Quando la natura è pronta, inizia il periodo dell’anno in cui è possibile raccogliere le olive. La produzione dell’olio è una delle più antiche attività legate alle campagne. Nella nostra bellissima isola esiste un legame molto stretto con l’ulivo, un albero ritenuto “sacro” e i suoi frutti. Sono un vero e proprio “oro” della terra, da trattare con cura e amore. La raccolta delle olive in Sicilia rappresenta da sempre un momento condiviso, un rituale che va ben oltre la semplice “produzione” di un alimento. Chiunque abbia avuto la possibilità di farlo, sa cosa significhi. C’è la fatica, certo, ma c’è anche la gioia di fare qualcosa con le proprie mani. Oggi i processi di meccanizzazione hanno soppiantato il lavoro manuale, ma in tanti, ancora, si dedicano alla raccolta, tramandando tradizioni e usi. Tante famiglie siciliane si dedicano a mantenere viva questa usanza.
Da sempre, tutto avviene seguendo fasi ben distinte. Ancora prima della raccolta vera e propria, si guarda con attenzione alla crescita delle olive, al fatto che possa essere o meno un’annata propizia, sperando di non dover pazientare per un anno ancora prima di procedere. Dall’alba al tramonto, quindi, le campagne siciliane si riempiono di uomini e donne al lavoro. Si stendono grandi teli sotto gli ulivi, ci si arrampica sulle scale, si scuotono i rami e si fa attenzione a non perdere neanche uno dei frutti preziosi. Soprattutto nei terreni più grandi, ci sono tante persone in contemporanea. In quelli a conduzione familiare, ci si arrangia come si può, tutti danno il proprio aiuto. C’è chi canta, chi scherza e chi, fin dall’inizio, non nasconde la sua stanchezza. Tutti, però, hanno un obiettivo comune e lavorano per raggiungerlo.
Può volerci più di una giornata, a volte. Esistono filastrocche e canti siciliani per la raccolta delle olive. «’O chi bedda jurnata ch’agghiurnau! Spuntò li suli, sè ludata Diu! Gesuzzu pi la strata l’ascuntrau, mi calò la tistuzza e mi ridiu. La rosa ch’avia ‘n pettu mi dunau, “Teniti chista pi l’amuri miu”. Non fu rosa no no chi mi dunau, ma fu l’armuzza ch’haju a dari a Diu». Si lavora, scandendo i tempi con quelli della natura. Le coffe e le ceste si riempiono di olive. Intorno a mezzogiorno è il momento del ristoro. Ci si ferma, ma non troppo, per riprendere fiato e si consuma un pasto, solitamente a base di pane e formaggio. Si riprende a lavorare con vigore, fino a quando non cala il sole, perché poi non si riesce più a vedere bene.
Quando tutte le olive sono raccolte, è il momento di portarle al frantoio. Nel territorio siciliano ci sono davvero molti frantoi e nella maggior parte di essi si respira ancora un’aria antica. Dalla lavorazione dei frutti viene fuori l’olio, prezioso e dal colore intenso. Quello “nuovo” non è adatto per un consumo immediato, ma a molti non importa, quindi lo assaggiano con del pane fresco. La raccolta delle olive in Sicilia è un’usanza dal cuore antico e sempre vivo: un meraviglioso momento che non deve mai essere dimenticato. Foto: Samuel Mann – Licenza.