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Il Ponte sullo Stretto attira l’attenzione del Wall Street Journal: “Un’opera imponente”

Il Wall Street Journal ha parlato del Ponte sullo Stretto di Messina. A parlarne, ai microfoni della celebre testata, è stato Raimondo Betti, professore di Ingegneria alla Columbia University e tra i più grandi esperti in materia di ponti sospesi: “Nessuno ha mai costruito un ponte così grande, quindi è una sfida incredibile”, ha affermato.

Il WSJ ha definito il ponte “un’opera imponente, che potrebbe contribuire a risolvere uno dei maggiori problemi del Sud Italia collegando 5 milioni di persone in Sicilia alla terraferma”. Fondamentali saranno le due torri gigantesche che sosterranno il ponte, “ognuna alta 100 piedi  in più dell’Empire State Building di New York”, specifica il quotidiano.

Gli esperti hanno spiegato che l’area destinata al Ponte sullo Stretto è il punto di incontro tra le placche tettoniche eurasiatica e africana. Una faglia notoriamente attiva, che ha causato una scossa di magnitudo 7,5 nel 1908 e una di magnitudo 6,1 centocinquant’anni dopo. Per questo motivo, il progetto è stato pensato per fare sì che, in caso di terremoto, il ponte possa piegarsi lentamente, subendo una ridotta attività sismica, grazie ai montanti a forma di clessidra, illustrati nel video del Wall Street Journal. Questi montanti permettono alle gambe di flettersi più di un tradizionale puntone a croce, abbattendo l’intensità sismica di eventuali terremoti.

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Ponte sullo Stretto sul WSJ

Il Professor Betti, consulente per i primi progetti del Ponte di Messina negli anni Novanta, ha inoltre spiegato come la lunghezza del ponte sia fondamentale per conferire alla struttura  più flessibilità. I terremoti non sono l’unica sfida da vincere. “La principale preoccupazione, a mio avviso, è il vento“, ha sottolineato Betti.

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A volte, infatti, in questa area si raggiungono le 170 miglia orarie. Nel 1940, il ponte sospeso di Tacoma, a Washington, è crollato proprio a causa del forte vento. Il progetto di Webuild punta su diversi asset per far sì che il vento, arrivando sul ponte, si muova come fa l’ala di un aereo, senza generare un impatto preoccupante per la struttura e le vetture. Stando alle stime, gli strumenti ingegneristici dovrebbero far resistere il ponte di Messina a venti fino a 186 miglia all’ora.

Andando agli ulteriori dettagli, il progetto prevede 3 sezioni: due esterne, per il traffico veicolare e quella centrale, per il traffico ferroviario, il tutto per una capacità fino a 6mila auto all’ora e 200 treni al giorno. Per percorrere i circa 3,5 chilometri del ponte sullo Stretto, ci vorranno circa dieci minuti di auto.

Redazione