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  • Isola delle Femmine perché si chiama così?
  • La vera storia dell’Isola di Palermo.
  • Cosa c’è sull’isoletta e l’origine del nome.

Se avete percorso l’autostrada A29 partendo da Palermo, conoscete bene un caratteristico elemento del paesaggio lato mare, che si incontra nel tratto iniziale. Quell’elemento è un’isoletta tra storia e leggenda, che si vede da lontano e fa viaggiare con la fantasia, a partire dal suo nome: Isola delle Femmine.

Già, difficile non chiedersi cosa ci sia sopra o perché si chiami proprio così. Ad accrescere la curiosità, il fatto che si scorgano dei ruderi. Viene voglia di salire in barca e fare la traversata, ma solo dopo aver distolto lo sguardo da quella costa così ricca di calette e spiagge. Il Comune palermitano, chiamato affettuosamente “Isola” ha lo stesso nome dell’isolotto, la cui leggenda è tramandata da una generazione all’altra.

Isola delle Femmine perché si chiama così

Bellezza a parte, ad accrescere il fascino della costa palermitana, ci pensa sicuramente questa isoletta di Palermo. Per scoprire perché l’Isola delle Femmine si chiama così, dobbiamo anzitutto partire da quei ruderi che si vedono da lontano. Una torre ormai diroccata. Sapete cosa c’era in quella torre?

Secondo una delle versioni più accreditate, sull’Isola c’era un’antica prigione per sole donne. E questo è solo l’inizio. In un’altra versione si narra che 13 fanciulle turche, macchiatesi di gravi colpe, furono costrette dai parenti a imbarcarsi su una nave priva di nocchiero, quindi lasciate alla deriva. Per giorni e giorni furono trascinate dal vento, fino a quando la tempesta non le condusse in un luogo speciale.

Quel luogo era un isolotto nella Baia di Carini. Qui le donne vissero da sole per 7 anni. Trascorso questo tempo i parenti, pentiti per averle fatte imbarcare, andarono a cercarle. Quando le trovarono, si stabilirono con loro, fondando la città di Capaci, scegliendo per l’isolotto il nome Isola delle Femmine. E siamo a due storie. Come sapete, non c’è due senza tre.

Il Conte di Capaci e l’Isola delle Femmine

Viola Dante ci racconta infatti che una leggenda parla di un conte, il Conte di Capaci. Questi era innamorato di una bellissima donna che, però, non lo ricambiava. «Spinto dalla gelosia e dall’astio per il rifiuto egli l’avrebbe condannata a condurre una vita di solitudine sulla torre di un isolotto, così che nessuno potesse averla. Sola e disperata, una notte di maestrale, si suicidò gettandosi tra i flutti che battevano sugli scogli», ci spiega Viola. Che aggiunge:  «Da allora, quando soffia il vento da nord-ovest, si possono ancora sentire le sue grida strazianti di dolore provenire dall’isolotto».

Ad accrescere il mistero e il fascino di questo luogo, ci pensa anche un’altra versione della storia. Questa volta si chiama in causa una lettera di Plinio il Giovane, indirizzata a Traiano. Si legge che sull’isolotto risiedevano bellissime fanciulle, che si offrivano in premio ai vincitori delle battaglie. Anche questa, però, non è l’unica interpretazione.

La verità sul nome dell’Isola delle Femmine

L’etimologia del nome dell’Isola delle Femmine, in realtà, sarebbe il frutto di un lungo processo di italianizzazione. A questo punto, vi consigliamo di mettervi comodi, perché è una storia bella “inturciuniata“, come diciamo noi siculi. Una storia, cioè, “attorcigliata”, “complessa.

Nella tradizione popolare il nome dell’isola sarebbe stato “Insula Fimi“, a sua volta derivato da un processo di omologazione di “Isola di Eufemio“, con un riferimento al generale Eufemio di Messina, governatore bizantino della Sicilia. Volendo, potrebbe anche esserci lo zampino degli Arabi (e la cosa non ci stupisce affatto).

Secondo alcuni, infatti, il nome “Fimi” sarebbe una latinizzazione del termine arabo “fim” الفم،), cioè “imboccatura”, ovvero lo stretto canale che separa l’isola dalla costa dell’omonimo comune. La torre che vediamo oggi non sarebbe mai stata un carcere, ma piuttosto una comoda postazione di avvistamento. Utile per difendersi dall’arrivo improvviso di navi sconosciute.

Isola delle Femmine, il segreto in mezzo al mare

Una traccia “storica” si trova in un bollettino ecclesiastico di Monreale, datato 1912, come spiega il Comune di Isola delle Femmine. Nel documento si legge che, con l’antico nome di “isola di fimi”, risalente al 1176, si intendesse l’isola che sorge all’imboccatura del seno marittimo che si estende verso ovest sino a Punta Raisi, nel territorio di Carini. Definito anche “prope portum gali”, poi Porto di Gallo nel 1581, oggi corrisponde al punto di Grotta dell’Olio, tra il promontorio di Barcarello ed il Malpasso. In una data imprecisata venne costruita la Tonnara di fimi, dal latino fimis trascrizione del vocabolo arabo fim (bocca o imboccatura), termine poi trasformato nel dialetto fimmini ed italianizzato in femmine.

La torre sull’isola faceva parte insieme alla torre sulla terraferma del  parte del sistema di avviso delle Torri costiere della Sicilia. Quella sulla terraferma è sicuramente la più antica, di forma circolare- La tipologia richiama quelle coeve di Capo Mongerbino e di Capo Rama, probabilmente costruite nel Quattrocento al tempo del re Aragonese Martino il giovane. Quella sull’isolotto è invece di tipologia riconducibile all’architetto fiorentino Camillo Camilliani, noto per essere stato l’artefice della Fontana Pretoria a Palermo. – Foto: Wind&WutheringLicenza.

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