Il 19 settembre, durante la festa patronale dedicata a San Giuseppe, nella Chiesa Immacolata Concezione di Raddusa, in provincia di Catania, si celebrano due messe: una la mattina e una la sera, dopo la processione con la statua del Santo portata a spalla dai fedeli e accompagnata dal corteo e dai fuochi d’artificio. È uso, dopo le celebrazioni, passeggiare per la via Regina Margherita, per accogliere le bancarella della tradizionale fiera. In tarda serata ha luogo uno spettacolo musicale, presso il palcoscenico allestito in piazza Umberto I, nel centro di Raddusa, tra la Chiesa Madre e la via Regina Margherita.
Piccolo centro agricolo, situato a 350 m sul livello del mare, Raddusa è stato per secoli nelle mani di diverse famiglie e nobiluomini, che la lasciarono indipendente a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. La sua denominazione è probabilmente di origine araba, ma le prime documentazioni della città risalgono a non prima del 1300. Nell’Ottocento, Raddusa divenne significativa per la produzione del carbonato di zolfo e dal Novecento, per l’attività minieristica.
Dal punto di vista naturalistico, nei pressi di Raddusa è necessario pagare una visita all'Oasi naturalistica della Diga dell'Ogliastro, dove si trovano le cave di zolfo, e all’antica città siculo-greca di Morgantina, distante circa 10 km. Altri luoghi di interesse sono il Castello dei Gresti o di Pietratagliata, scavato nella viva roccia, la Torre del Feudo, presso il bivio della Giumenta, costruita intorno al Settecento su una roccia affiorante dal terreno, la Chiesa Madre ovviamente e infine, il Museo del Grano, luogo in cui sono stati esposti i singoli strumenti di lavoro e gli oggetti di uso quotidiano di una civiltà contadina ormai estinta. Nel museo è inoltre presente anche un’accurata ricostruzione degli ambienti. Ampio spazio è stato dedicato, ad esempio, ad una scena di mietitura del tempo, e alla ricostruzione di una camera da letto risalente agli anni Trenta.
A Raddusa San Giuseppe si festeggia due volte: il giorno della festa liturgica, il 19 marzo, e il 19 settembre, giorno scelto come festa patronale.
Il 19 marzo è consolidata tradizione realizzare degli altari votivi, con cibi e prodotti tipici della zona e del periodo, da donare al Santo e ai più bisognosi della città. È tradizione infatti, allestire grandi altari o tavole, e invitare al pasto i più poveri del paese. Un’usanza volta a ringraziare San Giuseppe per una grazia ricevuta, come ad esempio un raccolto abbondante, o come richiesta fatta affinché il Santo risolva un problema. È diventata abitudine invitare più persone possibili alla tavola, dopo averla sottoposta alla benedizione del prete locale. Lo scambio dunque, dà vita ad una vera e propria festa, un momento di avvicinamento e di convivialità pubblico dell’intera comunità e della città.
Fa parte del menù la tradizionale pasta di San Giuseppe, una minestra di pasta fatta in casa a base di legumi. La preparazione della pasta avviene nella ‘quadara’, una pentola di grandi dimensioni; la minestra viene distribuita con dei mestoli, nei piatti o nelle pentole che gli invitati portano da casa.
Autore | Enrica Bartalotta