Sgorghi come bolla d’aria
Nel mare delle antiche battaglie.
Tu, isola, ignori il tempo
In cui le pianure e i monti tremavano
Alle grida di eserciti stranieri
Che di te bramavano
La conquista.
Sei stata di tutti ed ora
Non sei più di nessuno.
Appartieni a te stessa e
Le tracce che del passato sono
Rimaste, tra luci sfavillanti ,
Che nella notte le accende,
T’abbelliscono del suo fascino.
T’affacci come nuvola in un
Cielo azzurro, al mondo che
Ti vede, ma non sa capirti.
I venti accarezzano
La durezza e la morbidezza
Delle tue coste, la pioggia nei secoli
T’ha modellato nelle forme e la
Neve che d’inverno cade, come
Piccola maschera copre i difetti.
Sei mondo nel mondo, contraddittoria
Testarda spesso arrogante e cinica.
Non il nero, non il bianco servono
Per dipingerti. Sei un concentrato
Di sfumature in un trionfo di
Colori che un quadro mai composto
Non può contenere.
Sei la Sicilia, ed è così
Che ti vedo. Che mi trovi
Sulla cima d’un albero o
D’un palazzo, tra gli ulivi,
I limoni, l’uva o i fichi d’india;
Che guardi da Enna
O l’Etna, dai templi d’Agrigento o
Le Madonie è così che ti vedo:
Perla donata a miseri uomini.
[2008]