Avete mai riflettuto sul fatto che esistono parole siciliane che non si possono tradurre?
La lingua siciliana è davvero meravigliosa. In tutta l’isola, le diverse varietà dialettali hanno dato vita a tantissime sfumature. Ci sono alcuni termini che, quando vengono tradotti in italiano, non rendono allo stesso modo: hanno una forza tutta loro e alcune espressioni non riusciranno mai a dare la stessa idea, quando vengono tradotte.
Oggi abbiamo deciso di parlare proprio di questi termini.
Quando parliamo di parole siciliane che non si possono tradurre, ci riferiamo a quelle espressioni che danno il meglio di sé solo in versione originale. Un po’ come accade per i proverbi. È ovvio che esiste un corrispettivo in italiano, ma non può competere con la bellezza che solo la lingua siciliana sa avere!
Il nostro elenco può essere ampliato e, anzi, vi chiediamo una mano: scriveteci, anche nei commenti, per suggerirci altre parole da aggiungere!
Le parole siciliane che non si possono tradurre
- Cataprasima: si utilizza per indicare qualcuno che non è in grado di fare qualcosa.
- Atturrunato: ghiacciato, molto freddo.
- Arripudduto: raggrinzito.
- Struruso: indica una persona antipatica.
- Sivo: si utilizza per indicare uno stato d’animo particolarmente frivolo, accompagnato da abbondanti risate.
- Cusciuliari: questo verbo viene utilizzato in riferimento a qualcuno che sta sempre in giro.
- A tignitè: in grande quantità.
- A pinninu: potremmo dire che sta a indicare una discesa molto ripida.
- Chi pàmpini: si utilizza per indicare qualcosa di eccezionale, nella tipica espressione “Cose chi pampini!”.
- Accura: l’espressione esortativa “Stai accura!” si utilizza per invitare qualcuno a fare attenzione.