Una donna è stata risarcita con 100mila euro dopo un incidente d'auto. Il tribunale di Milano ha riconosciuto il danno morale subito in quanto era al nono mese di gravidanza. La donna il giorno in cui perse il feto era seduta sul sedile posteriore di un'auto quando il conducente per un colpo di sonno finì fuori strada. Nell'impatto perse il nascituro oltre ad aver subito un'invalidità permanente. Si tratta di una sentenza storica per la giurisprudenza.
Per l'invalidità, il tribunale civile di Milano le ha riconosciuto un risarcimento di 730mila euro. L'assicurazione dovrà pagarle però anche 100mila euro per "il potenziale rapporto perso". È il primo caso di "maternità perduta", il primo in cui un giudice riconosce un danno morale per la perdita di un bimbo mai nato. Nella passata giurisprudenza infatti era sempre stato riconosciuto il danno fisico.
Come scrive il "Corriere della Sera", un primo passo si ha nel giugno 2015: "Nel trattare la vicenda di genitori che avevano fatto causa a una Asl per chiedere il risarcimento per un feto nato morto in ospedale, la Cassazione aveva contemplato esplicitamente la risarcibilità del danno prodotto dal venir meno di una relazione affettiva ancora solo potenziale".
Muove da questo caso quindi la sentenza che ha riconosciuto il danno "per la perdita del potenziale rapporto parentale con il nascituro". Rispetto ai casi di morte di un figlio per il tribunale la somma del risarcimento deve essere minore poiché il rapporto "è solo potenziale". Tenuto conto che "la gravidanza era giunta pressoché a termine e dell'indubbio dolore subito dalla madre e della drammatica frustrazione conseguente, si è stimato riconoscere equa la somma di 100mila euro". L'importo minimo per la perdita di un figlio nelle tabelle del tribunale di Milano è di 163mila euro.