Perché si dice Pesce d’aprile? La risposta arriva dall’illustre Giuseppe Pitrè, folclorista siciliano noto in tutto il mondo. Vi proponiamo di seguito una sintesi tratta dal suo “Pesce d’aprile” (Tipografia del Giornale di Sicilia, Palermo, 1891).
A quanto pare, questo modo di dire sarebbe arrivato in Italia nell’Ottocento, dalla Francia.
Fonte: Accademia della Crusca.
Pesce d’aprile spiegazione di Giuseppe Pitrè
«In Genova, come in ogni parte d’Italia, l’uso era ed è comune, tanto da dare origine al motto popolare:
A-n primmo d’Arvi, / Unn-a barla a se poeu di
(al primo d’aprile una burla si può dire); si può dire e si può anche fare, perché gli scherzi del 1° d’aprile non sono soltanto di parole, come il dar a credere una sciocchezza od una esorbitanza; ma anche di fatti, come il far andar uno a compiere una incombenza priva di scopo, il mandare un involto o un fardello a persona che, capito lo scherzo, rimanda il messo a un’altra, questa ad una terza persona e via di seguito. Nella stessa Genova, come in Bologna e altrove, si suole spedire, per mezzo della posta, lettere suggellate ad amici e conoscenti, nelle quali sono scritte le seguenti parole:
Gri gri, / L’è primmo d’Arvi.
Anche nel Parmigiano l’uso è formulato in un proverbio, che suona:
Al prim d’Avril / A s’fa coror i pit,
cioè: Il primo d’Aprile si fan correre i tacchini; e tacchini, figuratamente, son detti gli sciocchi.
Questo si dice pure in Bologna:
Al prem d’Avrel / As fa côrer i mat.
[…] Secondo Fr. Nicolai, “a Firenze, su una piazza dove non si vendono dei pesci, trovasi una pittura piuttosto cattiva, ove sono dipinti diversi pesci. Se il giorno primo di Aprile si può capitare un sempliciotto merlotto che ancora non sappia questo, allora è trovato lo scherzo popolare di mandarlo in quella piazza per comprare dei pesci magnifici. Egli ivi, domandando di questa merce, viene subito circondato dalla plebe con grandi risate, ed accompagnato dalla medesima per diverse strade finché non gli riesca di scappare.
A Modena, Milano, Torino ed altre città d’Italia è molto in uso nel giorno primo di Aprile di mandare uno, al quale si desideri tendere un agguato, con una lettera che si dice di grande premura, ed alla quale si deve portare una risposta. Quando la lettera viene aperta, non vi si trova altro che un pesce dipinto disegnato: ciò che poi è motivo di una scena ridicola fra chi riceve la lettera e chi la consegna”.
[…] Per ciò si può ben comprendere il proverbio calabrese di Laureana di Borrello e del suo mandamento:
A lu primu d’Aprili / Duvi ti mandanu nu nei jiri
E di Monteleone-Calabro:
Oj jè à prima ‘a’prili. / Cui ti manda no nei jiri.
…e in Europa
[…] In francese, Donner o Faire manger du poisson d’Avril vale ingannare, corbellare: e On donne un poisson d’Avril quando “si fa correre chi si vuol burlare in luogo lontano; il quale luogo non possa da lui rinvenirsi, perché non esiste la casa, la bottega, la chiesa, ecc. O, rinvenuto, vi sia male accolto, e beffato”, come dice L. Passarini; quando si fa credere una falsa novella. Nel Belgio, gli spots (proverbi) walloni non nominano, che io sappia, il poisson d’Avril, ma ne richiamano l’usanza con una frase allusiva alle piacevolezze del primo Aprile: Aller qwèri l’prumi jou d’Avri (andare a cercare il primo giorno d’Aprile), cioè esporsi alle risate come vi si espone chi inghiotta un pesce d’Aprile, pesce che, quando sia in numero plurale per le canzonature che si fanno, prende il nome […]di petas nelle isole Azzorre, di enganos in Porto.
Come si scherza(va)
Tutta l’Europa festeggia con burle d’ogni genere e d’ogni specie questo giorno, meno la Spagna.
Nel Portogallo stesso, che con la Spagna forma la penisola iberica, o dia dos enganos mette in moto semplicioni e ragazzi nel disbrigo d’incombenze impossibili, come quella di trovare una fune per legare il vento od oggetti che non esistono, di far dei presenti finti, offrire dei boli pieni di stoppa, buttare sulle vie cartocci con sabbia o terra ecc.
In Parigi i droghieri si veggono comparire dei semplicioni quando per una libbra di sale sciapito (sal dessalé), quando per un quarto di uova di gallo, quando per due soldi di polvere di patagone e quando per l’olio da cavar macchie. Si mandano fanciulli in cerca d’una fune da legare il vento, d’un bastone a una sola estremità, d’un luccio senza spine ecc. Nella Bassa Brettagna, così in città come fuori, il peskik avril (piccolo pesce di aprile) è festeggiato con ogni maniera di gridi e di voci. In Douarnenez si manda a cercare dell’aceto dolce (vinaigre doux) presso i farmacisti, o due soldi di forma di guanti. In Ploaré si dà la commissione di andare a domandare al conciatetti una corda da distornare il vento. In Audierne si prega d’andare in cerca della pietra da affilare i capelli; in Chateaulin si fa domandare dieci soldi di pane mangiato; in Trévérec, altrettanto di piedi di anguille salate o di code di rane. Nell’isola di Sein, in Audierne e in siti vicini, il pesce è sostituito dal gallo d’aprile: Kolk avril. I minchioni che si riesce a cogliere vengono salutati col motto canzonatorio: Kog avrìl, mis me, Kog ie: gallo d’aprile, mese di maggio, gallo pure; che può intendersi cosi: Siamo in aprile, lo sarà egualmente in maggio.
Nell’Alta Brettagna, dopo le citate commissioni impossibili, si accoglie il reduce canzonato con una padella in mano e col grido: Poisson d’avril! Poisson d’avril! e si fa finta di metterlo nella padella dicendo che lo si va a friggere. Il Sébillot, […] rileva […] l’uso dei cuochi di mandare i loro guatteri a cercare “lou molle de las gogas”, la forma del sanguinaccio, invece della quale essi riceveano un oggetto pesantissimo; e cita parimenti l’uso del comune di Gex di mandare pel lievito da far salsiccia, ovvero per la misura della mezzina di lardo di maiale. Nella Svizzera, e particolarmente in Ginevra, s’incaricano gli apprendisti dei falegnami e dei legnaiuoli della ricerca d’una barletta da rigonfiare il legno, di uno stoppino per formare dei buchi quadrati, ecc. I magnani mandano a vendere le scorie del ferro presso i mercanti di acqua di Seltz o a lavarle per farne limonate. Gli apprendisti-tipografi si fanno andare per la pietra da affilare il compositoio, per la spaziatura (espaces italiques), e chi più ne ha, più ce ne metta.
[…] [In Belgio] Sono specialmente i ragazzi furbacchiotti quelli che preparano le false commissioni, le richieste di cose inverosimili o di esistenza chimerica. La loro vittima è incaricata di comprare due soldi di semenza d’aghi, una ruota quadrata, un’ascia a tre tagli, un mazzapicchio a due manichi, un po’ di latte di majale ecc., e poi scherzi, giuochi e biricchinate da non si dire. Nelle officine piovono gli ordini degli operai a’ loro allievi per la ricerca ora d’una chiave dei pilastri, ora d’una lucerna senza stoppino, ora di olio di braccio, ora (e questo alle reclute) del granello di argento del casermaggio per forbire le armi, e via di seguito.
In Inghilterra, e specialmente nelle contrade più vicine alla Scozia, il pesce d’Aprile si appresta in due giorni chiamati gowk days. La commissione delle cose che non esistono è ordinaria, ma la più comune è quella di far portare da un sito all’altro una lettera, nella quale è scritto il motto tradizionale:
The first and second of Aprile / Hound the gowk another mile.
Si capisce bene che qui il cuculo (gowk) è lo sciocco, che s’è lasciato canzonare.
In Germania si coglie volentieri questa occasione per Einen o Jemanden in den April schicken (mandare qualcuno nell’Aprile); e la corbellatura […] si ripete alla fine d’Aprile, e nella Svevia anche il 1° e l’ultimo Maggio. […] In Berlino […] s’incarica un ragazzo d’andare a prendere alla farmacia sangue di cuoco o grasso di zanzara (Mückenfett) e quando quello va, gli si grida:
April, April, April, / Man kann den Narren schicken, wohin man will.
cioè: Aprile, Aprile, Aprile, si può mandare lo sciocco dove si vuole. […] e perciò si dice anche: Lopen as ’n Aprilsgeck (= Laufen als ein Aprilsgeck), correre come un matto d’Aprile. […] nella Svevia tanto il 1° quanto il 30 di aprile, e talora anche il primo e l’ultimo di maggio, si manda in una farmacia un fanciullo — perché son di preferenza i fanciulli che si cerca o si è facili a cogliere— con un sassolino avvolto in carta con l’incarico di prendere un po’ d’inchiostro rosa-verde, un uncinetto diritto, della neve disseccata ed altre cose simili.
In Saulgau, nella Svevia, i fanciulli si dicono scambievolmente:
Aprillenkalb mit deinen sieben Stanga. / ‘s(— Das) Jahr will de wieder fanga !
cioè: Vitello d’aprile con le tue sette corna, l’anno ti vuol prendere di nuovo. Se poi il ragazzo che si vuol prendere per pazzo d’Aprile capisce lo scherzo in tempo, invece che alla casa indicatagli, egli va alla bettola e beve a piacere; e allora il canzonato non è lui, ma chi credeva di fargli la burla.
[…] E quasi la canzonatura fosse poca cosa in sé, ecco delle qualificazioni crudeli pel povero burlato, che in Inghilterra è un April-fool, in Germania un Aprilsnarr, o Aprilnarr, o Aprillennarr (Gmünd), Aprillenbock (Saulgau), o Aprilsgeck (Oldenburg), cioè un matto d’Aprile[…]; mentre in Isvezia l’April-narr non è già la vittima, ma l’uso stesso della burla d’Aprile.»
[…] Nella Spagna, come ho detto, il pesce di aprile non si conosce; ma si conosce l’uso di far burle e scherzi pel giorno degl’Innocenti (28 dicembre): uso che va sotto il titolo di Dar la inocentada. Lo stesso ha luogo in America, dove se ne fanno e dicono delle grosse per quel giorno. […] La differenza a prima vista c’è; come tra la inocentada spagnuola ed il pesce di aprile vi è uno spostamento di tre mesi e cinque giorni, ma l’uso è il medesimo, e gli spagnuoli mangiano e fanno mangiare d’inverno i pesci che mangiano e fanno mangiare di primavera i loro fratelli latini d’Italia, di Francia, del Belgio, ed altri popoli di razze germaniche ecc.
Tutto il mondo è paese!»