Palermo e il suo mare, una storia complessa e ricca di sfumature tutte da scoprire. Oggi vi portiamo alla scoperta di quello che si chiamava “Porto del Pidocchio”, grazie al racconto di Gaetano Basile.
Palermo e il suo Porto del Pidocchio
Panormus, Palermo, una città “tutto porto”, anzi, “tutti porti” si potrebbe dire, perché in origine il capoluogo siciliano era come un porto immenso e ciò che vediamo oggi è solo una piccola parte di quanto esisteva in origine.
Lo storico Gaetano Basile, in occasione del Festival RestART, ha dedicato alla città di Palermo una serie di apprezzatissimi appuntamenti, che ne hanno rivelato aneddoti che non tutti conoscono.
Parlando nella suggestiva location dell’Archivio Storico, è stato protagonista del ciclo di eventi “La Palermo di Gaetano Basile“. In occasione dell’appuntamento, “Palermo e il suo mare“, ha rivelato tante curiosità, tra cui una che chiama in causa il cosiddetto “Porto del Pidocchio“. Ma cosa è il “Porto del Pidocchio” e, soprattutto, dove si trovava?
“A Palermo c’era anche un’altra borgata di gente di mare, pescatori: il borgo era nato fuori dalle mura della città ed era abitato da pescatori che avevano il nuovo porto dell’Ucciardone, piccolissimo, tanto da chiamarsi Porto del Pidocchio“, ha spiegato Basile. Volendo localizzarlo, possiamo dire che si estendeva si estendeva dal piano dell’Ucciardone alla non più esistente chiesa di Santa Lucia, e dentro l’omonimo borgo di Santa. Lucia.
“Del Porto del Pidocchio c’à ancora menzione nel linguaggio della gente del quartiere”, ha aggiunto. E, subito dopo, una curiosità nella curiosità: “Un pescatore del borgo era il padre di Giuseppe Pitrè. Lo stesso Pitrè, medico, fu medico a bordo della nave che portò Garibaldi a Caprera e lui conosceva il mestiere. Suo padre pescatore e la madre ricamatrice”.
Cosa rimane oggi del Porto del Pidocchio? Se state pensando di andare a cercarlo… beh, meglio “levarci mano”, direbbero a Palermo: “Questo colpo d’occhio scomparve quando si fece il nuovo grande porto di Palermo, con i cantieri navali”, spiega ancora Gaetano Basile.