Comprende le provincia di Messina e Catania, presso il bacino fluviale del fiume Alcantara, andando ad occupare l’area adibita alla riserva preesistente.
Il parco è particolarmente importante per via della sua particolare morfologia creata nel corso dei secoli. Fiumi di lava hanno scavato, disegnato, cesellato i profili della vallata e delle montagne, generando il comune di Fondaco Motta e le spettacolari e suggestive gole a strapiombo, le cui più famose sono le cosiddette Grotte dell’Alcantara. Un insieme di cavità capaci di raggiungere anche i 25 metri d’altezza e i 5-6 di larghezza, in cui l’acqua fredda del fiume si incanala, saltella, dando vita anche a cascate, laghetti e rigagnoli di una certa portata.
Il fiume così disposto, forma una sorta di confine naturale tra le due provincie, mentre il territorio, caratterizzato da formazioni basaltiche disposte talvolta a ‘canne d’organo’ e ‘a ventaglio’ oppure ‘a cataste di legna’, hanno contribuito ad aiutare gli studiosi a stabilire le evoluzioni dell’Etna e delle sue eruzioni.
Nel 1493, anche il Bembo, cardinale, scrittore e umanista, parlò del parco, descrivendolo come un luogo ricco di platani, querce e olmi. Oggi, nel suo territorio sopravvivono soprattutto il platano e i boschi di querce, dominati dalla macchia mediterranea di ginestro, mirto e nocciolo. Sono inoltre presenti cespugli del classico fico d’india, agrumeti e campi adibiti al pascolo.
La fauna è caratterizzata da una particolare varietà di di uccelli (ben 200), tra cui annoveriamo il falco pellegrino, il gheppio, il lodolaio e il martin pescatore. Il sottobosco è invece popolato da mammiferi e roditori, ma anche da rettili; da citare sono la volpe, la crocidura siciliana e il colubro leopardino. Presso le rive si può trovare il discoglosso dipinto, tipo anfibio della Sicilia, e nelle acque fredde del fiume la trota iridea, il triotto, l’anguilla e il ghiozzo.
Tutt’intorno al suo perimetro, sorgono alcune cittadine, divise quasi equamente tra le due provincie. Non è possibile non menzionare Taormina, ma val la pena anche visitare i centri più piccoli che promozioneremo qui; come Giardini-Naxos, Randazzo e Francavilla di Sicilia.
Giardini-Naxos è stato ritenuto il primo insediamento della storia di Sicilia. Fondato nel 734 a.C., venne nominato così dall’omonima isola nel mar Egeo.
Durante il XV secolo, nelle campagne adiacenti, si diffuse la coltivazione della canna da zucchero e il borgo si protesse militarmente tramite la costruzione di un torrione quadrangolare sull'estremità di Capo Schisò, che ampliò il castello medievale ancor oggi visitabile. Dal 1° gennaio 1847, Giardini ottenne l'autonomia da Taormina e nell'agosto 1860 dalla sua baia partì Garibaldi con i ‘Mille’, per dirigersi in Calabria.
Sul versante nord dell’Etna, sorge una cittadina prettamente medievale, dal toponimo piuttosto controverso e dalla storia vivace. Le mura e i resti di un bagno, testimoniano la presenza di una dominazione romana; inoltre, fino al secolo XVI, a Randazzo si parlavano tre lingue: greco, latino e lombardo. Si presume infatti che Randazzo facesse parte del gruppo di comuni fondati dai Lombardi di Sicilia, popolazioni non autoctone che si stanziarono in diverse località della regione, formando nuclei indipendenti legati alla lingua e alle origini ora di Piemonte, Liguria o Lombardia.
Merita una visita il Palazzo Reale (Casa Scala), presso cui soggiornarono diversi regnanti, tra cui anche Carlo V d’Asburgo e Federico II di Svevia, re di Sicilia, e la caratteristica Grotta del Gelo presso il Parco dell’Etna.
Nella valle dell’Alcantara, sorge Francavilla di Sicilia, presso cui si trova un sito archeologico datato VII secolo a.C., che fa supporre però anche la presenza di una civiltà più antica e sconosciuta, a cui si pensa appartengano gli impianti megalitici ancora in analisi presso gli studiosi.
La sua nascita si fa risalire all’anno 1000, e alla figura di Ruggero I d’Altavilla, nonno di Costanza, madre di Federico II di Svevia.
Non più visitabile ma comunque visibile, è il castello normanno costruito sulla sommità, di cui sono rimasti soltanto i ruderi. Da visitare sono le Gurne dell’Alcantara, complesso rappresentato da 16 laghetti di dimensioni variabili dai 5 ai 30 metri di diametro, in un percorso che si ricongiunge al Parco.
Autore | Enrica Bartalotta
Foto di Ambra Villa