Sorge sul lato settentrionale di piazza Bellini, con una scalinata a doppia rampa; il fronte laterale prospetta, invece, su piazza Pretoria.
La Chiesa è annessa ad un vasto monastero domenicano, la cui fondazione si fa risalire al 1310 a seguito di un lascito testamentario.
La nobildonna Benvenuta Mastrangelo Santofiore ed alcune sue congiunte, proprietarie di alcune case sul Cassaro, in contrada Santa Matteo, unificatele, le donarono alle religiose per la realizzazione del loro monastero.
Pare che, all'inizio, il monastero accogliesse semplici donne meretrici; soltanto in seguito il suo stato mutò per magnificenza e ricchezza, divenendo un monastero nobiliare e di clausura.
Nel corso del XVI secolo, per l'accrescersi del numero delle suore, il monastero venne ampliato e l'antica chiesa di Santa Matteo, che dava il nome alla contrada, venne incorporata nel monastero stesso.
Nel 1556 veniva eletta l'ultima delle priore perpetue, suor Maria del carretto, figlia di Giovanni conte di Racalmuto; a lei si deve la fondazione della chiesa attuale, dato che la vecchia chiesa risultava ormai piccola e non più corrispondente alla magnificenza del monastero.
La nuova chiesa di Santa Caterina venne edificata tra il 1556 e il 1596 ed inaugurata il 24 novembre, nel giorno della ricorrenza della Santa Titolare.
Ignoto è il nome del suo architetto.
L'impianto, a unica navata con tre cappelle per lato, si sviluppa longitudinalmente, ed è attraversato dal transetto in cui si innesta la cupola, terminata nella prima metà del settecento.
La facciata tardo-rinascimentale, si sviluppa su tre livelli con ricche trabeazioni e lesene; al primo livello, cui si accede tramite una doppia scalinata, si trova un portale di ingresso gaginesco con sopra, al centro, una piccola edicola contenente la statua di Santa Caterina del 1685.
Al secondo livello, in asse con il portale di ingresso, una finestra, sempre in stile gaginesco, è sovrastata da un'articolata trabeazione sulla cui sommità spicca un medaglione rappresentativo degli attributi della Santa Titolare.
Sulla parete di ingresso alla chiesa, sopra il portale, vi è il coro; ingrandito nel 1683 è sorretto da colonne di colonne tortili in marmo rosso.
Il sottocoro è decorato con affreschi e figure allegoriche eseguiti nel 1769 da Francesco Sozzi, con l'aiuto di Alessandro D'Anna.
Gli affreschi rappresentano “Gesù che appare a Santa Caterina” e “Madonna che appare alla Santa” mentre le figure allegoriche rappresentano le “Virtù”.
La volta della chiesa fu dipinta da Filippo Randazzo nel 1744 con la “Gloria di Santa Caterina”.
Gli affreschi della cupola, eseguiti nel 1751, sono opera di Vito D'Anna e rappresentano il “Trionfo dei Santi Domenicani”.
La volta del presbiterio venne dipinta da Antonio e Paolo Filocomo nel 1728 e rappresenta l' “Anima in gloria ascende in Paradiso”.
L'interno della chiesa fu arricchito, nel corso dei secoli XVII e XVIII, da un magnifico manto parietale di marmi mischi, sculture e affreschi.
L'aristocraticità del monastero impose una ricchissima decorazione: marmi e stucchi dorati rivestirono le pareti della chiesa e ornarono le cappelle; si notino in particolare i preziosi quadri di marmi mischi e bassorilievi posti alla base della lesene della navata; i medaglioni con le storie di Santa Caterina, nella pareti.
A testimonianza delle esose donazioni liberali vennero apposti gli stemmi nobiliari dei casati delle badesse: stemmi Amato sul lato sinistro della navata, nel pannello raffigurante la fontana e nei due pilastri vicini, dove il leone araldico è raffigurato al di sotto dello stemma retto da coppie di putti.
Sul lato destro della navata, sul plinto a fianco della cappella del Carmine, raffigurante la “Probatica Piscina” e su quello vicino con il “Sacrificio di Isacco” sono inseriti gli stemmi della famiglia Bruno, formati da una banda trasversale oro in campo blu; nel Sacrificio lo stemma è arricchito da un crocefisso.
Fra tutti gli altorilievi, il famoso “Episodio di Giona” sul primo pilastro a destra, si stacca nettamente dagli altri per inventiva e finezza di esecuzione; viene attribuito allo scultore Giovan Battista Ragusa e databile prima del 1727, data della sua morte.
La prima decorazione a mischio interessò il rivestimento dei pilastri della cupola, ad eccezione delle quattro statue raffiguranti i Santi Domenicani: San Vincenzo Ferreri, San Pietro Martire, opera dello scultore Giovan Battista Ragusa, San Domeni e San Tommaso D'Aquino, dei primi decenni del '700.
Molte e pregevoli le preziosità artigianali della chiesa tra cui si ricordano: gli Angeli laminati in argento sull'altare principale, le griglie in argento a canestro fitto dei confessionali e del comunichino, recanti al centro il cane, simbolo dei Domenicani, il grande torciere secentesco della cupola.
Le differenze cronologiche nella decorazioni sono evidenti soprattutto nella statuaria che interpreta gli effetti plastici barocchi sino alla muratura grazia del rococò.
Le cappelle contengono una significativa antologia di pitture secentesche delle quali si ignorano gli autori.
Partendo dall'ingresso, a sinistra, si possono ammirare:
– Cappella della Concezione: “Nascita della Vergine”, a sinistra; “Immacolata”, al centro; “Adorazione”, a destra.
– Cappella del Rosario: “Madonna”, a sinistra; “Pio V benedice Andrea Doria”, a destra.
– Cappella di San Domenico: “Il rogo dei Libri proibiti”, a sinistra; “Massacro degli Albigesi”, in centro; “Madonna del Rosario”, a destra.
Sul lato destro:
– Cappella dei Sette Dolori: “Ultima Cena”, a sinistra; “Gesù sotto la croce”, in centro; “Deposizione”, a destra.
– Cappella del Crocifisso: “Lavanda dei piedi”, a sinistra; “L'adultera”, a destra.
– Cappella del Carmine: “La Madonna intercede per le anime del Purgatorio”, a sinistra; “Madonna del Carmelo”, in centro; “Trasfigurazione”, a destra.
Nell'ala destra del transetto si trova l'altare di Santa Caterina, eseguito dall'architetto Andrea Palma; la statua nella nicchia è opera di Antonello Gagini (1534), le altre figure scultoree sono del Ragusa.
Nel transetto di sinistra, accanto all'apertura su piazza Pretoria, si trova il sepolcro di Girolamo Assai Salomone.
Il Presbiterio ha il pavimento in marmo intarsiato.
Dietro l'altare maggiore in pietre dure e con tabernacolo in ametista si trova il sarcofago di Suor Maria del Carretto (1598), fondatrice della chiesa.
Oggi, del complesso edilizio originario del monastero di Santa Caterina, ovvero del monastero trecentesco, rimane ben poco e, comunque, l'ossequio della clausura impone il naturale riserbo.
Orario visite:
Invernale: Lunedì/Domenica 9,30/13,00
Estivo: Lunedì/Sabato 9,00/13,00 – 15,00/19,00; Domenica 9,30/13,00
(Tratto dalla brochure consegnata all'ingresso della chiesa stampata a cura della Itiner'ars, Associazione Turistico Culturale)
Foto di Mario Michele Spina