Si apre una pagina che difficilmente mente umana potrà dimenticare.
Di buon mattino ho raggiunto la zona interessata, denominata porto bandita, confinante ambo i lati, la spiaggia.
Il porto Bandita una volta era un punto d’attracco, per grosse barche adibite alla pesca locale.
Oggi ospita solo piccole barche di proprietà privata, per pesca da diporto ed e meta di sub che praticano, la pesca subacquea.
Il porto si trova esattamente al centro del golfo di Palermo, tra lo sperone e l’acqua dei corsari.
La planimetria ha la forma di una “L” con due moli entrambi di 100 metri.
L’arenile e formato da sabbia molto grossa derivante, dalla frammentazione di pietre provenienti, da detriti scaricate sulla spiaggia.
Il fondale oggi e molto basso a causa del continuo scarico di materiali, e di fatto, non ha permesso più la presenza di grosse barche per pescatoti professionisti.
Gli eventi che hanno determinato questo disastro ambientale, risalgono agli anni Sessanta, periodo del cosiddetto “sacco di Palermo” che trasformo la costa in discarica di materiale di risulta e rubando la sabbia per usarla, al posto del cemento, nei pilastri dei palazzi in costruzione.
Dopo questa parentesi comincio subito a parlare del mio reportage fotografico, che ha inizio con una immagine emblematica una barca di tanti bei colori, con scritto su belle frasi, e all’interno tante belle piante, dove si evidenzia la scritta Guerrila Gardening Palermo, più in avanti vicino alla barca il cartello con la figura colorata di una farfalla, con su scritto associazione Vigliena iniziativa svolta tempo a dietro, con la compartecipazione del comitato cooperativa spazio comune2012. La barca proviene proprio dal porto della Bandita, ed e stata regalata al quartiere, che gli hanno attribuito il nome di “Barcaiola”. Si annoverano altre iniziative, e manifestazioni, delle tante associazioni, che con grande spirito e laboriosità, hanno svolto per la tutela, e la salvezza della costa, e del porto adiacente.
Tutto intorno ci sono cumuli d’immondizie lavoro dei volontari delle associazioni, che con determinazione si sono prodigati a pulire la spiaggia. Ma anche qui il rovescio della medaglia, dopo avere avvertito le autorità competenti, ad oggi nessuno a tolto i sacchi, e i cumuli d’immondizia. Non resta che augurarsi un rapido intervento, da chi preposto a tale servizio.
La presenza in spiaggia dei bagnati non e tutelata da alcun servizio di salvataggio, mettendo cosi a proprio rischio la loro vita in caso d’annegamento.
Andando più avanti faccio ingresso dentro il porticciolo, tutto attorno e una vera e propria discarica d’immondizie, d’ogni genere, e di barchette capovolte, e poggiate sul terreno fino ad arrivare agli scogli, e quel che rimane di un lembo di spiaggia. Ovunque vi sono bottiglie di plastica, e di vetro abbandonati, e cocci di vetro sparsi in ogni parte. E presente anche il relitto bruciato di una barca, di vetroresina circondata, tutto attorno d’erba bruciata e resti della stessa barca, (lascio a voi ogni pensiero e deduzione).
In tutta la costa la presenza di scarichi abusive, e dovuta all’abusivismo edilizio, che senza alcun minimo rispetto delle norme, ha consentito l’edificazione di case e villette, a ridosso della costa, occupando vaste aree di spiaggia, appartenente al demanio marino della capitaneria di porto. Questo e stato possibile grazie, alla compiacenza politica, che dal dopo guerra ad oggi, si e inventato il famoso condono edilizio, grande porcata all’italiana, che ha distrutto gran parte, del nostro patrimonio nazionale. E ha concesso ai signori politici senza scrupolo di accaparrarsi voti elettorali. E ora il bello, la famosa ciliegina nella torta; Una curiosità che ha il sapore della beffa, e la sconcertante presenza di rifiuti urbani differenziati in cumuli ben divisi in ordine di materiale, nelle foto potrete notare cumuli di rifiuti elettronici,monitor,computer,radio,televisori,cinescopi, condizionatori,ecc..poi cumuli di eternit d’amianto e scarti edili, e poi ancora plastica, tubi di scarico in plastica e quant’altro, e infine sanitari, gabinetti, lavelli, bidè ecc… insomma non manca proprio nulla.
Andando avanti di circa un centinaio di metri dal porto c’è una zona delimitata da canne, laboriosa opera eseguita da una associazione a difesa degli animali; in previsione dell’apertura delle uova depositate da una grossa tartaruga marina tempo addietro. Questo e l’unico evento buono che mi dal coraggio di continuare il mio lavoro di fotografia di denuncia. La vita malgrado tutto continua a dare i suoi frutti, e a nascere anche in presenza di una umanità distratta, e senza valori.
In verità i primi ad essere danneggiati sono proprio loro nella loro dignità morale. Bisogna cominciare una nuova stagione del fare, in modo celere ricordando a tutti cittadini e politici, che la costa e un bene comune oltre ad essere un patrimonio storico turistico economico, e culturale.Tutto ciò sempre e comunque mantenendo il rispetto della memoria umana e dell’ambiente, alto senso dell’equilibrio, di grande civiltà di un popolo attraverso i secoli e le generazioni. Un particolare elogio lo voglio esprimere a nome di tutti i cittadini, che amano Palermo a tutte le associazioni che in questi anni, si sono prodigati in questa lunga battaglia per salvare la costa sud di Palermo, e che si sono distinti per la loro laboriosità d’intenti mirati a difesa di questo immenso patrimonio, e alla sua riqualificazione. L’elenco e abbastanza lungo e spero di non dimenticare nessuno, mi scuso anticipatamente se dimentico a citare tutti.
Vigliena (Palermo), Nostra Donna del Rotolo (Vergine Maria), Mare Memoria Viva, Spazio Comune 2012 (Bandita), Mobilita Palermo, AtomicaNoGrazie, Il Mare di Sferracavallo, Biosurvey, Riportiamo alla Luce, Palma Nana, WWF Palermo, Comitato Cittadino Recupero della Costa, Muovi Palermo, Guerrilla Gardening Palermo.
Inoltre un ringraziamento particolare, a chi assieme a me hanno collaborato mettendo, a disposizione il loro tempo, e soprattutto un grande apporto storico culturale di notizie sulla costa sud meridionale di Palermo, permettendo cosi la realizzazione di questo reportage, grazie ancora ai cari amici Gisella Taormina, Claudia Occhipinti, e Filippo Porcelli. Si ringrazia inoltre la gentilissima Vanessa Seffer per la sua disponibilità pubblicare questo reportage nel blog “Il valore delle piccole cose”,
Cenni storici della località Bandita di Palermo.
La località Bandita confina con lo sperone e acqua dei corsari. In questa località abitava nella seconda meta dell’ottocento una donna di facili costumi, che gestiva con intraprendenza una taverna. Si racconta che oltre a vendere il cibo gustoso, e il buon vino ospitava ben volentieri gente di malaffare. Per questo particolare di vita rischiosa la donna venne chiamata la “sbannuta” poi italianizzato in Bandita, che diede il nome alla località.
Nel 1890 La taverna fu meta anche, di giovani velocipedisti, che si affrontavano lungo il litorale, Le loro sfide si concludevano più volte con bevute abbondanti a tavola, tra il godere del buon cibo, e la compagnia di qualche donna disponibile. Anche se non c’era un arredamento raffinato gli occhi, s’inebriavano del magnifico, e paesaggistico luogo non ancora contaminato dal cemento.
Si annovera che tra questi velocipedisti, vi erano nomi importanti delle famiglie nobili di Palermo. Ecco un più dettagliato elenco dei nomi famosi; Arezzo di Celano, Manfredi Lanza da Mazzarino, Nino Sofia, Antonio Occhipinti, Spartaco Debelli, Ignazio Zaban, Matteo Jung, Ernesto Dagnino, Michele Pojero, Ernesto Barraja, Federico di Boscogrande. Ma il pioniere delle due ruote fu il marchese Antonio Rudinì della famiglia dei principi di Starrabba. Il marchese frequentò la taverna una sola volta, il suo alto ruolo non gli consentì di andare liberamente in ambienti chiacchierati. Nel 1981 Il Marchese Antonio Rudinì venne eletto presidente del consiglio a posto di Francesco Crispi. Anticamente il litorale della Bandita, e il porto Bandita era attraversato dalla ferrovia, che collegava partendo da S.Erasmo, la città di Palermo con Corleone. Il treno viaggiava su binari a scartamento ridotto, lungo la strada, e la costa separato dal marciapiede e da un piccolo muretto. Il convoglio ad una velocità ridotta attraversava tutta la costa, passando in alcuni punti vicino al mare, tanto che nei giorni di mal tempo, quando il mare era molto agitato il servizio veniva interrotto.
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