“Giudici ragazzini! Già! Un ex presidente della Repubblica, per sottolinearne l’inesperienza, definiva così i giovani vincitori di concorso impegnati nella lotta alla mafia. Tra questi c’era il giudice Rosario Livatino, che giovane certamente lo era! Non aveva ancora compiuto 38 anni quando venne ucciso dalla mafia. Di giustizia però s’intendeva davvero molto: di quella giustizia vera alla quale voleva dare un’anima, un volto umano! Quel volto umano che spesso sembra mancare nel chiuso mondo carcerario. Questa sera cercheremo di farvi entrare per un po’ all’interno di un carcere, per narrarvi alcune storie di detenuti, e principalmente quella di Alfio Musumeci, un giovane catanese che ha compiuto un furto e sta scontando la sua pena. Ad ogni delitto deve seguire la giusta pena; ma è anche giusto che chi ha sbagliato deve avere un’altra opportunità di inserimento in società. Questo deve far riflettere la gente comune, ma soprattutto chi ci governa, dato che possiede i mezzi per migliorare lo stato di detenzione di migliaia di persone, affinché la pena non si trasformi in un castigo disumano. Proprio quello che cercava di evitare il nostro giudice Livatino. Ed eccolo qua Alfio, chiuso tra queste mura! Il pensiero di ciò che gli è capitato riempie ogni angolo della sua testa. Potreste dire che è uno scervellato! Ed è vero! Col suo reato ha sconvolto la sua vita e quella della sua famiglia. Fresco di laurea e di matrimonio, con una moglie che gli manca e per di più incinta; e adesso soprattutto gli manca la libertà. Il suo attuale domicilio è in Piazza Vincenzo Lanza n° 11, Casa Circondariale di Catania.”… “… E’ da quasi un mese che sono chiuso qui dentro, e scrivere mi fa bene, mi fa risalire dal limbo in cui mi cacciano certi pensieri. Per non crollare, soprattutto qui dentro, bisogna sempre conservare l’ottimismo, specie nei momenti in cui lo sconforto permea e possiede tutto. Forse l’arcobaleno è stato creato per ricordarci dopo un grigio temporale, che il sole e la luce non erano mai scomparsi ma solo nascosti dietro le nubi. Non dobbiamo mai dimenticare quindi, che la luce dissolve sempre l’oscurità, che l’ottimismo attenua sempre lo sconforto. Ogni giorno tento di mettere in pratica queste mie riflessioni che mi danno il sollievo e il coraggio che qui dentro mancano e abbattono come se fossero mancanza d’aria.”.
Le precedenti frasi sono il prologo e uno stralcio finale della pièce “Alfio Musumeci”, scritta da Angelo Lo Verme e Lella Falzone e rappresentata dall’Associazione Culturale “La Compagnia del Tempo Relativo” al Teatro Sociale di Canicattì. Il lavoro teatrale, realizzato la sera del 26 settembre 2015, è stato richiesto dall’Amministrazione comunale di Canicattì per commemorare il 25° anniversario dell’assassinio del Giudice Rosario Livatino; evento inserito nell’ambito della “Settimana della Legalità – Giudici Saetta – Livatino”. L’opera mette in risalto la figura del Giudice Rosario Livatino come Magistrato ma soprattutto come uomo consapevole dell’importanza e del peso del suo ruolo, e quindi della sua volontà di dare un volto umano alla giustizia; volto umano spesso negato nel chiuso mondo carcerario. Emblematiche alcune frasi estrapolate dai suoi appunti e convegni: “Il sommo atto di giustizia è necessariamente sommo atto di amore se è giustizia vera, e viceversa se è amore autentico.” “Il giudice deve offrire di se stesso l’immagine di una persona seria, equilibrata, responsabile, integra e imparziale. L’immagine di un uomo capace di condannare e anche di capire”.
La pièce “Alfio Musumeci” tenta dunque di gettare uno sguardo impietoso nel crudo mondo carcerario, costituito da persone che hanno violato la legge e che scontano la giusta pena, ma che devono anche avere una seconda possibilità di reinserimento in società.
Gli attori sono: Rosaria Arrostuto, Emanuela Carlino, Erika Di Natale, Ignazio Favata, Angelo e Simone Ferrante Bannera, Antonio Fontanelli, Luigi e Salvatore Giorgio, Antonio Guagliano, Noemi Maira, Agnese Manna, Luisella Meli, Moira Nicosia, Dalila Ricotta, Antonio Sciabica, Edoardo Vaccaro, Fabio Vinci. Regia audio di Matteo Polizzi. Regia di Lella Falzone.
Angelo Lo Verme