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Pietro Anastasi, biografia e carriera: chi era la “stella del Sud” del calcio italiano

Pietro Anastasi, chi era l’ex calciatore di origine siciliana. Biografia e carriera: dove è nato, quanti anni aveva quando è morto, come è morto. In quali squadre ha giocato e in che ruolo.

Pietro Anastasi

Pietro Anastasi è nato a Catania, il 7 aprile del 1948. È morto a Varese, il 17 gennaio del 2020, all’età di 71 anni. Veniva da una modesta famiglia operaia: “Con me, eravamo in nove e vivevamo in una piccola casa”, ha raccontato. Si è appassionato al calcio fin da piccolo. Nel corso della militanza nel Varese, conobbe la futura moglie, Anna, con la quale ebbe due figli.

Carriera

Dopo gli esordi nella Massiminiana e la ribalta nel Varese, legò la sua attività agonistica soprattutto alla Juventus, una squadra nella quale ha militato per ben 8 stagioni, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta. Divenne uno degli uomini-simbolo, nonché uno dei più amati dai tifosi, fino a diventare capitano dal 1975 al 1976.

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Con i bianconeri, vinse tre campionati di Serie A e disputò le finali di Coppa delle Fiere, Coppa dei Campioni e Coppa Intercontinentale. Giocò in tutto con la squadra torinese 258 partite in Serie A, realizzando 78 gol. Divenne capocannoniere della Coppa delle Fiere 70-71 e della Coppa Italia 74-75. Chiude la carriera con le maglie di Inter, Ascoli e Lugano.

Disputò complessivamente 338 gare nella massima serie italiana, segnando 105 gol. Con la Nazionale italiana divenne Campione europeo nel 1968 e giocò in azzurro 25 partite, siglando 8 reti. Nel 2020 è entrato a titolo postumo nella Hall of Fame del calcio italiano.

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“Ogni tanto – ha raccontato Pietro Anastasi – durante le partite, qualcuno mi insultava a colpi di ”terrone”. Lo facevano più che altro per farmi innervosire. Io lo sapevo e tranquillamente gli rispondevo dicendogli: ”Sarò pure terrone, ma guadagno più di te che sei un polentone””.

Una volta ritiratosi dal calcio giocato, conseguì a Coverciano il patentino di allenatore di Terza e Seconda Categoria, “poi mi sono fermato perché non mi interessava salire più in alto”, ha detto. Nel corso degli anni ’80 lavorò quindi alcune stagioni per le giovanili della locale formazione varesina, prima di passare a gestire una scuola calcio presso l’oratorio di Pagliera, a Lainate. In seguito divenne opinionista, dapprima per la pay TV Telepiù e poi, come ex calciatore di fede juventina, in ambito locale per il canale Telelombardia e la syndication 7 Gold.

Pietro Anastasi negli anni Settanta

Caratteristiche tecniche

Pietro Anastasi era un centravanti. Viene erroneamente ricordato dai più come una prima punta, quando in realtà era per sua stessa ammissione “un uomo d’area che sapeva anche manovrare”. Descrittosi, decenni dopo il ritiro, come una sorta di falso nueve ante litteram, era un attaccante che soleva spaziare per il campo: “Giocavo come numero nove, però poi il numero nove lo facevo poche volte. Giocavo soprattutto sulle fasce laterali, a cercarmi gli spazi e mettere delle palle in mezzo”.

Come è morto Pietro Anastasi?

Pietro Anastasi è morto all’età di 71 anni, venerdì 17 gennaio del 2020. Il figlio ha rivelato all’Ansa: “Papà aveva la Sla, malattia che gli era stata diagnosticata tre anni fa dopo essere stato operato di un tumore all’intestino. Gli ultimi mesi sono stati davvero devastanti e lui giovedì sera quando era ricoverato all’ospedale di Circolo di Varese ha chiesto la sedazione assistita per poter morire serenamente. Ha scelto lui giovedì sera di andarsene. Ha chiamato mia mamma e ci ha detto di volerla subito”.

In seguito alla diffusione della notizia della morte, la Juventus ha pubblicato sui social un messaggio di cordoglio:

“Era impossibile non volere bene a “Pietruzzu”, come lo chiamavano tutti i tifosi a rimarcarne la sua origine siciliana, perché è stato uno juventino fino in fondo e alla squadra del suo cuore ha trasmesso tutta la sua passione. Quella che da bambino, raccattapalle al Cibali di Catania, lo vede chiedere una foto accanto al suo idolo John Charles. Il sogno di vestire la maglia bianconera si concretizza nel 1968: Pietro arriva a Torino forte di una stagione memorabile nel Varese e di un gol storico in maglia azzurra nella finale dell’Europeo a Roma. Indimenticabili i 3 gol segnati alla Lazio in 4 minuti in una gara iniziata seduto in panchina. La Juventus abbraccia la moglie Anna, i figli Silvano e Gianluca e saluta Pietro con una semplice parola grande quanto lui, grazie”.

Redazione