O’Tama Kiyohara, la giapponese che si innamorò della Sicilia. Oggi vogliamo raccontarvi una bella storia d’amore. Pittrice raffinata, O’Tama seguì il maestro e marito, Vincenzo Ragusa, in Sicilia, diventando Eleonora Ragusa. Qui, visse per 51 anni, lavorando e affermandosi al fianco del marito. Pittrice raffinata, ha saputo miscelare i tratti rigidi dell’Oriente con la cultura europea, orientata all’Impressionismo e al Vedutismo.
Intorno alla prima metà del XIX secolo, dopo duecento anni di chiusura nei confronti dell’Occidente, il Giappone aprì le sue frontiere, avviando rapporti economici e diplomatici con gli Stati Uniti e l’Europa. L’imperatore Mutsuhito invitò dall’Italia tre artisti per fondare una scuola d’arte che reggesse il passo con le linee stilistiche della cultura figurativa moderna.
Nacque così a Tokyo la scuola d’arte Kobu Bijutsu Gekko del ministero dell’Industria e della Tecnologia. Gli artisti selezionati dall’Accademia milanese di Brera furono: Antonio Fontanesi per la pittura, Giovanni Vincenzo Cappelletti per l’architettura e il palermitano Vincenzo Ragusa per la scultura.
Ragusa giunse a Tokyo nel 1876, vive un periodo nella capitale giapponese e ritornò in Sicilia in compagnia di una giovanissima artista giapponese. O’Tama Kiyohara diventò sua moglie col nome di Eleonora Ragusa.
Dalla visita di Vincenzo Ragusa in Giappone derivarono due importanti eventi per la città di Palermo: l’idea di la sua idea di istituire una scuola d’arti orientali, progetto pionieristico a livello europeo, e – ovviamente – la presenza dell’artista giapponese O’Tama Kiyohara.
A contatto con le novità espressive occidentali, la strategia creativa di O’Tama si trasformò: dal grafismo sintetico giapponese giunse al naturalismo con la sua oggettiva rappresentazione del reale.
L’importanza di O’Tama e Vincenzo Ragusa
La pittrice O’Tama Kiyohara (Tokyo 1861-1939) e lo scultore Vincenzo Ragusa (Palermo 1841-1927) costituiscono nella storia dell’arte del nostro paese due importanti figure. Hanno promosso il precoce giapponismo fiorito a Palermo. Negli anni 80 del sec. XIX, in Europa, erano in pochi ad accostarsi con passione alla cultura e all’arte nipponiche. Ricordiamo la grande importanza che ebbe il Japponisme in Francia.
O’Tama Ragusa ha lasciato in Sicilia qui una ricca produzione, esplorando varie tecniche (da opere da cavalletto con olii, acquerelli e pastelli, a dipinti murali) e soggetti diversi (dal ritratto al paesaggio, dalle nature morte alle scene di genere, dai fiori agli animali, dai temi religiosi alle memorie d’atmosfere orientali, dall’arte applicata alle decorazioni d’interni).