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Cosa fare a Palermo in 36 ore, l’elogio della città sul New York Times

La stampa internazionale punta ancora una volta i suoi riflettori sulla Sicilia. Stavolta tocca al New York Times, che dedica un lungo approfondimento alla città di Palermo, suggerendo un itinerario di 36 ore per conoscerla meglio. Scopriamo insieme quali sono le proposte della celebre testata statunitense.

Palermo sul New York Times

La Sicilia non è l’Italia“: come incipit per il suo articolo, il giornalista Seth Sherwood ha scelto una frase letta su dei graffiti a Palermo. La città, si legge, “Influenzata dai conquistatori greci, romani, bizantini, arabi, normanni e spagnoli (…) è nota da tempo per il suo dialetto caratteristico, il cibo di strada originale, le chiese medievali, gli edifici barocchi sbiaditi e, meno felicemente, per un’associazione storica con la mafia…”.

Negli ultimi anni, sottolinea, il capoluogo ha visto sviluppi notevoli, tra ristoranti, locali e musei, che ne hanno aumentato il fascino. L’itinerario, a partire da un venerdì, inizia con Palazzo Butera, museo d’arte privato, inaugurato nel 2021 in una celebre residenza nobiliare. Immancabile una passeggiata al tramonto, che inizia dai Quattro Canti e passa da via Maqueda. Per la merenda, si consiglia un cannolo. La serata, dopo cena, continua con un giro nei locali del centro storico.

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Palermo sul New York Times

Il secondo giorno parte dalla chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, a piazza Bellini, e continua con la chiesa di San Cataldo, senza dimenticare il monastero di Santa Caterina d’Alessandria. Anche questa giornata procede con diverse tappe culinarie. Per il pomeriggio, si consiglia di passare dai Cantieri Culturali alla Zisa, per visitare il Centro Internazionale di Fotografia e dallo spazio ZAC.

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Per la terza giornata il New York Times suggerisce una passeggiata a piazza Marina: qui la domenica mattina c’è sempre un mercatino di oggetti usati. Ancora, si procede andando al mercato di Ballarò, terminando in bellezza con alcune specialità della cucina locale, tra arancine e sfincione.

Foto Depositphotos.com.

Redazione