Quando essere “cornuto” era un onore! Al folklore siciliano moderno appartiene l’abitudine di classificare come “cornuto” un marito tradito o una persona antipatica, ma se guardiamo al passato, questo termine aveva in effetti una connotazione positiva e dignitosa.
Basti pensare ad Alessandro Magno in epoca classica, quando nel 333 a.C. arrivò in Egitto da vincitore e fu incoronato dai sacerdoti del dio Ammone con una fascia di cuoio con due grandi corna d’ariete; oppure ad esempio il Re Pirro, famoso Re dell’Epiro, che portava un elmo con due grandi corna per dimostrare la sua origine divina; o ancora gli elmi dei Galli e dei Germani altrettanto forniti di corna; o se pensiamo al dio Bacco che veniva raffigurato con le corna per infondere vigore agli uomini con il vino.
Quindi quale fu la causa scatenante di questa inversione di significato? La motivazione ha una precisa connotazione storica che risale al Medioevo e riguarda l’imperatore bizantino Andronico I che durante il suo breve regno tra prevaricazioni e soverchierie ebbe un comportamento efferato e crudele che lo rese universalmente inviso a tutti. Era anche un donnaiolo e quando gli piaceva una donna, anche se sposata, la faceva sua con ogni mezzo.
Nel caso di nobildonne, non esitava addirittura a farne imprigionare i mariti e poi lasciare la traccia del suo passaggio, facendo apporre sull’ingresso dei palazzi dei trofei di caccia con delle corna imponenti.
Quando nel 1185 l’esercito siciliano di Guglielmo II Normanno in guerra con Andronico I entrò nell’impero bizantino, notò questi strani trofei dappertutto. I soldati incuriositi chiesero spiegazioni sul significato di quei trofei e quando ne appresero il senso, furono proprio loro ad utilizzare per la prima volta l’appellativo “cornuto” riferendosi a mariti traditi da mogli seppur costrette. Da allora la parola “cornuto” è entrata a far parte del gergo siciliano allargando il significato non esclusivamente a circostanze di tradimento, ma anche a tafferugli di vita quotidiana.