Palazzo Valguarnera-Gangi è uno splendido palazzo settecentesco di Palermo. Si trova nel cuore della città, in un contesto ricco di residenze nobiliari. Deve il suo aspetto ai lavori intrapresi nel XVIII secolo dalla famiglia Valguarnera. È celebre, oltre che per la sua bellezza, per essere comparso nel film di Luchino Visconti “Il Gattopardo“.
La vicenda del palazzo è legata all’edificazione della monumentale villa Valguarnera di Bagheria ad opera di Tommaso Maria Napoli. Con il matrimonio avvenuto a metà Settecento tra Pietro di Valguarnera con la nipote Marianna, erede dei titoli e del patrimonio paterno, si ebbe l’unione dei patrimoni familiari. Forti di tanta ricchezza, i Valguarnera lasceranno in loro memoria due dei monumenti più splendidi dell’architettura siciliana del tempo, nonché simbolo di un’intera epoca giunta inevitabilmente al suo tramonto.
Per la vastità dell’impianto architettonico, per la qualità e la ricchezza degli apparati decorativi, nonché per il fatto di essere arrivato alle soglie del XXI secolo praticamente integro, è un unicum nel panorama siciliano, ma anche un momento altissimo del rococò italiano.Vanno ricordati i due interventi settecenteschi dovuti al genio dell’architetto trapanese Andrea Gigante: lo scalone monumentale ornato dalle statue marmoree del Marabitti e la Galleria traforata di influenza bibienesca.
Il palazzo oggi è di proprietà dei discendenti diretti di Pietro e Marianna Valguarnera, coloro che lo edificarono tre secoli fa. Proprio a loro si deve un attento e meritevole lavoro di restauro dell’intero complesso monumentale.
Va ricordato che Palazzo Gangi-Valguarnera ospitò principi e teste coronate di tutta Europa: sopra tutti, memorabile è il pranzo dato in onore di Edoardo VII d’Inghilterra e della consorte Alessandra in visita a Palermo nel 1907.
Luchino Visconti ambientò nel Palazzo Valguarnera di Palermo il celebre ballo del film Il Gattopardo, tratto dall’omonimo romanzo.
Molti furono i mutamenti ed i ritocchi atti a rendere storicamente accettabile l’augusta dimora. Per prima cosa vennero rimossi gli oggetti ritenuti anacronistici, per esempio il termosifone nei pressi della camera da bagno degli uomini.
In un secondo momento vennero aggiunti molti oggetti per il gusto ossessivo di Visconti d’utilizzare il Palazzo non soltanto per lo spazio scenico, ma anche come “miniera” scenografica. In tal senso, tra la nobiltà e l’alta borghesia palermitane, s’aprì una caccia all’oggetto antico riferibile all’epoca d’ambientazione del film, e cioè l’età risorgimentale.
Altri ornamenti e statue vennero portati dal piano superiore a quello della sala e, addirittura, fu selezionata una statuetta appartenente ad un trittico collocato al secondo piano e separata dal gruppo originario.