L’Orto Botanico di Palermo è un giardino sito in via Lincoln 2, istituito nel 1789. Custodisce e contiene circa 12.000 specie di piante, ed è sede del Dipartimento di Scienze Botaniche dell'Università della città.
La sue origini si fanno risalire al 1779, anno in cui l'Accademia dei Regi Studi assegnò un modesto appezzamento di terreno atto alle ricerche della neonata cattedra di Botanica e Materia medica. Nel 1786 fu predisposto già il primo cambiamento, trasferendo l’orto nella sede attuale, più spaziosa, che ben presto avrebbe ospitato moltissime piante di varia estrazione e provenienza, tra cui un raro esemplare di Ficus macrophylla, del 1845, e il primo drapello di Frangipani o Pomelie, simbolo della città.
Nel 1789, venne iniziata la costruzione degli edifici istituenti, composti da un corpo centrale, dal Gymnasium, sede della regia Schola Botanice, della biblioteca e dell’Herbarium, e da due corpi laterali: il Tepidarium e il Calidarium, dell'architetto francese Léon Dufourny, lo stesso che progettò la zona ancor oggi più antica del Giardino. Il cosiddetto Sistema Linneo è uno schema rettangolare diviso in quattro parallelogrammi, detti ‘Quartine’, e contiene le specie classificate secondo la tassonomia linneana del 1753, disposte qui su indicazione del botanico e padre francescano, Bernardino da Ucria.
Qui, e a pochi metri dall’Aquarium, si trovano alcune vasche contenenti diverse specie di piante acquatiche. La più grande è appunto rappresentata dall’impianto circolare dell’Aquarium, istituito nel 1798. Il giardino venne inaugurato ufficialmente nel 1795, e nel 1892 raggiunse l’estensione totale di 10 ettari circa.
Nel 1823 fu completata la costruzione della Serra Maria Carolina. Nel tempo, l’Orto si è infatti arricchito di un notevole complesso di serre (sei in totale), che attualmente ricoprono circa 1.300 m2 della sua superficie. Le serre ospitano principalmente piante provenienti da ambienti caldo-umidi (la Serra della Regione) o caldo-aridi (la Serra delle succulente); mentre una è specificatamente dedicata alle felci. La più antica è la Serra Maria Carolina; nota anche come Giardino d'Inverno, accoglie i visitatori con una statua posta su una fontana, prima di garantire l’immersione in un vero e proprio pezzetto d’Africa, con piante come quella del caffè e della cannella, e alcuni esemplari di buganvillea, di papaya e di ‘palma del viaggiatore’. Il padiglione fu un dono della regina Maria Carolina d'Austria, da cui prende il nome; in origine era in legno, ma nella seconda metà dell'Ottocento fu ricostruito in ghisa. Accanto a esso, sorgono due serre più piccole, habitat artificiali di orchidee e piante carnivore.
Il settore dal 12 al 15, occupa buona parte della zona Occidentale che confina con via Luigi Montemartini, e ospita piante disposte secondo criteri bioecologici e geografici; una su tutte è la cosiddetta ‘collinetta mediterranea’ che custodisce alcune specie spontanee caratteristiche della vegetazione mediterranea, inclusi alcuni endemismi e rarità. Il Settore Sperimentale è quello invece dedicato alle piante che vengono o sono state, sottoposte a studi. Piuttosto vasto, si trova nella parte più interna della serra, e sorge a Oriente, alle spalle del Giardino d'Inverno. Il Settore delle Piante Utili, che con esso confina, è più ridotto, perché conserva le piante di interesse medico-officinale, quelle tessili, da resina e gomma, da olio, da essenza e da corteccia.
Il Settore di Engler, o nuovo settore, rappresenta il lato più a Sud dell’orto botanico. È suddiviso in tre zone, ed è formato dall’incrocio con via Luigi Montemartini e via Archirafi; al suo interno include le piante che sono state disposte secondo la classificazione di Engler.
Il moderno Herbarium prende ancora in alcuni edifici adiacenti all’Orto, collocati presso il Sistema, progettato in base al lavoro di classificazione di Carl von Linné. La sua estensione occupa una superficie di circa 6.000 m2, e il suo corpo principale è costituito dalle collezioni che compongono il cosiddetto Erbario Siculo e l'Erbario Generale: settori arricchiti da piante di tipo medicinale, provenienti dall’Isola e da specie originarie di buona parte dell’Europa Mediterranea e dalle zone litorali dell’Africa, come Egitto e Algeria.
Nel 1993, entro le mura dell’Orto Botanico, si è dato vita alla banca del germoplasma, volta alla conservazione dei semi delle specie endemiche a rischio. Una volta catalogati e conservati, questi semi vengono messi a disposizione delle istituzioni, per incroci e germinazioni specifici.
L'Orto palermitano costituì, tra la seconda metà dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento, rilevante punto di riferimento per i numerosi orti botanici del Nord Europa, che ivi trasferirono molte specie ancora sconosciute o non ben classificate. All'Orto botanico di Palermo si deve l'introduzione del mandarino e del nespolo del Giappone, sul territorio del Mediterraneo; tra le sue specie notabili, il Ficus macrophylla, impiantato qui nel 1845 dalle Isole Norfolk, presente anche presso il Giardino Garibaldi. Si annovera anche un grande esemplare di Ginkgo biloba, varie specie di ninfee e il papiro egiziano; nonché un grande Albero del Drago e ben 2.000 specie di alghe e 1.600 licheni, un’antica Araucaria columnaris e una Cycas revoluta, donata da Maria Carolina nel 1793. L’orto si dimostra particolarmente ricco anche di diverse specie di palme; tra i molti esemplari, soprattutto non autoctoni, si annovera la Chamaerops humilis, unica palma spontanea di Sicilia e naturalmente la palma da dattero, presente in alcuni esemplari soltanto qui, e nei confini del Giardino Garibaldi.
I numerosi ambienti subtropicali dell’Orto, forniscono habitat e rifugio anche per una colonia di pappagalli della specie Psittacula krameri, ritrovatisi qui curiosamente, dopo essere fuggiti dalle voliere della vicina Villa Giulia in cui erano stati tenuti custoditi.
Il Giardino ospita inoltre i busti marmorei di alcuni dei personaggi che hanno partecipato o ispirato la costruzione della struttura stessa; come il busto del botanico settecentesco Vincenzo Tineo, a cui è stato dedicato uno dei viali su cui sorge un interessante esemplare di Chorisia speciosa, del botanico greco Teofrasto, scolpito e conservato in una nicchia con lavorazione a conchiglia, e naturalmente della scultura posta a commemorazione di padre Bernardino da Ucria.
Goethe visitò l'Orto Botanico durante il suo “Viaggio in Italia” (1786-1788); fu proprio in questa occasione che, si dice, partorì l’idea della “Urpflanze”, esemplare archetipico originario di tutte le specie vegetali.
Autore | Enrica Bartalotta
Foto di Mrio Michele Spina