Percorrendo il territorio siciliano è possibile imbattersi in molti ponti. Alcuni di essi sono parecchio recenti, ma ce ne anche molti dalla storia interessante, che ancora oggi costituiscono esempi di architetture da scoprire. Il ponte Capodarso è uno di questi. Situato in un luogo selvaggio e impervio, è protetto da piccole ripide alture che chiudono il fiume in una stretta gola e prende il nome dal vicino monte Capodarso (Capitarsu in siciliano). La costruzione è datata 1553 per ordine di Carlo V, per evitare il guado del fiume, particolarmente pericoloso durante le piene. In origine aveva l’aspetto di un ponte a un solo arco a schiena d’asino, che poteva essere attraversato solo dai pedoni. Il pittore francese Jean Houel ne fece un disegno ad acquerello alla fine del XVIII secolo: lo riteneva, insieme all’Etna e alla fonte Aretusa di Siracusa, una delle meraviglie della Sicilia («un monte, un ponte e un fonte»).
Sebbene fosse collocato esattamente sul confine con Castrogiovanni, il ponte rimase di pertinenza nissena, come attestato da un documento del 1620 in cui si attribuiva alla municipalità di Caltanissetta la manutenzione dell’intera opera. Nel 1842 fu interessato da un restauro commissionato dal consiglio provinciale. Solo dopo l’Unità d’Italia (o già nel biennio 1847-48, secondo altra fonte) la forma originaria venne totalmente stravolta. Furono, infatti, realizzati due piccoli archi laterali affiancati all’arco principale che lo resero piano. Venne anche allargato per renderlo adatto al passaggio dei carri. Alla fine dei lavori, nel 1866, fu inserito nell’itinerario della strada rotabile Caltanissetta-Piazza Armerina.
Il ponte fu distrutto il 9 luglio 1943 dai tedeschi in ritirata, e ricostruito l’anno successivo. Il 10 aprile 1961 crollò nuovamente in seguito a una piena eccezionale; fu riaperto al traffico il 27 gennaio 1962. Fa parte dell’itinerario della strada statale 122 Agrigentina ed è importante per gli spostamenti tra Caltanissetta ed Enna. Il ponte ricade all’interno della riserva naturale orientata Monte Capodarso e Valle dell’Imera Meridionale. Oggi è sovrastato dal “viadotto Capodarso” (lungo 2210 m) della strada statale 626 della Valle del Salso.