Gli ambienti di gusto neoclassico-eclettico sono distribuiti su oltre 7.700 metri quadri, eretti tra il bastione di San Vito e La Porta Maqueda, sulle fondamenta della Chiesa delle Stimmate e dell'annesso monastero di San Giuliano.
I lavori iniziarono nel 1875 ad opera dell'architetto Giovan Battista Filippo Basile, padre di Ernesto Basile, noto esponente del Liberty e del modernismo siciliani.
Il monumentale e imponente progetto del Basile, voleva che il Teatro fosse ispirato ai templi e agli edifici greco-romani. Per le decorazioni, si richiese l’impiego di circa centocinquanta maestranze, esperte nell’intaglio della pietra; fu l'occasione, per l’impresa di costruzioni Rutelli, di ideare e utilizzare una rivoluzionaria gru con motore a vapore e un complesso sistema di pulegge/carrucole e cavi, che poté accelerare i lavori di sollevamento e trasporto delle enormi pietre lavorate. La gru è custodita ancora oggi presso il Comune di Palermo, tramite prototipo in scala donato al tempo dal Rutelli socio. L’apertura ufficiale del teatro risale al 1897; esattamente cento anni dopo venne riaperto dopo un lunghissimo periodo d'abbandono per motivi di restauro e attese di restauro.
La struttura è semplice e simmetrica, ed è caratterizzata dalla ripetizione costante degli elementi (colonne, finestre ad archi), tipici della decorazione greco-romana. Il frontone della facciata è incorniciato dal motto: "L'arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il diletto ove non miri a preparar l'avvenire".
L’esterno del teatro è caratterizzato da un ingresso tramite pronao corinzio a sei colonne, e monumentale scalinata disposta ai lati, con le allegorie della Tragedia e della Lirica dello scultore, il Maestro Cav. Mario Rutelli, figlio dell’Architetto Giovanni, rappresentate da due leoni bronzei. Le opere sono state realizzate dallo scultore Benedetto Civiletti. L'edificio è sovrastato da un'enorme cupola emisferica, costituita da un’ossatura metallica reticolare che s'appoggia a un sistema di rulli. Essi si regolano con il cambiare della temperatura, consentendo così un naturale equilibrio interno.
L'apparato architettonico della Grande Sala, si deve all'architetto Ernesto Basile, che si ispirò all’opera del Ducrot per realizzarne i ricchi arredi e le composizioni dei palchi. L'interno è decorato e dipinto da Rocco Lentini, Ettore De Maria Bergler, Michele Cortegiani, Luigi Di Giovanni. La platea è caratterizzata da un soffitto mobile composto da grandi pannelli lignei affrescati (cosiddetti petali) che vengono mossi da un meccanismo modulabile volto a consentire una perfetta aerazione dell’ambiente.
Nella rotonda del mezzogiorno o sala pompeiana, una volta riservata ai soli uomini, Basile riuscì a ricreare un particolare effetto di risonanza, che permetteva di rendere chiaro e comprensibile cosa venisse detto, soltanto ai convenuti al suo interno.
Nel 1990, il teatro è stato scelto per alcune riprese del film “Il padrino – Parte III”, per rappresentare il momento in cui il padrino, Michael Corleone, si reca a Palermo per assistere alla “Cavalleria rusticana” di Pietro Mascagni, presso cui debuttò il figlio.
Una curiosità: si dice che per le sale del teatro si aggiri il fantasma di una suora. Ma chi non crede alla leggenda, entrando inciampa in un gradino, il gradino detto ‘della suora’.
Autore | Enrica Bartalotta