Perché la Conca d’Oro si chiama così? A rispondere a questa domanda, apparentemente semplice, è Gaetano Basile. Lo storico e giornalista palermitano ci accompagna alla scoperta di “Palermo e i suoi monti“.
Nell’ambito del Festival RestART, Basile è stato protagonista di una serie di incontri dedicati alle storie e alle storie del capoluogo. Dopo “Palermo e il suo Mare” e “Palermo e i suoi Fiumi“, è stata la volta dei monti.
E, parlando di monti, non si può non fare accenno anche alla Conca d’Oro: “Io direi di fermarci un attimo e osservare questo bellissimo anfiteatro che è alle spalle di Palermo. È la Conca d’Oro. Ma come nasce la Conca d’Oro? Chi ebbe l’idea di chiamarla così?”, ha detto.
Facciamo un passo indietro e cominciamo dall’arancio, in siciliano “aranciu“, maschile: è l’arancio amaro, l’unico tipo di arancio che conoscevamo. Alla fine del Quattrocento, arrivarono numerose navi mercantili portoghesi, che vennero a portare un altro tipo di “arancio”. Un arancio dolce, giallo e buono da mangiare.
“Noi, allora, chiedemmo subito ‘Come si chiama?'”, ha aggiunto Basile. “Risposero che l’avevano comprato in Estremo Oriente e che quelli che glielo avevano venduto lo chiamavano nāranj, nāranğ. Noi, che siamo furbi, abbiamo tolto la n e diventò arancia, per distinguerla da aranciu amaro“.
Questa arancia ebbe un successo incredibile: se ne comprarono quantità enormi, che vennero impiantate sulle colline che circondano Palermo ad anfiteatro. Lì crescevano benissimo, era uno spettacolo. “Dato che queste arance cominciavano a maturare all’albero, illuminate dalla luce che viene da Bagheria, tanto per capirci, cominciavano a dare un colore dorato”, ha spiegato Basile. “Ecco perché la chiamammo Conca d’Oro“.
Un personaggio molto illustre rimase colpito da tutto questo: si chiamava Patella, ma aveva latinizzato il suo cognome e si faceva chiamare Abatellis. Era un “portolano del Regno“, cioè sovrintendeva i porti del Regno di Sicilia. Era un uomo di grande potere e ricchezza. A Palermo si fece costruire un palazzo eccezionale dal più grande architetto che c’era all’epoca: Matteo Carnalivari.
Abatellis, innamorato di queste piante portate qui dai portoghesi (ecco perché le chiamiamo Portogallo), li volle nella sua villa. Palazzo Abatellis aveva alle spalle un aranceto, il primo aranceto privato.