Nota sin dai tempi degli antichi Romani come ‘granaio dell’Impero’, per via della sua abbondanza cerealicola, oggi l’Isola sfrutta quell’epiteto poco glorioso per creare una birra tutta siciliana.
Sono 18.900 gli ettari che vengono dedicati in Sicilia, alla produzione cerealicola dell’orzo; molti i centri che sui cereali hanno basato la propria economia, come Sant’Angelo Muxaro, in provincia di Agrigento, o Raddusa in provincia di Catania, dove ogni anno viene allestita una festa in onore del grano con contorno di rappresentazione folcloristica di quello che una volta era il lavoro dei contadini; un lavoro che in Sicilia rivive ancora nella produzione gastronomica, soprattutto in quella dolciaria e della panificazione.
L’orzo di contro, è il secondo cereale più rappresentato in Sicilia. La sua diffusione è tale però da renderlo soprattutto un prodotto utilizzato come mangime per gli animali, oppure per l’estrazione del malto, dato che l’area dell’Isola è popolata da diversi birrifici artigianali di micro dimensioni. Eppure sembra che sia proprio questo cereale, capace di essere consumato anche da coloro che soffrono di ipercolesterolemia e iperglicemia, ad essere il futuro dell’Isola.
Oltre ad essere particolarmente economico, ma nutriente e versatile, meglio si adatta, rispetto al grano duro, ad un territorio a volte ostile come quello siciliano. Spiega Nino Virzì del Centro di ricerca per l'Agrumicoltura e le Colture Mediterranee (Cra-Acm) di Acireale: «ciò consente l'ottenimento di rese superiori ed offre agli agricoltori ulteriori opportunità e nuovi sbocchi di mercato.» Insomma una manna che viene dal cielo.
Dal 2012, l’azienda Paul Bricius di Vittoria, nata nel 2004, ha deciso di coltivare il proprio orzo per la produzione della birra; un prodotto di elevata qualità, che oltretutto contribuisce alla defiscalizzazione. Un’iniziativa che le ha permesso di partecipare ad un importante progetto, portato avanti anche dal Cra-Acm di Acireale, volto allo studio di adattabilità delle diverse colture d’orzo esistenti in Sicilia, sia per quanto riguarda il campo della zootecnia sia per quanto riguarda l’estrazione del malto per la produzione birraia, formando così una sorta di registro di tutte le varietà esistenti, che le cataloghi sia dal punto di vista agronomico che qualitativo.
500 sono i microbirrifici sparsi sul territorio italiano; una produzione che, assieme ai grandi stabilimenti, ha portato l’Italia ad essere uno dei principali produttori di birra al mondo, e gli italiani stessi a diventarne uno dei più importanti clienti: 30 i litri a testa bevuti nell’ultimo anno.
Agrigento in particolare, è un importante centro birraio della Sicilia.
A metà ottobre, la città capoluogo ha ospitato una Oktoberfest tutta nostrana che si è protratta per una ventina di giorni; ma il territorio è costellato di mini stabilimenti artigianali: si va da Ragusa a Palermo, da Catania a Messina, e di birre ce n’è davvero per tutti i gusti, dalla vera trappista di Vittoria, realizzata da Paul Bricius in collaborazione con l’associazione Hora Benedicta di San Martino delle Scale, fino a quella aromatizzata al fico d’India di Pinta Siciliana S.a.s.
Autore | Enrica Bartalotta