Il Castello “Grifeo” di Partanna, una delle fortezze meglio conservate dell’intera Sicilia e parte integrante del Parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria, sabato 28 maggio alle 18.30, apre con un interessante progetto museale.
Alla presenza del Presidente della Regione, Nello Musumeci, dell’Assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà e del sindaco di Partanna Nicolò Catania, verrà illustrato il nuovo progetto museografico curato dall’architetto Bernardo Agrò, direttore del Parco, e saranno descritti i contenuti delle quattro sezioni in cui si articola.
Si parte dall’area Archeologico-Preistorica, dove sono presenti reperti di età compresa fra il Paleolitico e il Neolitico provenienti, in larga parte, dall’area archeologica di Contrada Stretto Partanna e da alcune necropoli del territorio belicino, dove si trovano tombe a grotticella e a camera datate tra la media e la tarda età del Bronzo.
Tra i reperti alcuni fossili rinvenuti nella valle che hanno permesso di documentare in questo territorio la presenza, gia’ nel pleistocene (180.000 a.C.), di animali da tempo scomparsi in Sicilia quali elefanti, ippopotami e cervi. Ciò a dimostrazione che il Mediterraneo, nel corso dei millenni, è stato un mare poco profondo e con terre emerse, tanto da consentire agli animali di grossa taglia di spostarsi dal continente africano fino in Sicilia.
Di grande evidenza anche una curiosa attività clinica che risale al Paleolitico. La sezione di Arte medievale e moderna custodisce dipinti e affreschi che risalgono a un’epoca compresa tra il XV – XVII secolo. Spicca il portale d’ingresso della” Sala del Trono” che e’ sormontato da un bassorilievo marmoreo opera di Francesco Laurana che ebbe bottega a Partanna nel 1468. Particolarmente prezioso per la sua bellezza, ma anche per la singolarità della vicenda che ne ha determinato la deturpazione, il polittico della Madonna del Rosario tra Santi domenicani, datato 1585 proveniente dalla chiesa di San Francesco d’Assisi che porta la firma del pittore fiammingo Simon de Wobreck, attivo in Sicilia tra il 1557 e il 1585.
L’opera nel 1910 fu portata presso i depositi della galleria regionale di Palazzo Abatellis a Palermo in seguito ad un atto vandalico perpetrato da un sacrista. L’ultima sezione è costituita dalla casa-museo dove sono presenti gli arredi della famiglia Adragna che testimoniano la vita nel Castello tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, ivi inclusa la trasformazione di alcuni ambienti in locali destinati ad attività produttiva.
È il caso delle antiche scuderie dove si trovano botti monumentali e antichi palmenti per la produzione del vino. La sezione comprende una raccolta di oggetti di carattere etno-antropologico che testimoniano momenti di vita e ritualità della comunità nel tempo. In questo spazio, realizzato in collaborazione con associazioni culturali come Iter Vitis, l’itinerario internazionale riconosciuto dal Consiglio d’Europa, si racconta la storia millenaria del vino in Sicilia, realizzando una connessione ideale con il parco archeologico di Selinunte dove, attraverso il progetto “colture culturali” si è già dato corso alla produzione di grani antichi e al recupero della coltivazione di antichi vitigni.