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Dalle parole di Mario Vespasiani, ideatore dell’evento Per aspera ad Astra, le riflessioni e le intuizioni.
 
 
Tra i protagonisti del mondo della cultura uno dei primi a muoversi nel momento di emergenza in maniera decisa è stato Mario Vespasiani. Attraverso un’iniziativa concreta, è riuscito a coinvolgere persone di ogni fascia d’età e luogo geografico, a stimolare e sollecitare all’osservazione del contesto quotidiano, invitando a servirsi della propria fotocamera e facendo un particolare uso dei social network. L’artista ha concepito un’idea intuitiva quanto efficace, capace di spostare, anche per un solo istante l’attenzione delle gravissime problematiche quotidiane per rivolgerla a cose e prospettive a volte sconosciute ma che appartengono ad ognuno di noi. Vespasiani ha pensato di creare una serie di relazioni fatte da immagini condivise – come fossero testimonianze dirette sopravvissute alle ansie ma anche alla tanta confusione – chiedendo ad ogni partecipante di esprimere il suo stato d’animo osservando un particolare intimo, uno scorcio del proprio universo domestico che dà origine a una storia personale e a un racconto fino ad ora mai considerato, fatto di forme e colori propri.
Cosa ha dato origine all’iniziativa?
Per aspera ad Astra (attraverso le asperità sino alle stelle) è una esortazione a non abbattersi di fronte agli ostacoli e alle difficoltà, un motto latino che avevo già in testa da tempo, ma che non avrei mai immaginato compiersi in una simile direzione, se penso al ritmo delle giornate che hanno preceduto la pandemia, sono stato mosso da questa convinzione: l’osservazione di noi stessi e la condivisione di un istante per contrastare la paura, interiore e dell’altro, di un elemento invisibile come di un vicino di casa. Vista tale frammentazione della società ho pensato di ricostruire un ipotetico ed infinito mosaico che si compone tassello dopo tassello, dove ogni immagine è una presenza, una persona.
E come è nata l’idea?
L’iniziativa nasce come sentimento di sentimento di vicinanza e di incoraggiamento reciproco, si tratta di una “mappa dell’universo quotidiano” da costruire insieme. Invitando ciascuno a scattare una fotografia originale di un particolare del luogo dove ci si trova a vivere catturando i dettagli astratti e carichi di colore di cui ognuno è davvero protagonista e scopritore. Nel titolo e presente anche un elemento chiave, un gioco di parole che invita a cogliere la forma astratta nelle figure presenti in casa (nel cortile o nel giardino, per chi lo ha).
 
Cosa ti aspetti dall’evento?
Lo scopo dell’evento è sia di sensibilizzare all’osservazione profonda e meravigliata di ciò che abbiamo intorno e che spesso non notiamo, ma anche di costruire un racconto che nasce da una condizione inusuale. Viene richiesta una sola immagine per ciascuno, la quale inizialmente sarà pubblicata in rete e poi con le altre formerà un’opera collettiva a tutti gli effetti. Per aspera ad astra come dicevo richiama anche un ulteriore elemento significativo, ossia il cercare le forme non subito visibili nel mondo reale degli oggetti, come quando di notte rivolti alle stelle proviamo a unire i puntini e riconosciamo una figura.
 
Quali sono le motivazioni che ti hanno spinto?
 
L’idea prosegue la mia ricerca sull’indagine del mondo interiore ed esterno, dell’infinitamente grande come del minuscolo. Così in un momento tanto delicato, ho pensato di rivolgermi alle persone sparse in ogni angolo del paese, di ogni età e livello culturale, per mostrare la bellezza dello stare insieme, anche solo a livello mentale e poi digitale, facendo forza sulla creatività che non ha limiti, anche quando le più impensabili barriere sembrano scoraggiarla. Ho fatto questo ragionamento: quando la paura prende il sopravvento va ad intaccare il sistema immunitario, sentirsi di colpo rinchiusi in casa peggiora l’umore e continuare a pensare ai mille pericoli non fa che alimentare l’ansia. Perciò ho immaginato un evento opposto, in grado di portare a osservare il quotidiano non in maniera cupa, ma curiosa e sorprendente.
I colori sono stati da sempre il carattere distintivo della tua arte, quanta importanza hanno nella nostra vita?
Fin dal mio esordio sono stati sempre presenti, in quanto ogni opera richiama una particolare narrazione simbolica, data non solo dai temi ma anche dalle tonalità che gli abbinamenti trasmettono. Mi interessa l’energia che si manifesta attraverso le vibrazioni cromatiche e spesso, anche per via dei grandi formati adoperati, ogni tela ha un effetto ipnotico: si può parlare di cromoterapia, ma è anche altro. Credo nell’importanza non scontata dei colori, purtroppo ne siamo sommersi e non ci meravigliamo più delle cose ovvie, per questo a ciascun partecipante ho chiesto, di guardarsi intorno ma anche di far attenzione alle sfumature che più lo attraggono, perché nelle cromie come nelle forme astratte, ognuno ritroverà la propria personalità, che poi riconoscerà in mezzo a quelle di tutti gli altri.
 
Ora alcune domande brevi: parli spesso di meraviglia, quanto conta questo modo di guardare il mondo?
 
La ricerca dello stupore suscita curiosità e questo moto che parte dall’interno, combatte non solo l’invecchiamento della mente, ma anche dello sguardo, da cui poi deriva una conclusione o peggio un giudizio, che per molte persone su certi argomenti, è definitivo.
 
 
Il tuo progetto è aperto a tutti?
 
Certo, è proprio quello lo scopo: alimentare la partecipazione per me significa allenare la mente, ossia adattamento e nuove condizioni di confronto. Non importa se non hai mai fatto questa cosa, conta l’approccio, la vitalità, la voglia di provarci. Stiamo tutti affrontando una difficoltà che ha cambiato il nostro stile di vita e forse il nostro modo di vivere futuro? Vediamo allora se è possibile creare già da ora un altro punto di vista.
 
 
Ma gli assalti d’ansia riusciranno a farcelo trovare?
 
La condizione umana fin dall’origine ha in sé una simile agitazione, data dal ciclo naturale degli eventi: nascita, crescita, morte e di quest’ultima mi sembra che avevamo escluso il senso e l’insegnamento già prima della pandemia, presi dall’accumulo e dalla distrazione.
 
 
Avevamo perso il contatto col dolore?
 
Esatto, infatti la frase: “tutto andrà bene” mi sembra sia diventato il motto scaramantico degli ingenui, di chi non si è mai interessato al mondo reale ma solo al proprio tornaconto. Abbiamo dimenticato che il negativo, l’ombra, sono parte della vita, presi dall’esorcizzare la paura della fine, che poi è sempre di qualcun altro.
 
 
Vuoi dire che non si esce dall’egoismo?
 
Muovendomi da sempre nel mondo dell’arte ho scoperto fin da subito che l’avidità era la nuova legge e considerato che l’arte anticipa i tempi, l’egoismo oggi lo possiamo classificare come un valore primario, dato dalla solitudine e dalla frammentazione della nostra società, narcisista ed individualista.
 
 
Qual è la tua visione del presente?
 
Vedo una società che ha fatto del guadagno il suo parametro vitale e se questo rallenta il battito, si coglie un senso di annegamento nel vuoto. Tutti di corsa e se poi c’è uno stop non si sa non solo dove andare, ma anche chi si è. Questa crisi la stavano già subendo la teologia, la filosofia e persino l’arte, dove ci sono troppi professori a fare lezione, ma rarissimi maestri.
 
 
Vuoi dire che esiste solo lavoro e distrazione?
 
La distrazione è per chi si annoia di quello che fa regolarmente: io amo quello che faccio non mi annoierei nemmeno in una stanzetta da solo, invece di fronte ad un programma di intrattenimento pomeridiano, potrei capitolare.
 
 
Quindi cosa consigli di fare?
 
Come creatura ho un forte radicamento nella natura e contemporaneamente conservo un saldo appiglio nella tradizione spirituale. Quando ad esempio si capirà l’importanza di un sentimento solidale e della preghiera scopriremo un potentissimo beneficio a livello fisico, che va dal regolarizzare il respiro, al rilassamento della muscolatura e degli organi periferici fino al cuore e ai polmoni, dalla stimolazione dei sensi di apprendimento fino all’attenuazione del dolore.
 
 
Per concludere possiamo dire che questo tuo progetto si presenta come una corale opera meditativa?
 
Senza dubbio, l’arte ci chiama ad un sentimento di empatia, ci commuove e libera, ma ci mette anche in comunicazione con qualcosa che al di fuori e probabilmente al di sopra di noi, dobbiamo insegnare la benevolenza e a prendersi cura degli altri. Semplicemente perché il male fa male e il bene fatto ritorna. Dobbiamo allora conservare questo spirito solare e coraggioso ogni giorno, anche quando sarà finita questa emergenze e completato il progetto. 
 

Indicaci dunque come fare a partecipare e dove trovare tutte le altre immagini?
PER ASPERA AD ASTRA  La visione quotidiana del nostro universo
 
Come partecipare:
1) Osserva con attenzione quello che ti circonda in casa.
2) Scopri negli oggetti, nei dettagli, nei profili, le forme astratte che attraggono il tuo sguardo.
3) Aggiungi (se vuoi) nome, cognome e la città dove hai scattato la foto.
4) Invia la tua migliore foto all’indirizzo: info@mariovespasiani.com
5) Le immagini diventeranno parte di questo grande racconto collettivo visibile su Instagram.
6) L’opera crescerà sul web e quando raggiungerà una certa ricchezza e varietà, diventerà reale.

Cos’è un’opera astratta: L’arte astratta è fatta di immagini che esprimono concetti attraverso la combinazione di forme, colori e linee,
si ottiene semplificando sempre più l’immagine, fino a renderla irriconoscibile e affidando ai colori e alle nuove forme che si creano altri significati.

Dove vedere tutte le immagini: Instagram – Mario Vespasiani

Altre informazioni: www.mariovespasiani.it