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I retroscena della truffa all’Inps: “Non voglio lavorare, lo Stato mi deve campare”

PALERMO – Emergono nuovi dettagli in merito all'inchiesta denominata "Malati immaginari", coordinata dalla Procura, che ha permesso di smantellare un'organizzazione che ha consentito a centinaia di falsi invalidi di percepire pensioni e accompagnamento.

Dalle intercettazioni, in particolare, si evince il compiacimento degli indagati (clicca qui per i nomi e le foto): Giuseppe Cinà e Giovanni Tantillo, già arrestati con le stesse accuse nel 2007, dicevano, copo aver richiesto nuovamente la pensione di invalidità: "Più di togliercela non possono fare… e noi la prendiamo nuovamente". Uno dei personaggi indagati dichiara tranquillamente: "Non voglio più lavorare, lo stato mi deve campare". Sempre Cinà, parlando con la finta invalida Silvana Giordano, diceva

Puoi stare tranquilla, io te la faccio pigliare di nuovo. Vinciamo noi, non loro, e gli rompiamo il c**o di nuovo allo Stato.

A fare partire le indagini, le dichiarazioni di Patrizia Ribaudo, convivente di un collaboratore di giustizia, che ha raccontato agli inquirenti di aver trovato in un armadio, nella casa messa a disposizione dal padre di sua figlia, Giovanni Tantillo, e da Giuseppe Cinà, un maxi archivio con centinaia di pratiche di invalidità. Secondo quanto accertato, la donna avrebbe chiesto denaro per tacere sulla scoperta e per questo la Procura le ha contestato la tentata estorsione.

Redazione