Oltre 300 persone si sono radunate nel Giovedì santo davanti lo Steri, per poi partire alla volta del "giro nelle cinque chiese" per ammirare gli "altari della reposizione", comunemente detti ‘sepolcri’. Grande successo di pubblico per il 'Giro dei sepolcri' in notturna del Giovedì Santo organizzato dall'Università degli Studi di Palermo per la rassegna "Profumi di Pasqua". All’appuntamento, che ha chiuso il ciclo di eventi dedicati alla Pasqua, organizzato e promosso dall'Ufficio Marketing dell'Ateneo, erano presenti tanti membri della comunità accademica fra cui docenti dell’Ateneo, dirigenti e funzionari amministrativi e tantissimi cittadini con le famiglie e bambini al seguito.
I visitatori hanno avuto modo di conoscere le caratteristiche previste dalla dottrina cristiana sulla tradizione dei sepolcri, raccontate dai collaboratori esperti della professoressa Maria Concetta Di Natale e dalle guida dell’OADI lungo l’itinerario delle cinque chiese di Santa Caterina, San Cataldo, Martorana, San Matteo al Cassaro e San Giuseppe dei Teatini. Cinque, come da tradizione, poiché è previsto che ogni fedele visiti da cinque (quante sono le piaghe di Cristo) a sette (quanti sono i dolori della Madonna) di questi allestimenti in varie chiese vicine, compiendo il cosiddetto giro "delle sette chiese" o "sepolcri". La terminologia più comune dei ‘sepolcri’ e diffusa soprattutto nelle regioni meridionali in realtà è impropria e rinvia a quella corretta di ‘altari della reposizione’, ovvero il luogo in cui viene riposta l'Eucaristia, ossia le ostie precedentemente consacrate, che la Chiesa cattolica crede essere il segno sacramentale di Gesù Cristo vivo e risorto. L'altare della reposizione non è quindi un ‘sepolcro’ che simboleggia la morte di Gesù, ma un luogo in cui adorare l'Eucaristia.
Il Giovedì Santo è il giorno degli altari della reposizione ed è costume "andare a fare i sepolcri", espressione con cui si intende proprio il visitare, a partire dal pomeriggio del giovedì, il sepolcro di Cristo addobbato. “È inoltre tradizione – come hanno spiegato le guide dell’OADI – che nelle chiese, l'altare della reposizione sia addobbato in modo solenne, con composizioni floreali o altri simboli, in omaggio all'Eucaristia, che viene conservata in un'urna, detta repositorio, per poter permettere la Comunione nel giorno seguente, il Venerdì santo, ai fedeli che partecipano all'Azione liturgica della Passione del Signore; infatti, il Venerdì santo non si offre il Sacrificio della Messa, e dunque non si consacra l'Eucaristia”. Inoltre, la reposizione dell'Eucaristia si compie per invitare i fedeli all'adorazione nella sera del Giovedì santo e nella notte tra Giovedì e Venerdì santo, in ricordo dell'istituzione del sacramento dell'Eucaristia e nella meditazione sopra i misteri della Passione di Cristo, soprattutto sopra quello dell'agonia nel Getsemani.
L'altare della reposizione rimane allestito fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, durante la celebrazione della Passione del Signore, l'Eucaristia viene distribuita ai fedeli; se le ostie consacrate non sono state consumate interamente, esse vengono conservate non in chiesa ma in un luogo appartato, e l'altare viene dismesso, per ricordare con austerità la morte di Gesù in croce, fino al giorno seguente, quando durante la Veglia pasquale si celebra la risurrezione di Gesù.
In Sicilia e in altre regioni, come nel Salento e in Basilicata, ma anche nella vicina Malta, l'altare della reposizione viene addobbato con i cosiddetti "lavureddi", ciotole sul cui fondo il primo giorno di Quaresima vengono distesi stoffa od ovatta su cui si sparge grano e legumi (lenticchie). Successivamente sono riposte al buio e innaffiate di tanto in tanto cosicché il Giovedì santo, una volta germogliati, si presenteranno in forma di filamenti di diverso colore.