Una pagina di storia siciliana da conoscere.
- Il Parlamento Siciliano è il più antico parlamento in funzione del mondo.
- Fondato nel 1130, da allora non ha mai smesso di funzionare.
- A renderlo unico è il fatto che abbia continuato la sua attività senza fermarsi.
Sicilia terra di arte, cultura e storia eccezionale. Nelle città della nostra Isola è possibile scoprire storie che, partendo proprio da qui, hanno segnato infiniti destini. Tra le mura del Palazzo dei Normanni di Palermo, ad esempio, è custodito un importante primato. Non tutti lo sanno, ma il Parlamento Siciliano è il più antico Parlamento in attività del mondo. Cosa significa questo? Significa che, nonostante si trovino Parlamenti più antichi, quello di Sicilia non ha mai interrotto la propria attività. Un bel record, vero? Ma partiamo dall’inizio e scopriamo tutta la storia.
La nascita del Parlamento Siciliano
Tutto comincia con il Parlamento del Regno di Sicilia, cioè la camera legislativa del Regno di Sicilia. La prima assise legislativa istituì il primo sovrano, Ruggero II di Sicilia, nel 1130. Ancora prima, nel 1097, c’era stata una prima assise a Mazara del Vallo, ma era un parlamento itinerante. L’ultima fu il parlamento che fu istituito in seguito alla Rivoluzione siciliana del 1848, in carica fino al 1849. Dopo la seconda guerra mondiale e l’autonomia speciale, nel 1947 sorse l’Assemblea Regionale Siciliana.
Si può parlare di Parlamento Siciliano moderno, dunque, dal 1130, per la proclamazione del primo Re di Sicilia. Vi erano tre “rami”, cioè “feudale”, “ecclesiastico” e “demaniale”. Non era un Parlamento deliberativo, ma solo con funzione consultiva e di ratifica dell’attività del sovrano. I deputati erano nobili potenti. Federico II introdusse un importante cambiamento, permettendo l’accesso parziale anche alla società civile. Dopo un periodo in secondo piano, durante la dinastia degli Angioni, il Parlamento fu fulcro per l’organizzazione del Vespro Siciliano. Durante la sollevazione, nel 1282, venne adottata la bandiera gialla e rossa con la Triscele, ancora bandiera siciliana. In quegli anni il parlamento era composto principalmente da feudatari, sindaci, conti e baroni. Era il re a convocarlo e presiederlo.
Il Parlamento di Sicilia nei secoli
Il Parlamento Siciliano fu protagonista di diversi episodi storici, come la seduta per l’elezione del re di Sicilia, nel 1410, alla presenza della regina Bianca di Navarra. Con i sovrani aragonesi la Sicilia perse la sua autonomia politica e un viceré governò l’isola, affiancato da un presidente del Regno, che presiedeva le sedute del parlamento. Secolo dopo secolo e dinastia dopo dinastia, si arrivò all’abolizione del regime feudale, nel 1812. Fu allora che venne promulgata la costituzione siciliana del 1812. La Costituzione prevedeva un parlamento bicamerale, formato da una Camera dei comuni, composta da rappresentanti del popolo, con carica elettiva, e una Camera dei pari, costituita da ecclesiastici, militari ed aristocratici con carica vitalizia e di nomina regia.
Nel dicembre del 1816, Ferdinando III riunificò formalmente i due regni nell’unico regno delle Due Sicilie, assumendo il nome di Ferdinando I delle Due Sicilie, e così provocando la decadenza, anche giuridica, di costituzione e parlamento siciliani. Con i Borbone delle Due Sicilie la Sicilia, dopo secoli di indipendenza, si ritrovò governata da Napoli e la ricostituzione del Parlamento si riebbe durante i moti del giugno 1820 quando fu riaperto il parlamento, ripristinata la costituzione siciliana del 1812 e venne proclamato un governo che durò pochi mesi, fino a quando fu inviato da Napoli un esercito che riconquistò l’isola.
La Rivoluzione Siciliana del 1848
Il Parlamento Siciliano riacquistò la sua centralità durante la Rivoluzione del 1848. A Palermo si riunì il “Parlamento generale di Sicilia” nella chiesa di San Domenico. Vincenzo Fardella di Torrearsa fu eletto presidente del parlamento e Ruggero Settimo capo del governo. Si dichiarò decaduta la dinastia borbonica, proclamato il Regno di Sicilia come monarchia costituzionale, indipendente dal Regno delle Due Sicilie, e si offrì il trono vacante di Sicilia al Duca di Genova Alberto Amedeo di Savoia. Il parlamento decretò una nuova costituzione, ma la sua vita fu breve.
Dopo il cosiddetto “decreto di Gaeta” del 28 febbraio 1849, Ferdinando II di Borbone iniziò a riprendere possesso della Sicilia. Il parlamento riunito a Palermo accettò le proposte fatte da re Ferdinando II: uno statuto ispirato alla costituzione del 1812, un proprio Parlamento con una Camera dei pari e una Camera dei comuni, e la nomina di un viceré.
L’Assemblea Regionale Siciliana
Dal passato arriviamo al presente, con l’Assemblea Regionale Siciliana. Questa dal 1947 e l’organo legislativo della regione. In virtù del suo particolare stato legislativo e storico, è l’unica assemblea regionale all’interno della Repubblica italiana i cui componenti sono definiti deputati dall’art. 7 dello Statuto speciale di autonomia che è adottato con legge costituzionale. Questo aspetto, unitamente alla peculiare autonomia regolamentare e organizzativa sancita dall’art. 4 dello stesso Statuto, fa si che l’Assemblea regionale siciliana sia l’unico organo legislativo regionale all’interno della Repubblica italiana cui è riconosciuta la dignità di parlamento. Si tratta, inoltre, della prima assemblea legislativa elettiva regionale riunitasi in Italia dopo la fine della seconda guerra mondiale. La prima seduta, dopo le elezioni regionali del 30 aprile 1947, avvenne il 25 maggio 1947. Foto: Lasterketak – Opera propria, CC BY-SA 4.0.