Aranci aranci, cu l’avi si li chianci… Avete mai sentito questo proverbio siciliano? Si tratta di un modo di dire piuttosto diffuso in tutta l’Isola, con qualche piccola variante. Non cambia, però, il suo significato, che oggi vedremo insieme.
Anche in questa occasione, dunque, torniamo a parlare dei proverbi siciliani. Un tempo, la saggezza popolare forniva delle pratiche regole di vita per affrontare le giornate: adesso si è sicuramente conservato l’aspetto più folkloristico, ma purtroppo i proverbi hanno sicuramente perso un po’ della loro efficacia.
Cosa vuol dire Aranci aranci, cu l’avi si li chianci?
Possiamo tradurlo come “Arance, arance, chi le ha se le piange”. La frutta, in realtà, c’entra poco con il significato. Quelle arance, infatti, sono una metafora per dire che chi ha un problema, lo affronta da solo, trova poca partecipazione da parte degli altri.
Se vi piacciono i proverbi siciliani, eccone altri che troverete sicuramente interessanti
- Arrena lu sceccu unni voli lu patroni.
Trascina l’asino dove vuole il padrone. - Agnieddru a ‘ssucu… e finì lu vattiu.
Agnello al sugo… ed è finito il battesimo. - Cielu a picurinu si nun chiovi oi, chiovi a lu matinu.
Cielo a pecorelle, se non piove oggi, piove l’indomani mattino. - Doppu li Tri Re, alè alè alè.
Dopo i Tre Re (cioè l’Epifania) alè alè alè. - Cu è figliu di gatta, surci piglia.
Chi è figlio di gatta, prende topi. - Tantu va la quartara all’acqua, fina ca si rumpi.
Tanto va il vaso di creta all’acqua, fino a quando si rompe.