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Avete mai sentito parlare dei Pupiddi Nanau? Il nostro viaggio alla scoperta della Sicilia ci porta oggi a conoscere un dolce ormai dimenticato, che a Palermo si dedicava ai Santi Cosma e Damiano. La derivazione del nome è incerta. Secondo alcuni ha origine dal termine dialettale na-nai, con cui si richiamavano gli animali dispersi al pascolo; secondo altri, invece, proviene da nanava, termine con il quale si chiamava la bisnonna.

I Pupiddi Nanau sono realizzati con un impasto di farina e miele, che viene lavorato e steso in stampi di gesso, rivestiti all’interno di zolfo o zafferano. Sono cotti fino ad assumere un colorito dorato. Talvolta lo zucchero viene usato in sostituzione del miele e possono essere aggiunti cedro candito, mandorle tostate, scorze di arancia o vino rosso. Ancora, l’impasto può essere profumato da acqua di gelsomino, rose, cannella o chiodi di garofano.

La particolarità di questi dolci consiste anche nel fatto che si collocano a metà fra la mitologia greca e il rito cristiano, perché riproducono l’esatta iconografia dei Santi Cosma e Damiano e si consumano durante l’equinozio d’autunno e la festa dedicata ai santi, il 28 settembre. Richiamano una tradizione millenaria, quella dei dolci teofagi, con sembianze di santi e divinità.

Questi dolci vengono consumati accompagnati da preghiere e segni della croce, in modo da entrare in sintonia con le divinità. Gli stampi di gesso con cui si producono i Pupiddi Nanau sono praticamente scomparsi. I due santi sono rappresentati in mezzo a due trionfi raggiati e sormontati da un angelo. Hanno le gambe nude e i sandali ai piedi. Trovate una foto qui.

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