Il commovente ricordo di Padre Giovanni Messina e la sua “Africa di Palermo” con le parole di suor Maria Virginia Gandolfo, l’ultima persona ancora in vita ad aver conosciuto il missionario palermitano padre Giuseppe Messina, che nel 1900 aprì la Casa Lavoro e Preghiera al molo di Sant’Erasmo, a Palermo.
L’emozionante testimonianza di suor Maria Virginia Gandolfo
Ancora una volta Lorenzo Mercurio, documentarista, regista e antropologo, riesce a descrivere e a emozionare, raccontando angoli nascosti della terra siciliana e far rivivere persone che si sono spese per questa terra e per la gente di Sicilia. Padre Messina è stato uno dei tanti uomini che ha dedicato la propria vita per gli ultimi dei quartieri abbandonati dalle istituzioni. In questa video intervista Suor Maria Virginia racconta in pochi minuti la grande esperienza di vita vissuta e fa avvicinare lo spettatore alla figura di Padre Messina. “Era un papà, noi giocavamo in terrazzo e lui ci tirava le caramelle. Io non le raccoglievo e lui me le portava”.
La vita e l’opera di Padre Messina a Sant’Erasmo
Sin dalla sua ordinazione a sacerdote, sognava di potere dedicare le sue energie e l’amore per il prossimo nel continente africano e ne fece espressa richiesta alle autorità ecclesiastiche. “Ti manderò in Africa come desideri. Nell’Africa di Palermo, a Sant’Erasmo” così il Cardinale disse a Padre Giovanni Messina. Nato nel 1871, Padre Messina riesce, con impegno, dedizione, amore e passione, e grazie all’aiuto di tanti benefattori, ad aprire e a fondare la “Casa Lavoro e Preghiera” che fu inaugurata l’8 settembre del 1900. Vedere questo video fa conoscere una figura sconosciuta ai più, ma che ha segnato un epoca a Palermo.
Il tragico epilogo della storia di Padre Messina
Padre Messina ha segnato una piccola-grande pagina della storia del capoluogo siciliano al pari di Biagio Conte. “E’ morto il 24 maggio del 1949 – racconta suor Maria Virginia – ma aveva lasciato un buon istituto. I maschi imparavano vari mestieri, noi ragazze avevamo tanti laboratori. Il principe di Cutò l’aveva denunciato come usurpatore, ma la causa non andò avanti. Lui decise di andarsene e la proprietà andò all’asta. I benefattori lo aiutarono e così potè comprare tutto. Dal 1929 le scuole furono pronte. Il 19 maggio del 1949 arrivò una lettera, si impallidì. ‘U sinnacu Cusenza ammazzò padre Messina’, disse. L’istituto doveva chiudere. Non mangiò. Lo cercavano e nessuno lo trovava. Hanno scassinato la porta e lo trovarono a terra che perdeva sangue. Il 24 maggio è morto. Il sindaco portò i fiori ma per tante volte caddero dal vado, poi lo stesso sindaco chiese scusa e decise di non togliere più la casa a padre Messina”.