Seduto ad un tavolo in un'elegante appartamento nel cuore del quartiere Capo a Palermo ho pensato "ma quanto è bella questa città" e poi l'ho detto, a bassa voce chiaramente. Il mio entusiasmo è stato smorzato dai presenti, consapevoli delle debolezze palermitane, intellettuali stanchi di lottare in un ambiente arido e in un luogo poco ricettivo, delusi dalle proposte culturali dell'isola, dal torpore che la avvolge. Saggi siciliani che, nonostante le ripetute critiche, non hanno mai lasciato la trinacria. Attorno a noi quadri di Pecoraino, Croce Taravella, Micciché, Cipolla. Non possiamo far finta di non vederli, la bellezza non sfugge nemmeno allo sguardo dell'osservatore distratto. Non è possibile astrarsi dalla splendida cornice che ci cinge, non ci si può nemmeno accontentare di così poco, sarebbe sbagliato e lo sappiamo.
Ma questa volta Palermo ce l'ha fatta, sarà capitale dell'arte contemporanea nel 2018. La biennale Futura, seconda solo alla biennale di Venezia, sarà ospitata nella nostra città. E ammettiamolo, ne avevamo bisogno, soprattutto dopo aver ricevuto due porte in faccia, la prima come capitalea europea dello sport 2016, la seconda come capitale culturale nel 2019. Però si sa, la verità sta nel mezzo, così portiamo a casa un ottimo risultato. E se ci chiederanno "Palermo può ricominciare dalla cultura?" potremmo rispondere, con il piacere dell'onestà, "Lo sta già facendo".
Bernardo Bertenasco