È affondato 80 anni fa, lo hanno ritrovato nel 2016 nei fondali di Linosa e, adesso, è anche stato identificato. Il relitto custodito dal mare siciliano è quello del Martin Baltimore AG699 del 69 squadra della Raf decollato alle 12.45 del 15 giugno 1942 dall’aeroporto di Luqa a Malta per osservare il traffico navale nella zona di Pantelleria.
Identificato il relitto di Linosa
Il relitto si trovava a 85 metri di profondità. Proprio nel giugno del 1942, la zona di Pantelleria era interessata dalla “battaglia di mezzo giugno”, che vide le forze dell’Asse contrastare l’operazione Harpoon. A rendere nota l’identificazione è stata la Regione Siciliana: «Siamo oggi in grado di diradare la nebbia che ha avvolto per decenni l’identità del relitto affondato davanti la zona del “Fanalino”, a lungo ipotizzato come un aerosilurante Bristol Beaufor».
Si tratta, dunque, del Martin Baltimore AG699 del 69 squadra della Raf. Il velivolo era partito alle 12.45 del 15 giugno del 1942 da Malta, al fine di osservare il traffico navale nella zona di Pantelleria. Il relitto, a 80 anni dal suo affondamento, ha un grande valore storico e simbolico, sia per la rarità, che per lo stato di conservazione.
Il ritrovamento
Il ritrovamento, spiegano dalla Soprintendenza del Mare, risale al 2016: un aereo di nazionalità britannica viene individuato nei fondali dell’isola di Linosa, durante l’esecuzione di una campagna scientifica condotta nell’ambito di un progetto sulla mappatura dei fondali e il monitoraggio degli habitat, dall’allora IAMC (Istituto per l’Ambiente Marino Costiero) del CNR di Napoli.
In seguito alle indicazioni fornite dal subacqueo Guido Caluisi e dai pescatori locali, dopo un primo riscontro eseguito con strumentazione “Multibeam”, la successiva prospezione effettuata con un R.O.V. (Remotely Operated Vehicle – un robot subacqueo filoguidato dalla superficie) alla profondità di 85 metri, rivelò la presenza di un aereo silurante britannico della II Guerra Mondiale.
Il relitto riveste un grande valore storico e simbolico almeno per due aspetti. Il primo è relativo alla sua rarità, non essendo ad oggi nota l’esistenza di velivoli Martin Baltimore in ottimo stato sopravvissuti alla Seconda Guerra Mondiale e ai successivi smantellamenti. In pochi musei, infatti, esiste solo qualche pezzo di aerei simili e in Grecia vi è un esemplare ma semidistrutto.
Il secondo aspetto non può prescindere dal suo eccezionale stato di conservazione, dovuto a diverse fortuite circostanze. A mantenerlo così bene, un ammaraggio morbido a motori spenti (testimoniato dall’integrità della struttura e dalle eliche posizionate dal pilota, prima dell’ammaraggio, in posizione perfettamente a bandiera), la profondità del relitto sostanzialmente inaccessibile con l’utilizzo di attrezzature sportive, la pesca a strascico non intensiva condotta in quel tratto di mare e, in ultimo, la relativa distanza dell’isola di Linosa dai grandi flussi turistici.
Si può quindi affermare che ad oggi non risulta segnalato un relitto aeronautico della II Guerra Mondiale così ben conservato nei mari siciliani.
L’assessore Samonà: «Un relitto eccezionale»
«Ancora una volta – commenta l’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – la collaborazione dei segnalatori, dei pescatori, dei diving center e dei collaboratori della Soprintendenza del Mare, ha consentito la scoperta di un relitto eccezionale».
«Il lavoro sul territorio operato dalla Soprintendenza continua a dare i suoi frutti con sempre nuove segnalazioni e ritrovamenti, segno che la nuova cultura della tutela dei beni sommersi continua sempre più ad affermarsi», conclude l’assessore.
«La Soprintendenza del Mare e i suoi qualificatissimi collaboratori e segnalatori – evidenzia il Soprintendente del Mare, Ferdinando Maurici – continuano senza sosta ad operare nel campo della ricerca delle testimonianze del passato: oltre che di relitti antichi, anche nel campo dei relitti sommersi del XX secolo rilevando in questi ultime settimane importanti testimonianze del periodo compreso tra le due Guerre Mondiali». Foto da video: Soprintendenza del Mare.