Se gli storici edifici di Palermo potessero parlare, quanti segreti rivelerebbero?
Oggi vi parliamo di un particolare aneddoto legato alla Porta Nuova, la porta più monumentale della città. Ubicata a fianco del Palazzo Reale si affaccia da un lato sul corso Vittorio Emanuele, dall’altro sul corso Calatafimi. Venne edificata tra il 1569 e il 1570, sul sito di una preesistente Porta dell’Aquila, in modo da dare un aspetto più scenografico alla strada.
La storia della Porta
A occuparsi del primo ordine e dell’apparato decorativo – sia all’interno che all’esterno – furono l’architetto Giorgio di Faccio e gli aiuti. Gli ordini superiori, invece, vennero creati tra il 1583 e il 1584, per iniziativa dell’allora Vicerè Marcantonio Colonna.
Marcantonio ed Eufrosina
Arrivati a questo punto, dobbiamo fare una piccola digressione, per raccontare il particolare aneddoto che avevamo anticipato. Colonna, grande uomo d’arme, non poté fare altro che arrendersi di fronte alla passione per la giovane Eufrosina Siracusa Valdaura, giovane baronessa del Miserendino.
I due iniziarono una tresca amorosa, noncuranti del marito di lei, don Calcerano De Corbera. Il vicerè ricorreva a tanti stratagemmi pur incontrare la sua bella amante e non si faceva scrupoli. Proprio per quegli incontri aveva fatto sistemare degli ambienti sopra Porta Nuova, quegli ordini superiori creati tra il 1583 e il 1584.
Ora, probabilmente, vi state chiedendo come è andata a finire la tresca. È finita male, molto male (qui trovate la storia completa).
Le vicende di Porta Nuova continuarono, arrivando al 1667. In quell’anno l’apparato decorativo venne distrutto da un’esplosione, ma venne ricostruito nei due anni successivi, sotto la direzione di Gaspare Guercio, che fu anche l’autore di tutte le sculture, compresa la coppia di mori del pilone settentrionale.
Quei mori celebrano il trionfo africano di Carlo V. Nel 1825 il fornice e buona parte degli interni vennero decorati in stile neoclassico.
La decorazione della cuspide si deve ad Onofrio Cosentino, che nelle quattro facce di questa piramide ha realizzato un’aurea aquila senatoria. Più misurato è il prospetto interno, concepito in guisa di arco trionfale, sul quale emerge l’imponente varco del fornice a tutto sesto. Nel terzo ordine, su ciascuno dei due fronti, prospetta un leggiadro loggiato di rinascimentale disegno.
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