Chi è Pietro Grasso, biografia e carriera del politico ed ex magistrato italiano. Dove è nato, quanti anni ha, l’attività lavorativa, DDL Grasso, la carica di Presidente del Senato della Repubblica.
Pietro Grasso nasce il 23 dicembre del 1944, quindi ha 78 anni. Su suggerimento della nonna (che, ancora sconvolta per la guerra, vuole fargli guadagnare un anno in una futura ipotetica chiamata alle armi) viene rivelato a Licata il 1 gennaio del 1945. Dopo pochi mesi fa ritorno a Palermo, la sua città. Il nome all’anagrafe è Pietro ma, come spesso accade in Sicilia, sin da piccolo ha il soprannome di Piero, per distinguersi dai cugini che si chiamano come lui.
Sin da piccole vuole fare il magistrato. Completati gli studi superiori, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza, negli anni del “sacco di Palermo”. Si laurea a 21 anni e, all’età di 24, diviene magistrato. Il suo primo incarico è come pretore a Barrafranca, in provincia di Enna.
Nell’autunno del 1965 conosce Maria, che sposa nel 1970 (dopo il militare come ufficiale in Aeronautica e il vittorioso concorso in magistratura) al Duomo di Monreale: “Da allora abbiamo affrontato la vita insieme, dalle grandi gioie ai momenti più difficili”, racconta.
Dopo l’omicidio del procuratore capo di Palermo, Pietro Scaglione, molti colleghi abbandonano la Procura. Così chiede di tornare nella sua città. Nel frattempo nasce il figlio Maurilio, con cui trascorre tutto il tempo libero, fino a quando inizia la vita blindata, con il maxiprocesso.
La morte di Giovanni Falcone, con cui Maurilio ha trascorso tanti momenti del suo tempo libero, fa comprendere al figlio l’importanza dell’impegno per la legalità e fa nascere in lui il desiderio di indossare la divisa della Polizia di Stato.
Il 1980 è l’anno dell’omicidio di Piersanti Mattarella, Presidente della Regione Siciliana: come magistrato di turno, Pietro Grasso diviene il titolare del caso, la sua prima indagine di mafia. Ne seguono molte altre. Quella, però, è la prima volta in cui affronta da magistrato Cosa nostra e le sue diramazioni nella politica, nella società, nell’economia.
“Quando mi chiesero di fare il giudice a latere del Maxiprocesso, chiesi 24 ore per parlarne con mia moglie. Le prospettai che quella scelta avrebbe cambiato la nostra vita, e da lei ebbi la forza ed il sostegno per andare avanti e per affrontare le mille difficoltà”, racconta Pietro Grasso.
Inizia così un periodo molto duro: una vita blindata, minacce, pagine da studiare e centinaia di imputati. “Nessuno pensava che ce l’avremmo fatta. Invece, riuscimmo a dimostrare in un’aula di Corte di Assise l’esistenza della mafia e a tenerla dietro le sbarre con il deposito, in tempi record, delle circa settemila pagine della sentenza”. Proprio durante il Maxiprocesso, conosce Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, due colleghi che, presto, diventano anche due amici.
Proprio Falcone, che nel 1991 è Direttore della Direzione affari penali del Ministero di Grazia e Giustizia a Roma, chiama Grasso con sé come consigliere. Inizino a disegnare nuove strategie di coordinamento contro la criminalità organizzata: viene decisa la nascita della Procura nazionale antimafia, delle Direzioni distrettuali antimafia e della DIA.
La morte di Falcone e Borsellino è un duro colpo. Pietro Grasso inizia subito a lavorare nelle nuove funzioni, prima come sostituto poi come aggiunto, presso la Procura nazionale antimafia. Nel 1993 il pentito Gioacchino La Barbera gli rivela in un colloquio investigativo che Cosa Nostra vuole ucciderlo.
“Era tutto pronto, l’esplosivo doveva essere celato dentro un tombino davanti casa, ma a causa dei sistemi elettronici di sicurezza di una vicina banca il sistema di comando a distanza rischiava di provocare l’esplosione anzitempo. I mafiosi persero tempo a cercare un telecomando che non consentisse interferenze. Nel frattempo, però, furono arrestati sia Riina che i mafiosi del commando, mia suocera morì e io non ebbi più motivo di andare a Monreale. E così posso raccontarlo!”, racconta Grasso.
Dopo gli anni a Roma, Grasso torna a Palermo come Procuratore Capo. Sotto la sua direzione, dal 2000 al 2004, avvengono 1.779 arresti per reati di mafia e 13 di latitanti. Nello stesso periodo la procura ottiene 380 ergastoli e centinaia di condanne per migliaia di anni di carcere.
Dal 2005 al 2012 è Procuratore nazionale antimafia, passando da Palermo al quartier generale in cui si coordinano tutte le indagini sulla criminalità organizzata. Raccoglie la collaborazione di Gaspare Spatuzza e può fare riaprire le indagini sulla stagione delle stragi.
Nel 2006 avviene l’arresto di Bernardo Provenzano, il capo della mafia latitante da decenni. In quello stesso anno nasce il nipote di Piero Grasso, Riccardo, un’enorme gioia per lui e per la moglie Maria.
Arriviamo così al 2012, anno in cui decide di dire addio alla toga, dopo 43 anni, dando le dimissioni dalla magistratura. Si sposta in politica, impegnandosi con il Partito Democratico nella coalizione Italia Bene Comune guidata da Pierluigi Bersani.
Il 15 marzo 2013, nel primo giorno in Senato, deposita il suo primo disegno di legge che ha come obiettivo quello di aggiornare e potenziare gli strumenti dello Stato per combattere l’economia criminale. Il “DDL Grasso” si concentra sulla corruzione e il voto di scambio, proponendo anche la reintroduzione nel codice penale del falso in bilancio e una nuova disciplina del reato di riciclaggio, comprensiva dell’autoriciclaggio.
Dopo due anni, a partire da quelle proposte, il Parlamento approva una nuova legge anticorruzione. Subito dopo Pietro Grasso diventa Presidente del Senato. Dal 14 gennaio 2015, con le dimissioni di Giorgio Napolitano, assume il ruolo di presidente supplente della Repubblica Italiana, ruolo che ricopre fino al successivo 3 febbraio, giorno del giuramento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.