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Un reddito di base da 900 euro. Per i cittadini di Utrecht, in Olanda, potrebbe diventare una realtà. Per un primo momento, si pensa un esperimento limitato a piccoli gruppi sociali: una sorta di laboratorio per verificare quali possano essere le reazioni di queste fortunate cavie, per valutare se sia poi conveniente da estendere a tutti.

Per i suoi sostenitori, il reddito di base da 900 euro consentirebbe a coloro che sono in cerca di impiego di valutare al meglio le possibilità professionali. A ciò si aggiunge lo snellimento burocratico, visto che l'erogazione degli assegni senza la verifica di particolari requisiti per accedervi taglierebbe gran parte delle pratiche. Per i detrattori, di contro, l'ipotesi rischia alimentare l'inattività, garantita però dallo Stato.

Il timore, più in generale, è che l'opinione pubblica lo interpreti come un contributo a pioggia che alimenti la schiera dei nullafacenti; anche se non c'è ancora una data ufficiale di partenza, sembra una situazione ben distante da quel che sperimenta l'Italia dei bonus e delle social card, con ogni colore di governo. Al di là del reddito di cittadinanza, zoccolo duro del programma del Movimento Cinque Stelle.

Anche in Svizzera, dove la ricchezza è ancora maggiore rispetto all'Olanda, l'idea ha affascinato qualcuno. Ma il referendum sui poco più di 2.300 euro per tutti, che si terrà il prossimo anno, è destinato a naufragare, a causa dei costi: se ne andrebbero 210 miliardil'anno, quasi un terzo del Pil. Anche in Finlandia, anomalia del Nord Europa colpita pesantemente dalla recessione, si pensa a 800 euro universali.