In epoca Greca, Siracusa era il centro culturale e religioso dell’Isola.
Sarà per questo che in quello che oggi è il territorio occupato dal comune, sono dislocati diversi templi, e sarà forse anche per questo che Siracusa, è spesso centro di miti e leggende dell’Antichità, che ne spiegano la storia e la conformazione, anche morfologica.
Grazie ai contatti con diversi popoli, locali e non, la città si arricchì molto velocemente di culti e di edifici religiosi dedicati a dèi greci; primo fra tutti, il noto Templio di Apollo, presso Ortigia, o il Tempio di Atena, su cui oggi sorge il Duomo di Siracusa.
Presso Pantarelli, a sud-ovest di Siracusa, nella circoscrizione di Neapolis, è presente un monumento eretto in onore del Padre dell’Olimpo, protagonista di molte leggende greche. Secondo templio più antico di Siracusa, sorge sulla riva del fiume Anapo, in una zona conosciuta come Lisimelia. Pare risalga ai primi decenni del VI secolo a.C., e viene chiamato comunemente ‘re’ du culonne’, per la presenza di sole due colonne superstiti; al complesso dedicò una menzione anche Cicerone.
Sempre nella città di Siracusa, un templio successivo venne innalzato per volere del tiranno Gerone II, all’interno della zona definita come il ‘foro’ della città.
Presso il giardino pubblico che chiude Corso Umberto I, una descrizione di Cicerone ricorda gli edifici che furono eretti in età Romana, incluso il templio di origine greca. In occasione delle Festività in onore di Zeus, presso il templio si immolavano 450 buoi, tradizione poi estesa alla famosa Ara di Ierone II nel quartiere della Neapolis.
Particolarmente vivo dunque a Siracusa, era anche il culto di Atena, figlia di Zeus, dea della sapienza, che si dice sia giunto da Gela tramite Gelone, tiranno di Gela e Siracusa, che partecipò alla sconfitta dei Cartaginesi nella Battaglia di Imera. Verre spoliò il tempio siracusano da ogni oggetto prezioso, di cui oggi sono rimaste ben visibili le colonne doriche custodite all’interno della Matrice barocca di Siracusa, sull’isola di Ortigia.
Ad Apollo è stato dedicato il primo templio greco della Sicilia, nonché il primo costruito a Siracusa, realizzato nel VI secolo a.C., il progetto iniziale prevedeva la costruzione di un edificio monumentale, con 42 colonne trasportate via mare. Cicerone parla inoltre di una statua dedicata ad Apollo Temenite, eretta presso l’omonimo colle. Da Plutarco arrivano invece le testimonianze delle feste Carnee, dedicate ad Apollo Carneio; celebrazioni a carattere sacrificale di Sparta e del Peloponneso, che si svolgevano a partire dal settimo giorno del mese Carneio (cioè entro l’ultima parte dell’estate), e duravano ben nove giorni; nove giorni in cui i combattimenti erano sospesi e i cittadini venivano allietati con danze e agoni musicali, gare pacifiche organizzate per la conquista di premi e con l’affermazione degli eroi davanti all’intera popolazione.
Ad Artemide è stato dedicato un raro esempio di tempio ionico, presente in Italia. Dea protettrice di Siracusa (non a caso la sua effigie appariva su alcune monete della città), a cui è legato il mito della Fonte di Aretusa, presso l’isola di Ortigia, proteggeva e rappresentava la caccia e i campi coltivati; i resti del luogo sacro innalzato a Siracusa, si trovano nel seminterrato del palazzo del Senato, presso l’angolo Nord-Est di Piazza del Duomo.
Ad Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, è legato il mito delle sorelle Callipigie; Cicerone parla inoltre di un tempio a essa dedicato presso l’isola di Ortigia.
In onore del dio Hermes Agonios, venivano celebrate feste in cui si svolgevano giochi di lotta tra fanciulli. Sulle rive del fiume Anapo, il tiranno Dioniso fece elevare diversi ginnasi in sui onore; opere poi portate avanti da Gerone II. A Siracusa venivano venerati anche Ares, figlio di Zeus ed Era, dio della guerra, e Poseidone, di cui oggi rimangono solo le testimonianze scritte di Pindaro (per Ares) e delle antiche monete della città (per Poseidone, dio del mare) che lo raffigurano. A Poseidone è legato il mito della fondazione di Siracusa: sembra infatti che il suo mitico primo cittadino, Archia da Corinto, approdò sulle coste della Sicilia per via dell’ira del dio.
Di grande importanza per la città, furono anche i culti dedicati alla ninfa Ciane, a cui è legato il mito di Ciane e del ratto di Proserpina da parte di Ade; secondo Diodoro, in città era presente anche un tempio dedicato. La festa associata alla ninfa, era quella dei ‘panegiris’, che si diceva istituita da Eracle nel luogo in cui Persefone scese il Regno degli Inferi.
Ma fu Gelone a diffondere il culto, proveniente da Gela, di Demetra e Kore. Dopo la vittoria su Imera, egli fece innalzare templi per le dee, nel quartiere Neapolis.
Diodoro racconta che la festa era celebrata nel tempo delle seminagioni, e durava dieci giorni. Ateneo e Plutarco parlano anche di ‘Tesmoforie di Siracusa’, il che fa supporre un legame con le feste dell’antica Atene organizzate in onore di Demetra e di sua figlia Persefone (o Kore). Eraclide aggiunge che in ottobre, in occasione delle Tesmoforie, si facevano focacce di sesamo e miele, che poi venivano portate in giro in onore delle dee. Vi sono inoltre testimonianze dell’esistenza della Festa delle Anagoge o Anodos di Cora, che celebrava il ritorno in cielo dalla madre. Callippo inoltre giurò presso il tempio delle Tesmofore; così anche Agatocle. In base a questo rito, divenne di comune usanza anche per le donne dell’epoca, giurare davanti a un templio. Le due dee figuravano inoltre in molte monete della Siracusa antica, come fanciulle (‘Kore’ o ‘Kora’ voleva dire ‘giovane’) con la fiaccola in mano.
Lo storico Timeo parla dell’esistenza di una festa legata al culto del dio Dionisio, protettore della vite e dell’edera, dove in un banchetto pubblico i convitati facevano a gara a chi bevesse prima. Inoltre, Polemone di Atene parla di un’usanza, in voga presso i marinai di Siracusa, che quando non scorgevano più, una volta al largo, lo scudo del Tempio di Atena, gettavano in mare un calice pieno di fiori e aromi in onore a Dioniso, ritenuto protettore dei naviganti.
Cicerone, nelle “Verrine”, parla di un tempio dedicato ad Asclepio, presso cui venivano fatti sacrifici in suo onore; figlio di Apollo, personaggio della mitologia greca che rappresenta la professione medica, ad Asclepio viene anche attribuito il serpente nel petto del Genio di Palermo.
Il dio del Sole, viene invece citato da Plutarco tramite i sacrifici che Dione, (filosofo e tiranno di Siracusa e Gela dal 357 a.C. al 354 a.C.), fece in suo favore affinché gli arrecasse continue vittorie. Il dio è anche rappresentato nelle monete siracusane, e il culto diffuso nelle colonie.
Il culto della dea Tiche, personalizzazione della fortuna, assume particolare importanza per via della presenza del quartiere siracusano, sede dell’antica polis, da cui prende il nome; ivi era stato eretto un tempio della dea, il quale pare non esistesse più già al tempo di Cicerone.
Autore | Enrica Bartalotta
Foto Castiglione Cristina