Ballarò è un mercato storico di Palermo, dedicato alla vendita delle primizie che caratterizzano le fiorenti campagne della zona.
Il noto mercato, che si presume sia il più antico della città, si estende da Piazza Casa Professa ai Bastioni di Corso Tukory verso Porta Sant'Agata. Esso dà il nome alla nota trasmissione storica a carattere politico di Rai Tre, nata nel 2002 su idea di Giovanni Floris. Molto probabilmente Floris trasse ispirazione dal mercato, che è caratterizzato e conosciuto per le sue ‘abbanniate’, i chiassosi richiami dei venditori che cercano di attirare i clienti e vender loro i propri prodotti.
Ballarò si presenta come un ammasso di bancarelle assiepate sulla strada; la merce, in vendita nelle cassette di legno, viene continuamente reclamizzata tramite grida e cantilene degli agricoltori o dei rivenditori, che ne attestano la buona qualità e il basso costo. Ballarò è stato dedicato principalmente alla vendita di frutta, ortaggi, verdure, carne e pesce, a differenza dei mercati della Vucciria o di Il Capo; ma tra i suoi banchi è possibile trovare anche articoli di uso domestico volti all’arredamento della cucina e alla pulizia della casa.
Tra le sue corsie, che si snodano all’interno dell’antico quartiere storico dell’Albergheria, è possibile anche trovare numerosi chioschi che vendono cibi cotti e di strada, tipici della cucina palermitana, come le cipolle bollite o al forno, le note e caratteristiche frittelline a base di farina di ceci dette panelle, i crocchè, il polpo e il quarume (interiora di vitello).
Il nome Ballarò sembrerebbe derivare dal termine ‘Bahlara’, che indicava un villaggio nei pressi di Monreale, da cui provenivano i mercanti arabi; per la dislocazione degli alimenti e per l’occupazione un po’ raffazzonata degli spazi, alcuni ritengono che il mercato sia infatti, come il mercato Lattarini, indiscutibilmente di origine araba, come confermerebbe la sua toponomastica, particolarmente rassomigliante all’espressione ‘Souk el Ballarak’; il souk è infatti il mercato per gli Arabi, ‘el Ballarak’ identifica quello degli specchi.
Per altri, il nome del noto mercato siciliano sembrerebbe invece originare da ‘Vallaraya’, nome di un re indiano della regione del Deccan.
Alcuni ancora, credono che il nome ‘Ballarò’ sia d’origine tedesca: Ferdinand Ballarò era infatti il capitano del Re Ferdinando di Aragona a Palermo, nel 1400; si dice anche che il mercato si chiami Ballarò per via dell’esistenza della famiglia Ballarò, che aveva il compito di riscuotere, per conto del Re di Spagna, una percentuale sulle vendite dei prodotti alimentari in vendita al mercato.
Autore | Enrica Bartalotta