Risparmio privato e Poste Italiane, un connubio naturale che lega gli italiani e l’azienda sin dalla sua istituzione, nel 1862, agli albori dello Stato unitario. In oltre 150 anni Poste Italiane si è confermata la “cassaforte sicura” dei risparmiatori grazie alla sua ampia e qualificata offerta di prodotti di investimento. Nemmeno il difficile scenario economico-finanziario degli ultimi anni ha modificato le preferenze degli italiani che, anzi, hanno aumentato la loro propensione al risparmio e hanno continuato ad affidare a Poste Italiane la garanzia per il loro sereno futuro economico. In particolare, l’apprezzamento degli italiani si rivolge ormai dal 1925 a questa parte ai Buoni fruttiferi postali che, insieme ai Libretti postali, rappresentano l’approdo sicuro e garantito dallo Stato per chi desidera mettere a frutto i propri risparmi. Una storia, quella del risparmio postale che si è intrecciata strettamente al percorso di sviluppo economico e sociale dell’intero Paese. Investendo i propri risparmi nei Buoni fruttiferi postali, gli italiani hanno infatti messo a disposizione dello Stato le risorse necessarie alla realizzazione di opere pubbliche e infrastrutture fondamentali per il progresso dell’Italia.
Libretti e Buoni fruttiferi postali sono emessi da Cassa depositi e prestiti e collocati in esclusiva da Poste Italiane in tutti gli uffici postali presenti sul territorio nazionale. L’investimento in Buoni fruttiferi postali garantisce sempre la restituzione del capitale investito di cui il titolare può chiedere in ogni momento il rimborso del capitale più gli interessi maturati. Nel corso degli anni Cdp e Poste Italiane hanno ampliato la gamma dei Bfp ritagliandone l’offerta su ciascuna delle diverse tipologie ed esigenze del risparmiatore, con un riscontro sempre più significativo in termini di volumi di risparmio affidati a Poste Italiane: sono dodici infatti i Bfp disponibili sul mercato
Un po’ di storia
Quattro date scandiscono in modo particolare lo sviluppo dei più tradizionali e storici servizi “bancoposta”. Il 1925 è l’anno di nascita dei Buoni Fruttiferi Postali.
I Buoni affiancano i già affermati Libretti di Risparmio postale (istituiti nel 1875) e, come questi, consentono allo Stato italiano di acquisire risorse per finanziare la realizzazione di opere pubbliche.
I risparmiatori accolgono con grande favore questa novità delle Regie Poste, grazie anche alla possibilità di investire piccole somme e di vedersi garantita, comunque, una buona redditività.
La prima emissione di Buoni Postali Fruttiferi risale a marzo del 1925 nei tagli da 100, 500, 1.000 e 5.000 lire.
Riscuotono un successo immediato: un mese dopo la prima emissione l’ammontare complessivo dei risparmi investiti in Buoni Postali Fruttiferi ammonta a circa 30 milioni di lire.
Gli italiani apprezzano sempre più questa forma di investimento, vantaggioso e conveniente, alla portata di tutti: nel 1925 i risparmi investiti nei Buoni Postali Fruttiferi superano i 163 milioni di lire a giugno, i 280 ad agosto; raggiungono i 380 milioni ad ottobre e i 470 milioni a dicembre dello stesso anno.
Nei primi dodici mesi gli italiani investono in Buoni Postali Fruttiferi circa 750 milioni di lire.
Poco più di due anni dopo la prima emissione, a giugno del 1927, sono oltre 830 milioni di lire i risparmi investiti in Buoni Postali Fruttiferi. Passa un altro anno, si supera il miliardo e quasi si raddoppia: 1.500 milioni di lire al 30 giugno del 1928.
Si pensa anche agli italiani che vivono all’estero per i quali viene messa già nel 1925 una serie speciale di Buoni Postali Fruttiferi in valuta estera, in sterline e in dollari. Sono disponibili nei tagli fissi di 100 dollari e di 5 sterline che possono essere sottoscritti dagli italiani emigrati.
Il successo dei Buoni è tale che si possono sottoscrivere anche durante la seconda guerra mondiale: quelli emessi il primo ottobre del 1942 offrono un tasso di interesse del 4% poi portato al 5% nell’emissione del primo giugno del 1943 e in una successiva emissione nel 1945.
Le tappe precedenti
1862: il vaglia postale. Con le Regie Poste si diffonde su tutto il territorio nazionale il vaglia postale un servizio per il trasferimento rapido e sicuro di denaro, progressivamente esteso su scala internazionale.
Fino al 1925 – circa – chi ha effettuato il versamento deve spedire la ricevuta al beneficiario. Dopo, invece, le Poste provvedono anche alla trasmissione (via posta o via telegrafo) di una ricevuta al beneficiario. Dal 1865 il vaglia postale è affiancato da quello telegrafico, disponibile inizialmente solo entro i confini nazionali.
Nel 1861 vengono effettuati 1.400.000 vaglia; nel 1887, circa 5.200.000 mila per un valore di 542 milioni di lire, dati che testimoniano il crescente utilizzo del servizio e il notevole sviluppo industriale del Paese.
1875: le Casse di Risparmio Postali e il Libretto di Risparmio Postale. Su iniziativa del Ministro delle Finanze Quintino Sella il Parlamento approva la legge che istituisce le Casse di Risparmio Postali. Nella sua “Proposta di legge sull'istituzione delle Casse di risparmio postale”, Sella scrive:
“I piccoli risparmi non si formano spontaneamente: non basta per essi la libertà nelle istituzioni, il rinnovamento delle idee e l'opera dell'educazione generale, ma è interesse e compito della nazione di stimolarli e guarentirli”.
Con il libretto di risparmio postale disponibile dal 1876 le Poste si rivolgono in particolare ai piccoli risparmiatori.
I libretti emessi sono 57 mila nel 1876, 4.300.000 nel 1901 e arrivano a circa 6 milioni nel 1912.
1917: sono istituiti i conti correnti postali. Il loro funzionamento è sostanzialmente simile a quelli attuali: il correntista effettua depositi rivolgendosi all’ufficio postale, riceve un interesse sui depositi, può prelevare contanti con assegni postali, farsi accreditare somme di denaro da terzi, disporre pagamenti.
In meno di 20 anni, i correntisti passano da 9 mila (1925) a 170 mila (194
Posteitaliane
Maria Grazia Lala
Responsabile Comunicazione Territoriale Sicilia