animali.
Due di queste ossa, che sono uniche al mondo, si trovano nella sagrestia del Duomo di Petralia Soprana. Si tratta di due costole e, come è facile intuire, non appartenevano ai giganti. Nel 2004 la paleontologa Carolina Di Patti, studiandole, arrivò alla conclusione che si tratta di ossa di cetacei. Questo ha aperto la strada ad alcune domande: come sono finite a Petralia Soprana quelle ossa, che peraltro hanno tracce di taglio e alcuni fori circolari?
Stando ai racconti della gente del posto, le due costole provengono dalle Madonie e sono state portate nella chiesa in tempi diversi, con modalità diverse. Il punto, però, è che non si tratta di fossili.
Andando a scavare nella storia, scopriamo che fino alla metà del Settecento si pensava che Petralia fosse abitata dai giganti. Nel 1557 il frate domenicano Tommaso Fazello, fece nel suo “De rebus Siculis decades duae” un elenco di località siciliane in cui erano state rinvenute ossa di giganti.
Tra queste vi era Petralia Sottana. Nel Settecento, invece, lo storico Antonio Mongitore raccontò della presenza sulla nostra isola di una razza di uomini di proporzioni mostruose. Il mito dei Ciclopi fu sfatato da uno scavo condotto nell’Ottocento, alle falde del Monte Grifone di Palermo. Qui furono trovate grandi ossa, ma gli scheletri appartenevano ad animali estinti.
Oggi sappiamo indubbiamente di più di quanto non si sapesse in passato. Ma rimane ancora una importante domanda: come sono finite a Petralia Soprana le Ossa del Sacro Gigante?
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