Dal 3 al 13 novembre racconti, performance e suggestioni dall’antica Persia, da Egitto, Inghilterra, Spagna, Israele. Senza dimenticare la Sicilia né le altre forme d’arte: scrittura, illustrazioni d’autore, film e laboratori per bambini, musica, proiezioni, seminari.
Festival di Morgana
Sarà un Festival di Morgana, questa edizione numero 47, che si lascerà cullare e incantare da racconti e affabulazioni di terre lontane. L’antica Persia, l’Egitto, Israele: terre che per la narrazione sono insieme radici e ali. Da questi luoghi remoti e misteriosi spesso si sono infatti diffusi racconti in forma scritta e orale che hanno sorvolato tempi e spazi, fino ad approdare a noi con le ali d’oro della narrazione, fino a diventare un’unica storia universale.
“Questa nuova edizione del Festival di Morgana scava nelle profondità di racconti e storie che, riproposti instancabilmente in tempi e spazi talvolta lontani, sono custodi di antichi saperi e al contempo catalizzatori e manifestazione aperta dei bisogni, delle paure, dei sogni e dei desideri di chi ancora una volta, o per la prima volta, vi si imbatte. Nel loro incessante rinnovarsi, nella loro capacità di accogliere e trasformarsi diventano luoghi pacificatori, capaci di contenere conflitti e tensioni nell’universo mitopoietico. È così che la ricerca delle radici diventa, con questa edizione del Festival di Morgana – commenta il direttore del Museo delle Marionette, Rosario Perricone – una ricerca di sé, attraverso e insieme all’Altro.
Il programma del Festival
Aprirà infatti il festival la narrazione orale persiana con le due pratiche narrative tradizionali del naqqali e del Pardeh-khani ma anche con una nuova creazione incentrata sul poema del poeta persiano Nezāmī; si prosegue con l’epica egiziana delle Cronache Bānū Hilāl, Al-Ṣīra al-Hilāliyya (riconosciuta dall’Unesco tra i patrimoni immateriali dell’umanità) fino a giungere a quella cavalleresca, con l’opera dei pupi e il cuntu, e il mito e la tragedia classici (Efesto, Perseo e Medusa) che rivivono, anche in riscritture critiche (Me_Dee). Repertori che rivivono nelle performance di narrazione e attraverso il teatro di tradizione e contemporaneo”.
Un appuntamento irrinunciabile e ormai storico, Morgana, che si svolgerà dal 3 al 13 novembre a Palermo: insieme al Museo delle Marionette Antonio Pasqualino – centro operativo e di spettacolo – i luoghi del festival saranno anche la Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi, la Chiesa SS. Euno e Giuliano e l’Istituto scolastico Rita Borsellino di Piazza Magione.
Si parte giovedì 3 novembre alle 11 proprio dal Museo delle Marionette, con lo spettacolo per burattini e attori El hombre cigüeña, della compagnia spagnola Titiriteros de Binéfar, in collaborazione con l’Istituto Cervantes di Palermo.
Nella periferia della città si trova uno stagno circondato dalla vegetazione, dove vivono anatre, rane, libellule e una cicogna che pesca. Un gruppo di bambini vi si reca per giocare, ma anche per osservare la vita, per vedere gli anatroccoli appena nati, come nuota la tartaruga e come la lepre scappa dalla volpe che la insegue.
Un bel giorno però arrivano le auto, che distruggeranno tutto per costruire una super urbanizzazione di lusso. I bambini cercano di fermarli, ma…
La storia è raccontata da due artisti di strada che sanno bene cosa è successo.
Dalla Spagna alle suggestioni dell’antica Persia, il pomeriggio prosegue ancora al Museo delle Marionette dove, alle 18.30, si terrà il seminario Fārsi shirin ast. Il persiano è dolce. Poesia, musica, narrazioni della tradizione persiana, moderato da Ignazio Buttitta, con Giovanni De Zorzi, Piero Grassini, Daniela Meneghini, Gioele Zisa.
Poesia, musica e narrazione sono intrecciate in un’unica trama nel mondo persiano. Questo seminario analizza tali relazioni non solo nella produzione letteraria e musicale colta, ma anche nelle forme di narrazione popolare. Il cuore tematico dell’incontro è rappresentato da una delle opere più affascinanti del poeta persiano Nezāmi Ganjavi intitolata Khosrow e Shirin dove poesia e musica si richiamano vicendevolmente.
A seguire, dalla teoria alla pratica con Naqqāli: Storia di Rostam e Sohrāb, con il naqqal (narratore) Mojtaba Hassan Beigi e Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney (Iran).
In scena il naqqāli, un’antica forma di narrazione orale iraniana nella lista dei patrimoni immateriali dell’umanità dell’UNESCO. Il naqqāl (il contastorie) narra le storie epiche preislamiche tratte da uno dei capolavori della letteratura persiana, lo Shāhnāmeh (Il libro dei re), poema epico composto nel X sec. da Abul-Qasem Ferdowsi. Le esibizioni avevano, e in parte hanno ancora, luogo nei caffè. Qui i contastorie stanno in piedi su una piattaforma (sardam) in mezzo al pubblico intento a sorseggiare tè, fumare la pipa ad acqua e a conversare. Le pareti dei caffè sono ricoperte di dipinti con soggetti a tema religioso, in particolare del ciclo del massacro di Karbala o delle vite degli Imam, o con scene tratte dallo Shāhnāmeh o da altre storie epiche. La performance inizia con la recitazione cantata di passaggi poetici di autorevoli compositori della ricca tradizione letteraria persiana. Si tratta di poesie di contenuto mistico, in cui è lodata l’onnipotenza di Dio, quale fonte unica d’amore e conoscenza. Segue la narrazione in prosa della storia (dāstān), tradizionalmente a puntate, intervallata da composizioni poetiche cantate.
Durante la narrazione il naqqāl impiega tutte le sue abilità performative per mantenere costante l’interesse e l’attenzione del pubblico. Egli modula la voce, cambiando intonazione in base al personaggio che interpreta o alle emozioni che vuole esprimere. Riproduce la frenesia dei campi di battaglia, il suono dello sferragliare delle spade e dello scoccare delle frecce. La prossemica gioca un ruolo importante insieme ai gesti e alle espressioni facciali.
Il naqqāli messo in scena in questa occasione, La battaglia di Rostam e Sohrāb, è certamente la storia più amata dai naqqāl e dal loro pubblico e uno degli episodi più tragici dello Shāhnāmeh. Rostam giunge in una città nel regno nemico di Turan, dove viene però ricevuto generosamente dal re locale. Di notte la bella principessa Tamianeh entra nell’alloggio dell’ospite e i due passano la notte insieme. La donna rimane incinta di un figlio che viene chiamato Sohrāb. Quando Sohrab cresce, decide di andare in Iran con un esercito con la speranza di incontrare e conoscere il padre, ma gli iraniani nascondono l’identità di Sohrāb a Rostam. In diversi combattimenti consecutivi, padre e figlio lottano corpo a corpo. Nel combattimento finale, Rostam getta a terra Sohrāb e conficca il suo pugnale nel suo fianco. Il morente Sohrāb dice che suo padre Rostam lo vendicherà. A quel punto, Rostam capisce chi è Sohrāb rendendosi conto di aver ucciso il proprio figlio.
Venerdì 4 novembre, ancora al Museo, alle 17, si torna in Sicilia e al tempo stesso si fa un viaggio, con lo spettacolo di opera dei pupi siciliani La vendetta di Bradamante della Compagnia Brigliadoro.
Spirano venti di guerra. L’esercito di Agramante vuole conquistare Roma per poi impossessarsi della Francia. Papa Adriano è preoccupato, e manda una lettera a Carlo Magno per spiegargli la situazione. Il sovrano invia Ruggiero a Roma per rassicurare il pontefice. Una notte, nel viaggio di ritorno per la Francia, il paladino chiede ospitalità in un castello, dove un covo di traditori gli dà la morte.
La notizia arriva in Francia e Bradamante, disperata, giura vendetta.
Un’ora dopo, alle 18, la tipica narrazione siciliana raggiunge le antiche terre lontane di cui è imbevuta questa edizione di Morgana con il cuntu Marfisa, l’imperatrice di Persia, di e con Enzo Mancuso.
Marfisa nasce dall’amore di Ruggiero di Risa e Galiacella, guerriera pagana, figlia di Agolante e sorella di Almonte d’Asia e Troiano. Prima di morire, dopo tante peripezie, la donna partorisce Marfisa in un bosco, insieme a un fratello gemello. Quest’ultimo viene allevato dal mago Atlante; Marfisa dal re di Persia Miriante. La bambina cresce forte e valorosa fino a diventare imperatrice del Paese. Si allea con Agramante imperatore… ma gli eventi porteranno Marfisa a ritrovare e riconoscere il suo fratello gemello.
Segue, alle 19 al Museo, la narrazione persiana Pardeh-khāni: Battaglia di Hazrat-e Abbās e Māred-ebn-e Sodaif, con Mojtaba Hassan Beigi, naqqal (narratore) e Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney.
Il pardeh-khāni (letteralmente “narrazione della tela”), noto anche come pardeh-dāri o shamāyel-khāni, è un altro genere narrativo tradizionale persiano, in cui vengono raccontate le storie sciite raffigurate in una tela, chiamata appunto pardeh. La tela usata dal narratore rappresenta varie scene del ciclo relativo al martirio dell’Imam sciita Hossein e al massacro di Karbala. Essa ritrae ben 365 volti e 70 dāstān (storie) e, pertanto, diversamente da quelle usate dai naqqāl, condensano l’intero ciclo sciita, che è dipinto non seguendo lo sviluppo narrativo lineare. Ognuno dei personaggi raffigurati ha un posto specifico, quello principale, tuttavia, si distingue per le sue dimensioni e la sua posizione al centro del dipinto, che gli permette di catturare immediatamente l’attenzione dello spettatore. Di solito al centro troneggia la figura, sempre serafica, di Abolfazl al-Abbās, figlio dell’Imam Ali e fratellastro dell’Imam Hossein, che sul suo cavallo bianco divide in due con la sua spada il volto quasi demoniaco del nemico omayyade di nome Māred-ebn-e Sodaif. Le figure-chiave della storia sciita acquistano in queste storie una vera e propria caratura eroica, paragonabile a quella di Rostam e altri eroi dello Shāhnāmeh. Nell’esibizione di pardeh-khāni verrà narrata appunto la storia di Hazrat-e Abbās e Māred-ebn-e Sodaif.
Alle 21, spazio invece a un’altra affascinante terra di racconti millenari: l’Egitto, con la narrazione Al-Ṣīra al-Hilāliyya. Cronache dei Bānū Hilāl, introdotta da Kawkab Tawfik. Con Ismaiel Abdelsamad Ismaiel Radwan (singer); musiche di Mohamed Shaker Ismail (rabāba), Mohamed Hussein Abouzid Hussein (ṭabla), Salem Atallah Ghamri Salem Hassane (duff, ḫāna).
Conosciuto anche come le Cronache dei Bānū Hilāl, Al-Ṣīra al-Hilāliyya è uno dei più importanti poemi epici della tradizione orale araba: racconta le gesta della tribù beduina dei Bānū Hilāl che, nel XI secolo, dal Najd, conquistò la Penisola Arabica e poi, passando per l’Egitto, il Nord Africa. Questa epopea, un tempo diffusa in tutto il Medio Oriente, è oggi rappresentata solo in Egitto ed è l’unica ad essere ancora eseguita nella sua forma musicale integrale. Accompagnata dalla rabāba e dalle percussioni (ṭabla, duff, ḫāna), viene recitata in occasione di matrimoni, circoncisioni, mawālid ed altre festività popolari religiose, in caffè o su piccoli palchi allestiti in viuzze secondarie. Una narrazione per secoli trasmessa oralmente e riconosciuta patrimonio immateriale dell’umanità dall’UNESCO.
Chiude, alle 22, Khosrow e Shirin. Narrazioni, canti e musiche dal poema capolavoro di Nezāmī, con Giovanni Calcagno, musiche di Piero Grassini e Tito Rinesi.
Si tratta di una delle storie d’amore più famose e diffuse in Oriente, dalla Persia all’India. Il suo segreto? Una straordinaria forza simbolica che coinvolge, commuove, e allo stesso tempo si interroga (e prova a rispondere) sul rapporto uomo-donna.
È un poema del XIII secolo, ma sembra scritto ieri, e ha una protagonista indiscussa: la musica. L’autore, Nezāmī, descrive le schermaglie dei due amanti, i due sovrani di Persia e Armenia che, come in una storia dei giorni nostri, non riescono a rimanere insieme perché le rispettive visioni della realtà rimangono troppo distanti. Dopo il racconto delle loro appassionanti vicende, si ritrovano però a pochi passi l’uno dall’altra, divisi solo da due tende, da cui comunicano attraverso due musicisti di straordinaria bravura e, con l’aiuto della musica, risolvono il loro terribile contrasto. L’intero poema è intriso di sensi allegorici e di metafore che nascondono un sistema cosmologico fatto di colori, pianeti, modi musicali e umori.
Sabato 5 novembre alle 17 si prosegue al Pasqualino con la replica dello spettacolo La vendetta di Bradamante della Compagnia Brigliadoro.
Altra replica, alle 18 e ancora al Museo delle Marionette, del cuntu Marfisa l’imperatrice di Persia, di e con Enzo Mancuso.
Spazio alla narrazione persiana, ancora al Museo, ma alle 19, con un altro naqqāli: Storia di Gordāfarid con Mojtaba Hassan Beigi, naqqal (narratore) e Eshag Chegini, percussionista e suonatore di ney.
La storia racconta di Gordāfarid, una delle eroine dello Shāhnāmeh (Il libro dei re), che, indossando un’armatura maschile, combatte contro Sohrāb, comandante dell’esercito turanico nemico. Viene però sconfitta da Sohrāb, il quale si rende conto del vero genere del suo avversario solo quando riesce a toglierle l’elmo, innamorandosi subito di lei. Gordāfarid è simbolo di coraggio e saggezza per le donne iraniane.
E, per chi se le fosse perse, chiudono la serata al Museo delle Marionette due repliche: alle 21, Al-Ṣīra al-Hilāliyya. Cronache dei Bānū Hilāl. Alle 22, Khosrow e Shirin. Narrazioni, canti e musiche dal poema capolavoro di Nezāmī.
Domenica 6 novembre, alle 12 al Museo, farà gli onori di casa la Compagnia Opera dei pupi messinesi Gargano con Scontro tra Perseo e Medusa (regia Venerando Gargano; voci Venerando Gargano, Margherita Bonanno; manovratori: Venerando Gargano, Margherita Bonanno, Giorgio Gargano, Martina Gargano).
Ad ispirare lo spettacolo è questa volta la mitologia greca. Le vicende narrano dell’eroe greco Perseo, dalla nascita fino allo scontro con Medusa. Acrisio, sovrano di Argo, esilia la figlia Danae e il nipote Perseo, figlio di Zeus, in quanto l’oracolo ha predetto che la sua morte sarebbe avvenuta per mano del nipote. Così il bambino e la madre vengono affidati a Polidette, sovrano dell’isola di Serifo. Il re si innamora perdutamente della donna che tuttavia lo rifiuta. Perseo intanto cresce assumendo sempre più le sembianze di un dio e ciò rende inquieti gli abitanti dell’Olimpo che chiedono a Polidette di eliminarlo, inviandolo a prendere la testa di Medusa. Perseo parte per l’impresa sperando di salvare la madre dalle insidie del malvagio re. Zeus, tramite la dea Atena, manda a Perseo le divine armi che aiuteranno il giovane nello scontro finale con Medusa.
Il pomeriggio al Museo riprende alle 16 con un film per bambini… di tutte le età, Palloncino bianco di Jafar Panahi, a cui seguirà il laboratorio Il pesciolino nero a cura degli artisti iraniani Kimia Kamyab e Sareh Gheys (età consigliata: 5-8 anni)
A Teheran una bimba ottiene dalla madre una banconota per comprare un pesciolino bianco striato di rosso che ha visto in un negozio. Ma i soldi finiscono in un tombino. A partire da quel momento, la piccola protagonista incontrerà i personaggi più incredibili: incantatori di serpenti, vecchiette casalinghe, passanti, un ragazzo afghano che vende palloncini. Una favola realistica e insieme magica, premio Caméra d’or al Festival di Cannes 1995.
A seguire, ecco il laboratorio Il pesciolino nero, di Samad Behrangi, a cura di Kimia Kamyab e Sareh Gheys.
Il pesciolino nero, stanco di nuotare sempre nelle stesse acque, decide di abbandonare la madre e il sicuro e familiare ruscello alla scoperta di cosa c’è oltre. Durante il suo viaggio incontrerà una serie di nemici, ma basterà tutto il suo coraggio per affrontare i pericoli del mare e aver salva la vita? Una straordinaria fiaba persiana che ha incantato generazioni di bambini e adulti, composta dal celebre insegnante, attivista, folklorista e scrittore Samad Behrangi. Una storia di coraggio e speranza, come lo stesso impavido protagonista, divenendo un esempio duraturo per gli altri, afferma: Ciò che importa è la traccia che la mia vita o la mia morte avrà lasciato nella vita degli altri. La fiaba esalta il desiderio di scoperta del mondo e allo stesso tempo le capacità di cooperazione reciproca per migliorare le condizioni di vita e il luogo dove si vive. Il laboratorio si propone queste capacità raccontando la storia insieme ai bambini. Una storia, considerata un’allegoria politica e per questo vietata nell’Iran prerivoluzionario, ancora oggi molto attuale…
Spazio, ancora al Pasqualino, al mondo del libro che si interseca con quello della musica alle 21, con la presentazione-concerto Le Storie cantate di Peppino Castello di Mario Incudine, pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino.
Interventi musicali e testimonianze di Peppino Castello, Mario Incudine, Giovanni Calcagno, Moni Ovadia. Coordina Sergio Bonanzinga.
Il mondo della narrazione orale è sempre stato pieno di fascino: vi si può decifrare l’invisibile e, attraverso la pietas della finzione, si possono raccontare verità scomode, personaggi speciali, vicende di sangue e di vendetta, storie di banditi e antiche leggende, ma anche avvenimenti storici o cronache della vita di ogni giorno. I cantastorie sono stati gli interpreti più “popolari” della narrazione riconfigurata attraverso la poesia cantata e le immagini, secondo una tecnica che, pur trasformandosi e aggiornandosi, è giunta fino ai nostri giorni. La scoperta di Peppino Castello stupisce ed entusiasma, perché apre orizzonti di analisi e nuove prospettive di indagine sulla figura odierna del cantastorie. La sua personalità atipica e sfaccettata, il suo impegno politico e sociale, il repertorio, lo stile interpretativo, la varietà dei temi trattati, il contesto sociale, i luoghi di esibizione, alternativi rispetto alla piazza tradizionale, e il suo essere artista a tutto tondo – poeta, teatrante, musicista, pittore, educatore – lo allontanano dalla figura del cantastorie tradizionale tratteggiandone, attraverso le storie cantate, una nuova identità che aderisce perfettamente al cambiamento dei tempi e alle nuove modalità di esibizione.
La seconda settimana del Festival di Morgana si apre con un altro appuntamento per i più piccoli, ai quali da sempre il Museo delle Marionette dedica grande attenzione.
Martedì 8 novembre alle 17, ecco la lettura ad alta voce (con i pupi della Compagnia Brigliadoro) del volume Berta del gran piè, Mainetto e Orlandino, pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino, con le illustrazioni dello stesso Pasqualino e del figlio Guglielmo Pasqualino.
La lettura si focalizza sulla prima parte del libro. Re Pipino doveva sposarsi, altrimenti il regno sarebbe rimasto senza eredi al trono. Il primo racconto dei Paladini di Francia inizia con il personaggio di Berta, la figlia del re d’Ungheria che va in sposa al vecchio re Pipino. Dopo varie traversie, grandi pericoli e battaglie, riesce a ricongiungersi con lo sposo e la famiglia.
Alle 21, la Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi ospiterà invece Colapesce, con Gigi Borruso e il Laboratorio di teatro di figura dell’Accademia di Belle arti di Palermo.
La leggenda di Colapesce rivive attraverso ombre manovrate a vista e suggestioni in uno spettacolo condotto e raccontato dal regista e attore Gigi Borruso. Alle parole del narratore si affiancheranno le musiche suonate dal vivo con la fisarmonica di Giacco Pojero.
Le ombre, la scenografia e la manovra delle figure saranno a cura degli allievi del corso di Teatro di figura dell’Accademia di Belle Arti di Palermo, condotto da Valentina Console, che coordina il progetto. Colapesce sarà infatti oggetto della tesi di laurea di due allievi del biennio specialistico di Scenografia dell’Accademia.
Mercoledì 9 novembre si apre alle 17, al Museo, con un altro appuntamento dedicato ai bambini: la lettura ad alta voce (con i pupi della Compagnia Brigliadoro) del volume Berta del gran piè, Mainetto e Orlandino.
Tocca stavolta a Mainetto, così veniva chiamato dai genitori da piccolo Carlo Magno. E non perché fosse destinato a grandi imprese, ma perché venne concepito su un carro, in un bosco chiamato “Magno”. Questo nome segnò davvero il suo futuro, perché divenne veramente un grande sovrano.
Alle 21, in replica alla Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi, ecco di nuovo Colapesce, con Gigi Borruso e il Laboratorio di teatro di figura dell’Accademia di Belle arti di Palermo.
Terzo e ultimo appuntamento, giovedì 10 novembre, alle 17, con le letture ad alta voce per bambini e i pupi della Compagnia Brigliadoro del volume Berta del gran piè, Mainetto e Orlandino, pubblicato dalle Edizioni Museo Pasqualino.
Eccoci a Orlandino, di cui si racconta l’infanzia. Nato in una grotta, come Gesù ebbe tre doni: nessuno poteva combatterlo senza aver paura, nessuno poteva resistergli più di tre giorni, nessuno poteva tagliare le sue carni. Qualcuno dice che ebbe i doni da San Giorgio e dalle fate alla nascita.
Ancora fiabe alle 18, al Museo, con la mostra Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino.
A cura dell’illustratrice Eva Christine Schenck e della casa editrice Torri del Vento, la mostra raccoglie le suggestive illustrazioni tratte dal volume Le avventure di Pinocchio, pubblicato dalla casa editrice siciliana e autorizzata dalla Fondazione Collodi.
In edizione limitata (soltanto 100 esemplari numerati), il libro di Collodi pubblicato nel 2020 presenta alcune peculiarità che lo rendono unico.
Il testo è tratto dall’Edizione Critica edita dalla Fondazione Nazionale Carlo Collodi in occasione del Centenario di Pinocchio (1983), a cura di Ornella Castellani Pollidori con il patrocinio dell’Accademia della Crusca. La biografia di Carlo Collodi è la versione vidimata dalla Fondazione Collodi. Gli incipit sono di Pietro Bongiorno in arte Petrus, amanuense e Tesoro umano vivente per l’ars scriptoria, che ha utilizzato un inchiostro creato appositamente per Pinocchio di Torri del Vento edizioni.
Alle 21, la danza approda alla Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi con lo spettacolo I Pupi (Le donne, i cavalier, l’arme, gli amori). Coprodotto dal Museo Pasqualino (ideazione regia e coreografia Giuseppe Muscarello con Marina Bertoni, Daniele Bianco, Mara Capirci, Michael Incarbone, musiche originali Pino Basile, disegno luci Danila Blasi, costumi Dora Argento, consulenza drammaturgica Valeria Vannucci), la performance indaga il mondo dei pupi. Rappresentare grandi storie attraverso corpi minuti è ciò che muove la tradizione dei pupi da sempre, inglobando le avventure, le sconfitte, le vicissitudini o forse più semplicemente le vite di persone e personaggi in scala ridotta. Con i loro corpi, retti da fili e attraversati da un’asta di ferro dal cranio al bacino, i pupi tentano di rispecchiare l’essere umano tanto a livello strutturale quanto metaforico.
Quel che accade nel processo coreografico è una trasformazione all’inverso, la visualizzazione di una linea sottile che mette in discussione l’istantaneità dell’agire, in cui rintracciare le possibili declinazioni di movimento nella postura del pupo. Partendo da questa immagine di fondo, il danzatore entra nella forma del pupo, fa propria la sua postura, si muove in autonomia pur rimanendo mosso da altro: è dunque sia puparo che pupo di sé stesso.
L’ultimo weekend del festival si apre venerdì 11 novembre all’istituto Rita Borsellino con Teatri Mobili, una miscellanea imperdibile di eventi a partire dalle 9.
A quell’ora inizierà infatti il laboratorio di costruzione di strumenti musicali. Alle 10.15, spazio allo spettacolo Manoviva nel Teatrobus (Compagnia Girovago e Rondella).
Un microcosmo dove solo le mani raccontano senza parole 30 minuti di spettacolo assolutamente unico. Manin e Manon meravigliano per la loro abilità: sono due incredibili personaggi capaci di esibirsi in numeri di giocoleria ed acrobatica, meglio di qualunque essere umano… lui non è solo giocoliere, ma anche one man band e mangiafuoco, lei funambola e non solo. Le luci della ribalta si accendono ed ecco aprirsi un mondo fantastico in miniatura dove tutto è possibile e reale.
A partire dai 3 anni, capienza teatrobus: 35 persone tra bambini e adulti.
Lo spettacolo verrà replicato alle 12.15
Alle 11.15, la Compagnia Dromosofista metterà in scena Antipodi nel Camionteatro.
Un punto qualsiasi sul globo ha il suo opposto. Paesaggi ed esseri molto diversi fra loro sono uniti da una linea uguale al diametro terrestre. Laddove tutto diventa raggiungibile pensiamo ad un luogo che esiste, ma che si allontana ad ogni nostro passo. Tre personaggi invitano il pubblico a seguirli in un viaggio agli antipodi del mondo. Un viaggio surreale su un cavallo in miniatura, tra personaggi stralunati e minuscoli uomini d’ombra in corsa.
Antipodi ė l’unione di diversi stili e tecniche del teatro di figura, dalle ombre cinesi alla manipolazione di oggetti, al teatro fisico.
A partire dai 7 anni; capienza camionteatro: 30 tra bambini e adulti.
Lo spettacolo verrà replicato alle 13.
Si torna al Museo delle Marionette alle 21, con lo spettacolo dello spagnolo Rocamora teatre, che mette in scena Identitas.
La marionetta metafisica. Una marionetta nuda, senza volto, nasce e muore sulla scena. Nel percorso della sua effimera esistenza, adotterà diverse maschere “larvali”, ciascuna di esse segnerà il modo di essere e di fare, assumendo così le identità che sono prefigurate da queste. Lo spettacolo così esplora l’essenza più pura della marionetta. Ci si addentra in una ricerca drammatica emozionante e sorprendente della sua esistenza, in cui tutto evolve sotto diverse coreografie contemporanee, con musica elettronica, ambienti di luce e video-sfondi.
Alle 22, la Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi ospita la Compagnia Sutta Scupa con Me_Dee di Ubah Cristina Ali Farah e Giuseppe Massa (regia Giuseppe Massa, con Elena Amato, Valentina Apollone, Antigone Appia, Gabriele Cicirello, Tamara Godunova, Queen Igbinigie, Sofia La Licata, Valeria Sara Lo Bue, Paolo Mannina, Anita Yao, scene e costumi Linda Randazzo, luci Vincenzo Cannioto, suono Giuseppe Rizzo, maestro puparo Gaetano Lo Monaco Celano, trainer Chadli Aloui).
Me_Dee affronta la tragedia di Euripide attraverso il multilinguismo e la multiculturalità. Questa riscrittura è infatti il risultato di alcuni laboratori a cui hanno partecipato attivamente rifugiati, immigrati, attori e studiosi di teatro. Ciò ha permesso di porre in evidenza tutti i richiami alla contemporaneità presenti nell’opera euripidea. Si è optato per una messa in scena minimale caratterizzata dalla contaminazione culturale e dall’uso del colore giallo e delle sue infinite sfumature, una sorta di amplificazione visiva ispirata alla ricerca del vello d’oro raccontata nel mito di Medea e alla pittura vascolare dell’antica Grecia. La nostra Medea è una straniera tradita, frammentata, emarginata, violata dal suo uomo e dalla cultura occidentale, è esplosa e si è rimaterializzata assumendo la forma del Coro delle Medee; quasi a voler sottolineare la pochezza di Giasone al cospetto della complessità della protagonista e in generale dell’universo femminile. Le parole di Euripide sono dunque a volte risuonate mentre la scena si riempiva di burka dorati e microfoni neri: Io lo scudo in guerra imbracciare vorrei prima tre volte, che partorire anche una sola.
Sabato 12 novembre, tornano in replica, a partire dalle 9 e all’istituto Rita Borsellino di Piazza Magione, le attività di Teatri Mobili.
Il pomeriggio, alle 18, la Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi ospiterà la compagnia israeliana The Train Theatre con lo spettacolo di marionette Tiny Ocean. Puppetry in an Aquarium (pubblico consigliato: 3-8 anni).
Una storia dolcissima e delicata, creata da Liat Shabtai e Maayan Resnick.
Nelle profondità dell’oceano, due piccoli pesci (uno argentato e uno rosso) sono alla ricerca di un meraviglioso tesoro nascosto in mare dopo un naufragio. Lo troveranno? Diventeranno amici?
Ecco un’avventura misteriosa e divertente che si svolge interamente sott’acqua.
Due attrici inventano e interpretano un minuscolo oceano fatto di tre acquari e tessuti. Creano così un mondo, raccontano una storia e immaginano un’avventura. In cui non è detto che il tesoro, alla fine, sia l’oro: forse è perfino più prezioso.
Il Museo delle Marionette vedrà in scena alle 21 le Avventure d’amore e d’amicizia di Bradamante e Marfisa, della Marionettistica Fratelli Napoli.
Marfisa, imperatrice di Persia, giunge dal misterioso Oriente a Parigi per allearsi con Agramante di Biserta contro Carlo Magno. La formidabile guerriera, splendente, tra amori e guerre intreccia le sue sorti con quelle di Bradamante di Dordona, sorella di Rinaldo e altrettanto formidabile donna in armi. Le due eroine provano teneri sentimenti per il conte Ruggiero dell’Aquila Bianca, capitan generale delle armate saracene. E così, come racconta Ludovico Ariosto nell’Orlando furioso, una tremenda gelosia d’amore si scatena fra le due, finché, per il provvidenziale intervento dell’anima del mago Atlante, Marfisa riconoscerà in Ruggiero il suo fratello gemello e stringerà con la futura cognata Bradamante sincera ed eterna amicizia. Conclusa la guerra tra cristiani e saraceni, le due eroine coroneranno col matrimonio le loro storie d’amore, ma le avventure non sono ancora finite.
Questi episodi si svolgono all’interno di una cornice costituita dai canti finali dell’Orlando furioso in cui si raccontano le fasi conclusive della rovinosa guerra di Agramante di Biserta: il duello ai pugnali di Rinaldo e Ruggiero sotto Arli, la distruzione completa delle armate africane e la sfida di tre contro tre all’isola di Lampedusa. Il racconto ariostesco viene presentato secondo la tradizione catanese dell’opera dei pupi, con grande rilievo dato soprattutto alla maestria vocalica delle parratrici.
Alle 22, ancora alla Chiesa SS. Euno e Giuliano ecco lo spettacolo di narrazione P3 – Coordinate popolari: II capitolo: Comu veni Ferrazzanu, di e con Giuseppe Provinzano.
Comu Veni Ferrazzano, è a tutti gli effetti un esperimento scenico: nell’opera del Pitrè, Ferrazzano, alter ego scaltro di Giufà al quale lo studioso ha dedicato diverse storie. Nella sua opera sarà una sorta di Virgilio, un trait d’union tra i vari capitoli della trilogia di cui lo spettacolo costituisce il secondo capitolo. In questo secondo lavoro si presenta in tutta la potenza narrativa e performativa. Questo personaggio condurrà lo spettatore tra le storie nelle storie, passando da una a un’altra, facendo scegliere al pubblico attorno a sé una o più storie delle tante che sarà in grado di raccontare. Un personaggio denso capace di raccontare tutto e il contrario di tutto, in un meccanismo aperto che si modifica di giorno in giorno, come lui era abituato a fare.
Domenica 13 novembre, ultimo giorno del festival di Morgana, si apre con la replica degli imperdibili spettacoli Teatro Mobili dalle 9 all’istituto Rita Borsellino di Piazza Magione.
Alle 10 e in replica alle 12, ecco al Museo delle Marionette l’inglese String Theatre Soledad con Il Circo degli Insetti.
Un circo che invita il pubblico a immergersi nello strano e meraviglioso mondo degli insetti. Scarabei e cavallette, vespe e libellule, dimostrano le loro abilità con precisione e buonumore. Presentato attraverso le marionette, lo spettacolo ripropone nuovi giochi usando le tecniche tradizionali delle marionette a filo di stampo vittoriano.
Alle 17.30, ancora al Pasqualino, Le mani di Efesto, della Compagnia Divisoperzero.
Figlio di Zeus e di Hera, Efesto, appena nato non fu accolto con amore, Hera infatti restò terrorizzata dalla bruttezza dell’essere che la regina degli dei aveva generato e così vergognandosi decise di scaraventare giù dall’Olimpo il piccolo dio. Caduto nell’oceano fu raccolto da una ninfa che lo portò nel luogo ritenuto da lei più sicuro: l’interno di un vulcano. Liberamente ispirato alla mitologia greca, lo spettacolo scritto da Francesco Picciotti racconterà attraverso i suoi burattini le avventure del prodigioso Efesto che, plasmatore di metalli e creatore di ogni genere di meraviglie, susciterà il desiderio da parte di Hera di possedere una delle sue creazioni, Efesto però chiederà qualcosa in cambio.
Lo spettacolo è a pagamento.
Alle 19, la Chiesa di S. Mattia Apostolo dei Crociferi ospita una nuova replica dello spettacolo di marionette Tiny Ocean. Puppetry in an Aquarium. Ultimo appuntamento con l’edizione 2022 del Festival di Morgana alle 21 alla Chiesa SS. Euno e Giuliano con la narrazione P3 – Coordinate popolari: I capitolo – ‘U pappaiaddu ca cunta tri cunti di e con Giuseppe Provinzano.
‘U pappaiaddu ca cunta tri cunti è una delle favole più significative riprese da Pitrè, capolavoro narrativo e drammaturgico di storie nella storia, capace di far viaggiare nel tempo e nello spazio tra reale e immaginifico, una storia carica di simbologia e saggezza popolare: una donna bellissima sposata ad un uomo che non può essere certo ricordato per la sua bellezza, due uomini che si innamorano di lei e che fanno di tutto per poterla avvicinare e conquistare. Anche trasformarsi in pappagallo per deliziarla, in mancanza d’altro, con dei cunti che accendano in lei stupore, passione e affezione.
Lo spettacolo traccia un filo comune tra i tre cunti che compongono la favola per creare un unico racconto performativo caratterizzato dalle immagini animate (di Petra Trombini) che sgorgano dalla bocca di un “narratore qualunque” (Giuseppe Provinzano), che si fa personaggio per diventare condottiero e animatore di questo viaggio dentro il mondo fiabesco del Pitrè.
Il Festival di Morgana è organizzato dall’Associazione per la conservazione delle tradizioni popolari – Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino e diretto da Rosario Perricone.
La 47° edizione è realizzata con il contributo di: Ministero dei Beni e delle attività culturali e del Turismo – Direzione generale Spettacolo dal vivo, Legge 20 febbraio 2006, n.77, progetto “L’opera dei pupi siciliani: pianificazione strategica, trasmissione, valorizzazione”; Regione siciliana – Assessorato del Turismo dello Sport e dello Spettacolo, Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana; Città metropolitana di Palermo; Comune di Palermo – Assessorato alle Culture; Instituto Cervantes; Ufficio culturale Ambasciata di Israele in Italia; Acción Cultural Española (AC/E);
in collaborazione con: Fondazione Ignazio Buttitta; Ersu; BAM -Biennale Arcipelago Mediterraneo, Associazione culturale MENO – Memorie e Nuove Opere.
con il patrocinio di: Unima Italia; Icom; Società Italiana per la Museografia e i Beni Demoetnoantropologici – SIMBDEA;
Come partecipare agli eventi
Ingresso libero (su prenotazione) agli spettacoli fino a esaurimento posti.
Prenotazioni: www.festivaldimorgana.it (prenotazione valida fino a 30 minuti dell’inizio dello spettacolo).
Informazioni: 091.328060 – www.museodellemarionette.it – www.festivaldimorgana.it