Una sontuosa dimora da scoprire: Palazzo Trigona di Caracarao.
- A Noto c’è un palazzo ricco di fascino e ambienti fastosi.
- Era la dimora della potente famiglia Trigona, marchesi di Canicarao e di Dainamare.
- Nei sontuosi saloni venivano organizzati balli (con inviti molto ambiti) in onore della Regina di Napoli.
C’è solo un modo per capire davvero la città di Noto: lasciarsi andare e vagare lungo i suoi splendidi luogo. È la capitale del Barocco e Cesare Brandi l’ha chiamata “giardino di pietra”: una definizione perfetta per i suoi palazzi che, al tramonto, acquisiscono sfumature rosa. Tra gli edifici più sontuosi, vi è certamente il Palazzo Trigona, che si trova in via Cavour. Il fascino che esercita è fuor di dubbio, non soltanto per il suo aspetto, ma anche per quanto avveniva al suo interno. Venne progettato inizialmente da Rosario Gagliardi, ma a completarlo furono Vincenzo Sinatra e i fratelli Paolo e Bernardo Labisi. Si tratta dell’unico palazzo con nove balconi panciuti che si affacciano sul prospetto con tre grandi aquile aragonesi, simbolo delle nobili origini della famiglia. All’interno dei suoi sontuosi saloni si organizzavano balli in onore della Regina di Napoli: gli inviti erano molto ambiti. L’interno è diviso in due parti. Metà è del Comune di Noto e ospita la “Sala Rosario Gagliardi” e vari spazi espositivi. L’altra metà è custodita dall’ultima marchesa di Canicarao.
Cosa c’è all’interno del palazzo
Le grandi stanze del Palazzo Trigona di Noto sono decorate da stucchi policromi d’epoca e rivelano affreschi del pittore Antonio Mazza su episodi tratti dalla Bibbia. La facciata interna è davvero magnifica e affiancata da terrazze, degradanti fino ai piani più bassi, che delimitano il grande cortile. Tutta l’aristocrazia netina si ritrovava nei sontuosi saloni, mettendo in mostra abiti e gioielli. Uno splendore ancora oggi tangibile, che contribuisce a rendere Noto ancora più bella. In questa città, riconosciuta come Patrimonio Unesco, i salotti affrescati, perfettamente conservati, giocano a rimpiattino con le gelosie delle monache. Civitas foederata e municipium, deve agli arabi la nascita del Val di Noto e alla storia un tesoro fatto di chiese, palazzi e musei.
Foto: sailko – Credits